
Lo sceneggiatore Barrie Keeffe scrive il copione del film per il produttore Barry Hanson, il quale cambia compagnia di riferimento e deve rivedere il progetto accordandosi per una programmazione televisiva anziché cinematografica, come previsto inizialmente. Tuttavia quando la dirigenza del canale televisivo visionò la pellicola non gradì affatto quella che ritenne "una glorificazione dell'Ira", l'Irish Republican Army. Ci volle oltre un anno perché venisse stabilita una data di messa in onda e al costo di pesanti tagli censori, Hanson allora cercò di ricomprare i diritti del film per evitare che venisse massacrato, a suo dire, da tagli esecrabili che avrebbero ridotto il film ad appena 75 minuti di durata rendendolo completamente senza senso. allo stesso tempo anche il protagonista Bob Hoskins era pronto ad andare in tribunale per evitare che venisse realizzata una versione per la televisione americana dove lui sarebbe stato doppiato. Alla fine il film fu acquistato da una ulteriore compagnia che lo distribuì poi nelle sale. I giudizi su Quel Lungo Venerdì Santo sono stati variegati e contrapposti, all'epoca veniva pubblicizzato come il miglior film britannico mai fatto, nel 1999 il British Film Institute lo ha inserito al 21° posto dei migliori film britannici del XX secolo, Mergehetti dice che in patria lo hanno sopravvalutato e sostanzialmente non va oltre i confini di un "film di genere" (che per lui è praticamente un'offesa), Morandini lo tratta leggermente meglio, riconoscendone dei pregi come grinta, ritmo ed un buon cast. Keeffe scrisse un sequel (Black Easter Monday), sempre con Hoskins, ma per chi ha visto il primo film e soprattutto il suo finale, l'idea di un sequel dovrebbe già suonare bislacca ed infatti alla fine non se ne fece niente (cosa di cui pure Keeffe a posteriori si dirà contento, ritenendo che un secondo capitolo della storia avrebbe solo potuto sminuire il primo).
Uno dei difetti maggiormente imputati al film è il suo taglio gangsteristico, che mal si confaceva - secondo i detrattori - ad una storia tutta britannica, che semmai implicava il conflitto tra la corona inglese e l'esercito repubblicano irlandese. Il film ha dentro molto altro, c'è una fotografia della situazione inglese del periodo (il primo anno di governo Tatcher), con nuovi ed aggressivi schemi economici (il libero mercato), la corruzione della politica e della Polizia, i rapporti industriali tra Gran Bretagna e l'estero, un orgoglio albionico che lo stesso Hoskins incarna e professa apertamente. Il suo personaggio, Harold Shand, è un boss locale che tiene sostanzialmente in pugno i traffici della città, sta per fare il salto di qualità riqualificando la zona dei Docklands (l'area portuale nella parte est di Londra) come villaggio per le imminenti olimpiadi del 1988. Il progetto prevede il finanziamento della Mafia americana, ma mentre emissari della criminalità d'Oltreoceano sono in visita a Londra per pattuire l'accordo l'impero di Shand viene attaccato frontalmente da una serie di omicidi e attentati dinamitardi. Shand fatica a comprendere chi possa avergli dichiarato guerra. Il clima di violenza ed incertezza mette in allarme i soci americani, nel frattempo Shand, sempre accompagnato dal suo fidato scagnozzo Rasoio (P.H. Moriarty), cerca di venire a capo del problema. - SPOILER: scoprirà che durante la sua assenza il suo avvocato è rimasto invischiato in un traffico di denaro verso l'Irlanda, facendo uno sgarro all'Ira, che ora si è convinta che dietro al dispetto ci sia l'organizzazione di Shand. Senza tanti salamelecchi l'Ira mette a ferro e fuoco Londra. Quando Shand comprende la situazione, fissa un appuntamento con gli irlandesi, ma in realtà li attira in una trappola trucidandoli. Nonostante il regolamento di conti, gli americani decidono di non partecipare più al progetto e Shand per altro viene catturato da uomini dell'Ira e probabilmente ucciso.
E' vero che il film ha un'impostazione gangsteristica, tra Scorsese e Frankenheimer (sebbene perfettamente calata in un'ambientazione anglosassone), così come è altrettanto vero che i toni esacerbati, quasi parossistici di certe situazioni ed interpretazioni rasentano il cinema di genere, ma tutto ciò non costituisce affatto un limite del film, anzi. Il fatto è che certa critica non ha respirato quell'aria elitaria da "cinema d'autore" e si è sentita buggerata da una pellicola che venne persino presentata ai festival del cinema di Cannes, Londra ed Edimburgo nel 1980. Bob Hoskins è una furia, la sua fisicità da orsetto fa a cazzotti con la cattiveria e la risolutezza del suo carattere, i modi sono quelli del vecchio criminale incallito, la "vecchia generazione" tutta d'un pezzo che fa fatica ad adattarsi alle nuove leve, molto più attente ed addentro alla leva finanziaria che alla violenza come mezzo di risoluzione dei conflitti. Alcune scene in tal senso sono notevoli, penso a quella nella macelleria o agli ultimi 20 minuti circa di film che imprimono una notevole sterzata truculenta. A stemperare l'efferatezza di Hoskins c'è la sua compagna Victoria, interpretata da Helen Mirren. La sua è una figura importante perché Victoria è saggia ed estremamente intelligente, ha la funzione di razionalizzare gli eventi e far ragionare l'istintivo Shand. In aggiunta a tutto ciò la Mirren è di una bellezza, di un fascino e di una sensualità enormi, davvero impossibile staccarle gli occhi di dosso quando è in scena. Tra gli uomini dell'Ira fa una comparsa anche un debuttante Pierce Brosnan (irlandese 100%), lontano quindici anni dalla sua affermazione come James Bond (in Goldeneye). Quel Lungo Venerdì Santo è un film intenso e per niente patinato, ruvido come i quartieri meno glamour della Londra di fine anni '70, dal taglio fortemente drammatico e con elementi che lo possono connotare persino come un noir amarognolo.