Francisco Lara Polop è stato un regista spagnolo attivo soprattutto tra la fine dei '80 e il decennio successivo con una serie di pellicole che se non erano schiettamente erotiche prevedevano comunque molto spesso qualche concessione al filone. In Italia qualcuno se lo ricorderà per La Segretaria con Ornella Muti e Philippe Leroy del '74. Per quelle che sono le informazioni che sono riuscito a ricavare, il suo lungometraggio d'esordio pare essere proprio questo Quando Marta Urlò Dalla Tomba, orrendo titolo italiano che sta per La Mansión De La Niebla, titolo originale assai più appropriato visto che oltre metà della storia ha luogo in un casale sperduto accanto ad un cimitero, in una notte di nebbia fittissima che costringe gli ospiti della casa a permanere forzatamente dentro quelle mura. Si tratta di un gruppo composito ed eterogeneo di persone, un aitante motociclista (Andrés Resino) ed una bella autostoppista (Lisa Leonardi) a cui ha dato un passaggio poche ore prima, strappandola alle grinfie di un automobilista (Franco Fantasia) che sembra il geometra Calboni di Fantozzi e che aveva già allungato le mani sulle cosce della ragazza; un avvocato (Eduardo Fajardo) e sua moglie (Yelena Samarina) che devono occuparsi di una pratica notarile per conto di una ricca borghese (Analia Gadé), il cui marito (Alberto Dalbés) ha avuto un contrattempo proprio mentre era fuori per farsi firmare delle carte, anche se in realtà si intratteneva con uno schianto di bionda (Ingrid Garbo). Tutta questa pletora di esseri umani si ritrova alla casa nella nebbia poiché strada facendo, ognuno per conto proprio o accoppiato, deve giocoforza sostare per impossibilità di proseguire oltre. La padrona di casa è una ambigua e misteriosa nipote della vecchia padrona, morta in circostanze misteriose assieme al proprio autista (l'auto si schiantò contro le mura del cimitero attiguo).
La notte alla villa è complicatissima poiché visioni ed allucinazioni scaldano gli animi già piuttosto irritabili. Arcane presenze assillano gli ospiti, rumori, teste mozzate ed improvvisi sotterranei dai quali provengono suoni imperscrutabili. Come nella più classica resa dei conti alla Agatha Christie (di Dieci Piccoli Indiani), uno dopo l'altro gli ospiti sono costretti ad affrontare il proprio destino, mentre il motociclista cerca disperatamente di allontanarsi per raggiungere il paese più vicino. In realtà l'uomo rimane nei dintorni della casa ed investiga su quanto sta accadendo, cercando di venirne a capo. - SPOILER: la serie di eventi soprannaturali si risolverà in una catena di accadimenti assai più prosaici e laici. Il marito adulterino dà la caccia ai soldi della moglie ed ha allestito un gran circo del terrore per far impazzire e/o morire di paura ospiti e testimoni, in primis la propria moglie, con la complicità del suo avvocato, della tenutaria della villa e di un bruto tuttofare al suo servizio, ma le cose non andranno come previsto poiché proprio la moglie, in un delirio allucinatorio, convinta di sparare al padre (col quale ha sempre avuto un rapporto conflittuale di gelosia ed amore turbolento), fredda a pistolettate il consorte. Nella notte la Resino e la Leonardi si allontanerà in sella alla motocicletta verso l'alba, scampati al massacro.
Che Quando Marta Urlò Dalla Tomba non sia un capolavoro lo si intuisce sin dall'inizio, in generale la sensazione è un po' cheap, piace la confezione "di genere" della storia che tutto sommato si lascia seguire ma la mano del regista è grossolana, facilona, un po' banale. Ci si deve affidare alla caratterizzazione marcata dei personaggi operata dal cast italo-spagnolo (di co-produzione infatti si tratta), con la Leonardi davvero bellissima ed una fascinosa Evelyn Stewart a seguirla di qualche tacca. Dalla comparsa della nebbia prima, fino all'accasamento presso la villa poi, le tinte gialle piegano decisamente verso il gotico orrorifico, al netto di quello che sarà poi l'effettivo epilogo. Non ci si stupisce granché di ciò che accade in sceneggiatura, tutto sommato risulta abbastanza prevedibile, ciò nonostante molte volte in queste pellicole commerciali il regista sa stupire con belle trovate, magari anche di lana grossa ma efficaci. Qui invece tutto scorre senza alcun guizzo, troppo liscio e troppo piatto. Una delle tante pellicole del periodo, che insiste su stereotipi frequentatissimi e non dimostra alcuna personalità nel manipolarli e rivisitarli. Anche in questo caso Polop instilla qualche germe di erotismo, con la zip del giubbotto di pelle delle Leonardi che si chiude sui suoi seni, con l'ammiccante lesbismo della Stewart nei confronti della Gadé e con i flashback nei quali riviviamo il rapporto di quest'ultima col padre (George Rigaud), ai limiti della pulsione incestuosa. Attualmente il film è visibile per intero e gratuitamente su Youtube.