Tempo addietro ho acquistato un gustosissimo cofanetto di Playboy contente 5 pellicole col marchio del coniglietto, patrocinate insomma da Playboy e raccomandate ai suoi lettori. Playboy, come è noto, non è solo una rivista, negli States ha le sue diramazioni nel mondo dell'emittenza televisiva, ricordo molti telefilm visti da adolescente su qualche canale locale, con conseguenti domande esistenziali che poi mi assillavano in orario notturno. Il primo dei cinque titoli che ho visto è Playback, pellicola del '96, immagino mai arrivata in Italia se non direttamente in tv su qualche TeleFrittole in orari da insonnia conclamata. Un thriller non male, con ovvie implicazioni erotiche, mai volgare, ma anzi patinato proprio come è nello stile della rivista fondata da zio Hugh Hefner. Abbiamo una mega ditta che sta per operare una mega fusione con un'altra mega ditta (siamo nel mondo dell'elettronica e dell'informatica); c'è il manager della situazione a cui va tutto bene (fisicaccio possente, bella moglie, promozione imminente) e la managerina arrivista e ambiziosa che frigge d'invidia. Poi abbiamo la moglie di lui che è un po' insoddisfatta perché trascurata dal troppo lavorare del marito, il capo dei due manager che vorrebbe approfondire biblicamente la conoscenza con la moglie del suo gran manager, e un investigatore privato alle dipendenze della manager carrierista che cerca di screditare il manager figo per farle posto al vertice della ditta. Il resto è mancia, nel senso che, imbastita la trama, si cerca di infilare delle appetitose scene di sesso dove possibile, ergo tra marito manager e moglie, tra manager e manageressa che lo tenta con autoreggenti, décolleté tacco 12, reggiseni di pizzo e rossetto lucidissimo, e tra le mura di un principesco club esclusivo (il Galaxy) dove i "sogni" dei clienti diventano "realtà".
Il prodotto è chiaramente di stampo televisivo, ma questo non ne inficia la discreta qualità; semplice, lineare, prevedibile, ma comunque ben fatto, godibile, sollazzevole. Le signore che si incaricano di allietare il pubblico maschile che si pone alla visione sono Shannon Whirry (praticamente la sorella gemella Alexandra Paul, habitué dei serial tv - ha nel carniere Baywatch, Perry Mason e Melrose Place - e vista anche in Miliardi di Carlo Vanzina, pellicola per certi versi affine a Playback) e Tawny Kitaen, top model con l'hobby dei rocker virili (ha avuto flirt con Robbin Crosby dei Ratt e con David Coverdale dei Whitesnake, le cosce chilometriche in molti videoclip del Serpente Bianco sono le sue), arrestata nel 2002 con l'accusa di abusi fisici e percosse ai danni del secondo marito (il primo è stato Coverdale), il lanciatore dei Cleveland Indians. Più ruspante e zozzona la prima, più elegante e raffinata (ma non meno "aperta") la seconda; nel mezzo alle due dame c'è Charles Grant, ragazzone un po' legnoso nelle espressioni, ma con gli occhioni azzurri e il petto largo. Capo dei manager è nientemeno che Geroge Hamilton, mentre il detective privato è un'altra vecchia conoscenza del cinema americano, Henry Dean Stenton. La Whirry in particolare ha un curriculum fatto di molti B-movies erotici risalenti ai primi anni '90, per poi "svoltare" con serial tv che la vedevano più vestita (Mike Hammer, E.R., Seinfield, Nash Bridges) e approdare al cinema mainstream con Io, Me & Irene al fianco di Jim Carrey (2000). Playback è un prodotto molto di mestiere, ma il mestiere è buono, lussuoso, di classe, curato. Scena culto: attenzione quando i business men vanno in uno strip club...neanche nella cave di Carrara si è mai vista tanta sublime solidità marmorea.