Tralasciando la fantascienza pregressa degli anni '50 in poi (ma già nel '38 Flash Gordon era andato su Marte e persino negli anni '20 il cinema si era già occupato del pianeta rosso), se nel '78 Hyams si era occupato del tema con Capricorn One, nel '90 Verhoeven ci aveva spedito Schwarzenegger in Atto Di Forza e nel '96 i marziani ci avevano addirittura attaccato mediante Tim Burton, il film che battezza il nuovo millennio è Pianeta Rosso di Antony Hoffman, A seguire arriveranno Carpenter (Fantasmi Da Marte, 2001) e De Palma (Mission To Mars, 2002), segno di un rinnovato interesse verso la colonizzazione dello spazio dettata evidentemente dall'aprirsi di un nuovo millennio. Ad oggi Pianeta Rosso rimane l'unica prova di Hoffman, altrimenti assai attivo nel mondo della pubblicità. E non che si rimanga troppo perplessi dal fatto che la sua carriera non sia decollata dopo questo film poiché è davvero un dei momenti più mediocri del cinema marziano.
Il viaggio verso il quarto pianeta del Sistema Solare (in ordine di distanza dal Sole) inizia abrupto, titoli di testa e siamo già a bordo, la voce off del comandante Kate Bowman (Carrie-Ann Moss) - nome che forse vuole essere una citazione del Bowman di 2001: Odissea Nello Spazio - ci presenta uno per uno i membri dell'equipaggio, con relativa coloritura folcloristica, e ci spiega i perché ed i percome della missione (la scorciatoia più semplice e pigra per immergere lo spettatore dentro un film). Anno 2057 la Terra è prossima alla morte a causa dell'inquinamento e Marte rappresenta l'unica via d'uscita all'estinzione. Sul pianetone sono già state inviate alghe a iosa perché si producesse l'ossigeno necessario all'insediamento. La Marte 1 deve andare a verificare che tutto sia stato apparecchiato a dovere; 6 mesi di viaggio (senza il minimo riferimento a come, da un punto di vista strettamente pratico, sia stata condotta ed alimentata la vita a bordo in tutto questo tempo) ed ecco presentarsi l'orbita di Marte. L'avventura ha inizio.
Il primo grosso problema di Pianeta Rosso è la totale assenza di pathos, di tensione, di fibrillazione da parte dello spettatore, che assiste agli eventi come si trattasse di un viaggio nel Gran Canyon. Tutto scorre molto meccanicamente, non si avverte il minimo senso di meraviglia (eppure saremmo nel 2057, ci sarebbero stati appigli per riempire gli occhi del pubblico....); i dialoghi tra gli astronauti (tutti maschi alfa tranne la comandante, più alfa di tutti ovviamente) sono quelli degli avventori di un pub, vanno a guadagnarsi la giornata come si trattasse di una squadra dell'Anas che deve rifare la segnaletica in autostrada. A suon di spacconate e testosterone scorre una buona metà di pellicola, fino al verificarsi del primo imprevisto. Gli effetti speciali non fanno gridare al miracolo, la resa del suolo marziano è troppo simile a qualche paesaggio terrestre riadattato (trattasi di Giordania e Australia) e gli astronauti interagiscono con l'ambiente senza il minimo trasporto emotivo (in fondo si tratta pur sempre del primo piede messo dall'uomo su Marte), manca un pallone e organizzano pure una partita a calcetto. Per non parlare delle avarie che si verificano a bordo, che già rendono l'idea della assoluta irrealtà ed improbabilità che ci accompagnerà lungo i 106 minuti del film. Come la Moss sopravviva a tutto ciò che accade, destreggiandosi come un Bruce Willis qualsiasi, è incomprensibile.
La (stupidissima) morte del primo pioniere (Terence Stamp) avviene nel disinteresse generale, come aver pestato una cacca di mucca marziana. Per una scelta di sceneggiatura l'equipaggio si separa e vive in compartimenti stagni per 3/4 di film, la Moss a bordo della Marte 1 orbitata sopra Marte, i suoi uomini sul pianeta a cercare di risolvere problemi. Questo non aiuta il film, che anzi pare diviso tra sopra e sotto. Altra mancanza che si avverte in Pianeta Rosso è l'assenza di una reale contrapposizione. Non ci sono alieni, villain, c'è solo il pianeta, sul quale per altro non c'è niente di realmente "avverso" ai protagonisti se non le leggi climatiche, scientifiche e fisiche (ma pure quelle vengono addomesticate). L'unica effettiva minaccia è un robot militare adattato all'esplorazione del pianeta; tanto è imbarazzante quanto viene ingigantito nella sua pericolosità prima, altrettanto è imbarazzante la banalità con la quale viene messo fuori combattimento. Pim pum pam è Val Kilmer risolve tutto. I personaggi sono completamente privi di spessore, sminimamente più abbozzati i due stretti protagonisti, Kilmer e la Moss, ma siamo ad un passo dal fotoromanzo d'amore.
Si arriva in fondo sperando che prima o poi accada qualcosa per davvero, invece noia e piattume regnano sovrani e persino il salvataggio finale con relativo lieto fine non provoca alcun sobbalzo sulla sedia. In una sola occasione ho avvertito un filo di tensione, quando l'ossigeno nelle tute degli astronauti si consuma ed i nostri sembrano condannati all'asfissia su Marte, forse più per mia identificazione ipocondriaca con la situazione che per effettivi meriti del film. Si narra che sul set Val Kilmer (la cui fama di caratteraccio è nota) e Tom Sizemore se le siano date di santa ragione, al punto che in diverse scene i due sono stati controfigurati per evitare che tutto andasse all'aria. Sizemore ha poi avuto di che pentirsi della sua partecipazione, anche considerando il flop critico e commerciale. Bruttine anche le musiche, troppo "fighe" e totalmente mancanti di atmosfera per riuscire a sostenere il film. Si fa il tifo per Marte, e questo dice tutto.