Per Sempre

Per Sempre
Per Sempre

Dal 1988 Lamberto Bava è impegnato in tv, con la serie Brivido Giallo, comprendente quattro film, successivamente arriva una nuova serie, Alta Tensione, che porta con sé altri quattro titoli. In realtà per la tv Bava junior aveva già lavorato, dirigendo 6 minitelefilm appartenenti al ciclo Turno di Notte (su un'idea di Dario Argento per il programma Giallo di Enzo Tortora). Per Sempre, noto anche col titolo di Fino Alla Morte, era uno dei film appartenenti al ciclo Brivido Giallo. Bava lo gira con pochi attori e sostanzialmente in un'unica location. La filiazione televisiva del prodotto e un budget non esattamente hollywoodiano traspaiono vistosamente dalla messa in scena, dando al film un'impronta abbastanza cheap e arrangiata, anche se questo non necessariamente deve pregiudicare la qualità di una pellicola. A mio modesto parere, Per Sempre ha pregi e difetti ma, prima di scendere nel dettaglio, un rapido cenno alla trama.

Linda (Gioia Scola) e Carlo (David Brandon) sono una coppia di ristoratori e amanti, uniti da un torbido passato, 8 anni fa, mentre Linda era incinta, hanno avvelenato il primo marito della donna per intascare il premio dell'assicurazione. Oggi tutto parrebbe scorrere tranquillo, perlomeno fino all'arrivo alla locanda di un misterioso straniero (Urbano Barberini), un autostoppista di nome Marco che riesce a farsi assumere come aiuto tuttofare. Giorno dopo giorno il viaggiatore sembra saperla lunga, insospettendo fortemente Carlo. Forse Marco potrebbe essere un poliziotto mandato dai Carabinieri locali, per cercare di smascherare Linda e Carlo; sa troppe cose e i due assassini sentono il cerchio stringersi inesorabilmente attorno al loro collo.

- SPOILER: si è parlato di questo film come di remake in chiave fantastica de Il Postino Suona Sempre Due Volte; la prima parte è un'interessante gioco thrilling del gatto col topo, senza che allo spettatore sia data la certezza - così come non la hanno Linda e Carlo - di quale sia il vero scopo e la vera natura di Marco. E' evidente che qualcosa cova, non fosse altro per gli sguardi continuamente allucinati e ammiccanti di Marco, sottolineati da una musica che vuole chiaramente dire la sua. Bava sembra morire dalla voglia di scoprire le carte, l'intelaiatura hitchcockiana della tensione nervosa e del braccaggio dei due protagonisti gli pare troppo poco. Tutta la costruzione eretta per buona parte di film tracima poi grossolanamente in una soluzione paranormale facile facile. Mi aspettavo qualche finezza in più, qualche sottigliezza, qualche svolta a sorpresa, ed invece succede esattamente quello che sembra debba succedere sin dal primo momento che Marco si manifesta alla locanda: abbiamo a che fare col soprannaturale. Tanto mistero per poi chiudere in modo liscio e prevedibile, a colpi di effettacci speciali che abbassano di parecchio il livello della pellicola. Buoni i giochi di luce, ma quando Bava si tuffa nel gore paga innanzitutto il dazio di una disponibilità economica misera, e poi di una certa inappropriatezza, dato che un horror tutto sommato sobrio e misurato come Per Sempre ne avrebbe giovato se avesse evitato truculenze di bassa lega. I primi piani di Luca (marito di Linda) deturpato in volto sono roba da carnevale a buon mercato che non fanno certo decollare il film. Le atmosfere durante i 93 minuti sono assai migliori quando la paura si muove su binari psicologici.

Va dato atto a Bava che il film è girato con i mezzi a disposizione, tuttavia la sciatteria qui è un misto, in parte dovuta a fisiologiche ristrettezze economiche (vedi la terribile Fiat 127 con la scritta posticcia Carabinieri), in parte a trascuratezza non rimediata. Si prenda ad esempio il pigiamino del piccolo Alex (lo stesso Marco Vivio di La Casa Con La Scala Nel Buio, Demoni 2, Tutta Colpa Del Paradiso, e Da Grande), è sempre lo stesso per tutto il film, nonostante trascorrano giorni e settimane, nonostante ci sudi dentro come un turco in una sauna, a causa di incubi notturni ricorrenti. Oppure le scarpe bianche della Scola (pure quelle le stesse per tutto il film), che rimangono bianche immacolate pure dopo che si è recata nel bosco motoso a seppellire il cadavere di Carlo; ha fango sui vestiti e sulla fronte, ma inspiegabilmente non sulle scarpe. Il povero David Brandon poi prende scoppole per tutto il film, ogni qual volta gli scattano i 5 minuti di violenza e aggredisce la Scola (che non pare Xena la Principessa Guerriera) ne rimedia di ogni, forbiciate in pieno petto, bottigliate sul grugno, spigoli della mobilia contro la nuca, una specie di guappo di cartone insomma, un punchball vivente.

Gli attori non sono di grandissima pasta. La Scola se la cava abbastanza, a tratti ha dei momenti da Ornella Muti che non ti aspetti, ad esempio quando vede il figlio giocare sull'altalena con Marco (quasi una scena speculare a quella della Muti con Nuti in Tutta Colpa Del Paradiso), questa:

Brandon ha la faccia che si ritrova, sempre da cane rognoso pronto a tradirti, ed in effetti per il personaggio che interpreta, assassino, picchiatore di donne, arrogante, viscido e strafottente, andrebbe anche bene, se non fosse che quella è proprio l'unica espressione che ha. Barberini invece si presenta meglio, ma è ligneo come una Madonna del '300, pare un culturista con le visioni. Anche in questo caso, col senno di poi ok, ci sta, però quando la fisicità del personaggio telefona così plasticamente dove la sceneggiatura vuole andare a parare, il tabellone segna un gol subito e non fatto. Le scenografie sono abbastanza bruttine, lo locanda, che dovrebbe essere un locale molto ben avviato e sempre pieno di clienti, è una specie di rudere abbandonato (probabilmente tale era il set scelto da Bava per l'ambientazione); fa quindi abbastanza sorridere quando Barberini commenta che il posto è "bellissimo" ed ottimo per crescerci un bambino. I paesaggi lacustri caratterizzati da impossibili cieli rossi e colori ultra sparati possono passare da licenza poetica, ma dato che si ripetono tanto nei sogni del piccolo Alex quanto nella realtà di Linda e Carlo che vanno a controllare i resti del fu Luca assassinato, si finisce col perdere la bussola tra mondo onirico e mondo vero.

La prima metà del film comunque regge abbastanza, Bava è discreto nel tessere la ragnatela, peccato davvero che poi sprechi tutto con visioni demoniache, improvvisi muri di fuoco e bagliori accecanti che incorniciano uno schizzatissimo Roberto Pedicini il quale, per simulare l'avvelenamento colposo, si scuote e si dibatte come un epilettico. Né si comprende la punizione finale della Scola; il marito è tornato a perseguitarla a che fine? Privarla del bambino, il bene a lei più caro? No perché si salva. Privare lei della vita, uniti appunto "per sempre"? No perché si salva. Dunque, farle stringere un po' le mele dalla paura, tutto qui? L'apocalittica sentenza ultima sui debiti che devono sempre essere saldati forse si riferisce a qualche perdita al gioco perché la Scola di debiti non ne salda, anzi, dopo lo sgradevole primo marito si libera pure del nuovo manesco compagno, rimanendo finalmente libera, unica tenutaria della locanda e col suo bel bambino da godersi. Più che un castigo la Scola beneficia di un vero e proprio bonus partita.

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