Per Favore, Occupati Di Amelia

Per Favore, Occupati Di Amelia
Per Favore, Occupati Di Amelia

Nei primi anni '80 Renzo Montagnani e Barbara Bouchet girano decine e decine di film, sommando le rispettive partecipazioni, questo per dare un'idea del volume di fuoco del nostro cinema commerciale, popolare, di genere  - chiamatelo come più vi aggrada - di quegli anni. Oggi un attore quando va bene può girare al massimo un paio di film all'anno e questo verrebbe senz'altro giustificato dalla "qualità", ovvero l'alibi secondo cui il ritmo industriale del cinema dei Montagnani e delle Bouchet era dovuto alla scarsa virtuosità "autorale" di quelle pellicole, cinema da battaglia, rivolto unicamente a far soldi al botteghino e arrivare sbrigativamente ai titoli di coda, possibilmente con l'apporto di battute pecorecce e nudità a mitraglia. In parte risponde al vero, in parte no, perché per esempio Per Favore, Occupati Di Amelia, pur contenendo gli elementi su menzionati, si rivela una commedia sexy di alto lignaggio, derivando dalla commedia teatrale vaudeville in tre atti di Georges Feydeau Occupe-toi d'Amélie! del 1908, poi trasposta al cinema nel '21 con la sceneggiatura firmata dallo stesso Feydeau. Girata con grande maestria ed un senso del ritmo notevole pur trattandosi di cinema per il pubblico di "bocca buona", Amelia non è un film perfetto e tuttavia estremamente divertente, soprattutto nella prima metà. Il merito va innanzitutto al cast, con Montagnani che è una certezza incrollabile del mestiere, capace di dare spessore e sostanza anche a ruoli e sceneggiature inconsistenti, con la Bouchet che oltre ad essere sempre bellissima si conferma un'ottima attrice (qui recita non doppiata), capace di stare al passo del gigante Montagnani, e col terzo incomodo - si fa per dire - Gianni Cavina, sottovalutatissimo interprete del nostro cinema, tanto comico quanto drammatico.

La storia vede Marcello (Montagnani) alle prese con l'umoralità dell'amico fraterno Stefano (Cavina) ossessionato dal suo amore per Amelia (Bouchet), una squillo di lusso capricciosa che lui tratta come una principessa. Stefano deve assentarsi per lavoro e, angosciato da un possibile tradimento di Amelia, si raccomanda a Marcello perché la controlli e ne soddisfi ogni necessità. La cosa è meno semplice di quanto possa sembrare poiché Amelia è un fuoco lavorato e tra le sue tante occupazioni c'è anche quella di adempiere ad un accordo con uno sceicco arabo (Emilio Laguna) disposto a pagare 20 milioni per un incontro con Amelia. Inoltre Marcello sta deliberatamente ingannando il padre porporato (Mario Carotenuto), accorso appositamente a Roma da Rio De Janeiro per celebrare le nozze di Marcello, nozze assolutamente fittizie e pretestuose, organizzate da Marcello al solo scopo di ricevere un'eredità materna di 50 milioni. Ovvio che i vari affluenti si intersecheranno l'un l'altro dando origine ad un unico generoso fiume di equivoci con Amelia scambiata per l'aspirante moglie di Marcello, Stefano gelosissimo di questa inaspettata e sorprendente tresca e lo sceicco arabo costantemente all'inseguimento della sottana di Amelia.

Il film è una coproduzione spagnola, tant'è che parte del cast (minore) è iberico. C'è anche Enzo Cannavale, cameriere di Stefano (palazzinaro abbiente) che deve poi riciclarsi come padre adottivo dell'orfanella Amelia, o perlomeno deve essere ritenuto tale dallo sceicco. Laguna, pur dovendo recitare la parte dell'arabo, parla sostanzialmente il suo spagnolo, essendo nato a Valladolid, sebbene ibridato con qualche termine dialettale tutto italiano. Non è praticamente mai credibile nel ruolo del petroliere. Tra gli altri caratteristi sono obbligatoriamente da segnalare Leopoldo Mastelloni, fratello di Amelia, dedito a continui travestimenti (ovviamente femminili) in quanto innamorato di grandi personaggi cinematografici e letterari come Anna Karenina, Vivien Leigh, Greta Garbo, e Toni Ucci, ossequioso controllore del treno sul quale tutta la vicenda trova il suo rocambolesco epilogo. Di passaggio c'è pure Aldo Giuffré, relegato a prete che officia il matrimonio tra Montagnani e la Bouchet, per altro doppiato da Gigi Reder (che doppia anche il nonno di Amelia, ex militare uso a fare giardinaggio a colpi di tritolo). Assai divertente la gag continuamente riproposta delle dimensioni dei piedi (e quindi delle scarpe) di Carotenuto, piuttosto vanesio e permaloso al riguardo. Inutile sottolineare la bellezza ottundente della Bouchet in questo film, sovente in scena in lingerie; le fa da contraltare la fascinosa África Pratt (che nel film interpreta la vera compagna di Marcello), spagnola ma nata in Marocco, che concede anche dei topless di tutto rispetto. Sul finale il film si complica notevolmente ed a tratti c'è un po' di caos davanti alla macchina da presa per l'enorme messe di personaggi, equivoci e situazioni "a molla" che scatenano il continuo rimbalzare dello spettatore di qua e di là, il tutto esemplificato paradigmaticamente dal fiatone che pure Gianni Cavina ha nel riuscire a stare dietro ad ogni rovesciamento di fronte.

Trailer ufficiale

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