1973, Maurizio Pradeaux tra un I Leopardi Di Churchill e un I Figli Di Zanna Bianca decide di cimentarsi nel giallo all'italiana che tanto stava prendendo piede (nel '77 girerà anche Passi Di Morte Perduti Nel Buio). Con una sceneggiatura a 8 mani che lo vede coinvolto, partorisce uno dei titoli più belli di tutto il cinema bis nostrano, Passi Di Danza Su Una Lama Di Rasoio, una roba che ti rimane in bocca per diversi minuti dopo averla pronunciata e che ti riempie di aspettative per quanto riguarda la visione del film. Pure troppe rispetto al peso specifico effettivo della pellicola. Un cast non di primissimo ordine, che vede protagonista la splendida Nieves Navarro (aka Susan Scott) per l'occasione riunitasi con Simòn Andreu (col quale aveva già fatto coppia nella doppietta mortuaria di Luciano Ercoli, La Morte Cammina Con I Tacchi Alti e La Morte Accarezza A Mezzanotte), Robert Hoffmann (Alberto Morosini) e George Martin (l'ispettore Merughi). Contraltare della Navarro è Anuska Borova (nel doppio ruolo della giornalista Lidia e della ex ballerina Silvia Arrighi). A sorpresa Nerina Montagnani, presenza atipica per il genere (anche se Martino l'aveva impiegata l'anno precedente in Il Tuo Vizio E' Una Stanza Chiusa...).
A Roma un serial killer, imbacuccato di tutto punto con impermeabile, cappellaccio e rasoio da barbiere (e zoppo), fa strage di vittime. La Polizia collega tra loro le morti per via del modus operandi. Le indagini sembrano avere una svolta quando Kitty (Susan Scott) assiste casualmente ad un omicidio attraverso una finestra. Tra i primi sospettati c'è proprio il suo compagno Alberto, ma anche Silvia Arrighi, ballerina costretta ad abbandonare la professione per un incidente. Entrambi sono claudicanti. Nel frattempo testimoni a vario titolo degli omicidi vengono uccisi brutalmente uno dopo l'altro. Viene organizzata anche una sorta di trappola ai danni dell'assassino, con Kitty che si finge una prostituta che ha riconosciuto il killer, fungendo da esca... - SPOILER: falsa pista dopo falsa pista, il colpevole si rivela essere Marco, compositore e compagno di Lidia, frustrato paranoico impotente.
Nonostante in giro si dica un gran bene del film, e motivi ce ne sono, complessivamente Passi Di Danza Su Una Lama Di Rasoio non mi è sembrato tra i più brillanti episodi del giallo all'italiana del periodo. Intanto la filiazione argentiana è più che marchiana. L'assassino e tutto l'allure di cui è circondato sono pesantemente debitori dell'estetica e della visionarietà di Argento. Ok l'ispirazione, ma qui siamo proprio alla dipendenza cronica. Guanti di pelle, impermeabile e cappello nero, soggettive come se piovessero, lame che tagliano le carni dalle quali zampilla un sangue rosso come vernice, tensione creata ad arte attorno al climax dei vari omicidi. In più, un rimando che può risalire direttamente a Hitchcock (poi adottato dai vari Argento, De Palma, etc), ovvero qualcuno che, un po' per caso un po' per voyeurismo, assiste ad un omicidio e senza volerlo si ritrova al centro del maelstrom. Pradeaux si adopera nel circondare le indagini di nebbie e ami ingannevoli, anche se il tutto è abbastanza telefonato, perlomeno per chi un po' di giallo lo mastica. A (piacevolissimo) condimento arrivano molte parentesi erotiche, tanto da aver fatto storcere la bocca ai puristi, che classificano Passi Di Danza quasi più come un erotico a tinte gialle che come un giallo a tinte erotiche.
Il film è ancora indisponibile sul mercato homevideo italiano, occorre far riferimento all'import X-Rated, integrale e discreto come qualità audio-video, ma col grave difetto di avere la versione con traccia audio italiana corredata di sottotitoli in tedesco non rimovibili. Pecca non da poco visto che, tra l'altro, ad esempio nella scena con la Scott nuda mi si posizionano proprio sulle tette della bella attrice iberica, facendo recitare qualche rosario al povero spettatore. Altro nodo da sciogliere, una presunta doppia versione per il mercato estero e quello italiano, che vedrebbe assegnate al killer due motivazioni diverse dei crimini. - SPOILER: in un caso, in modo effettivamente un po' vago, generico e confuso, Marco ucciderebbe sostanzialmente perché pazzo; nell'altro, Marco, amante di Silvia (sorella gemella della moglie Lidia), vorrebbe vendicarne l'handicap uccidendo una dopo l'altra le migliori etoile (e relativi testimoni), e nel far questo simulerebbe la claudicazione (un po' per sviare le indagini, un po' come "tributo" a Silvia, due atteggiamenti apparentemente in contraddizione).
Cornice di fondo un po' cheap, almeno a me ha trasmesso questa sensazione. Sceneggiatura con più bassi che alti, qualche faccia è un po' così, tipo l'ispettore Merughi di George Martin, sempre a capo basso a rifare le punte delle matite; le camicie di Andreau però valgono un catalogo di tappezzeria anni '70, e la Scott e la Borova (della quale non sono riuscito a trovare altre Produzioni) sanno come tenere vigile l'attenzione, anche mediante armi "non convenzionali" (ben più del killer). Immancabile il product placement dello scotch J&B e di Paese Sera, due must del periodo.