
Parkland è la fedele ricostruzione degli eventi verificatesi a partire dall'attentato a John Fitzgerald Kennedy a Dallas, quel 22 novembre 1962. Una asciutta descrizione dei fatti modellata sulle trascrizioni degli uditori dell'epoca, i presenti, i testimoni diretti ed indiretti della tragedia. Essendo già stati realizzati molti film sull'omicidio del Presidente, Parkland si incarica di occuparsi del dopo, tratta brevemente il momento clou per poi passare alla meticolosa esegesi del poi, ora per ora, minuto per minuto. Uno stile ai limiti del documentaristico (ed in effetti, la prima parte è un intreccio continuo di spezzoni d'epoca e fiction) che intende mostrare, riportare come in una vetrina, senza troppo interventi interpretativi. Assistiamo anche a minuzie apparentemente inutili, dettagli infinitesimali, che testimoniano però una sorta di rituale, di celebrazione funerea, una serie di atti dovuti e ineluttabili. Un formicaio di personaggi ruota attorno alla vicenda, dalla famiglia Oswald (veramente assurda la figura della madre di Lee) ai giornalisti, dai Servizi Segreti all'FBI, da Jackie Kennedy ai medici del Parkland Memorial Hospital, ovvero l'ospedale locale che tentò di salvare la vita sia a Kennedy che ad Oswald, in entrambi i casi inutilmente. Un ritratto della perdita dell'innocenza dell'America (che intendiamoci, l'innocenza l'aveva già persa da un pezzo), un mutamento epocale di quella società e, per riverbero, del resto del mondo, soprattutto in relazione ai due blocchi contrapposti egemonizzati da Usa e Urss.
Il cast, naturalmente corale, riunisce nomi disparati, gente di peso come Paul Giamatti e Bob Thornton assieme a giovani eroi della tv giovanilistica come Zac Ephron e il Superman di Smallville, Tom Welling. Fondamentale l'apporto di tutti, tanti piccoli grandi caratteristi che danno spessore alla vicenda, anche se, onestamente, soprattutto nel caso di Giamatti e Thornton il blasone pare un po' sottoutilizzato. Il film si basa sul libro Reclaiming History: The Assassination of President John F. Kennedy, scritto dall'ex procuratore Vincent Bugliosi. La fotografia è di Barry Ackroyd, stretto collaboratore di Ken Loach. Punto di forza del film è il mischiare la prospettiva dei diversi "interpreti" dell'accaduto, che si tratti degli agenti investigativi, del fratello di Lee Oswald o semplicemente dei poveri medici stagisti costretti a fronteggiare l'impensabile, l'omicidio a colpi di arma da fuoco del Presidente. Come detto, non si accenna alcuna interpretazione complottista dei fatti, non ce n'è il tempo, né l'intenzione, questi sono solo i fatti immediatamente successivi agli spari. Tutto quindi rimane incentrato su Oswald e sul suo atto apparentemente isolato, anche se, durante il colloquio col fratello, Lee si raccomanda di non prendere per vera ogni prova che verrà esibita a suo carico. Un monito sibillino che pare andare oltre il fratello Robert Edward. Estremamente drammatica la scena nella quale si tenta di strappare alla morte (certa) il corpo di Kennedy nella sala del Parkland. Una folla infinita di persone, medici, infermiere, staff del Presidente, agenti segreti, medico personale del Presidente, eccetera, tutti attorno a quella salma, mentre Ephron disperatamente si accanisce sul petto di Kennedy ripetendo all'infinito il massaggio cardiaco. Il "problema" di Parkland, ritenuto estremamente accurato, è forse proprio il suo più grande merito, limitarsi ai fatti e non spingersi oltre. "La gente vuole la cospirazione" ha affermato Hugh Aynesworth, giornalista e testimone dell'omicidio, che ha collaborato come consulente alla stesura del film.