
Come racconta Manlio Gomarasca nella featurette del dvd Mustang di Paradiso Blu, il film nasce in occasione di un accordo siglato con il proprietario dell'Hotel Sheraton di Santo Domingo che avrebbe dovuto finanziare due film girati in loco da Aristide Massaccesi. Lui in effetti li gira, peccato che il produttore Valenti arraffi il malloppo e scappi in Italia, lasciando Massaccesi con due prodotti ultimati ma ingabbiati in quella che a tutti gli effetti si configurò come una truffa. Il regista rileverà due anni dopo le pellicole con la sua casa di produzione e li distribuirà nelle sale col titolo di Orgasmo Nero e Paradiso Blu. Quest'ultimo, prendendo spunto da un incidente aereo dal quale si salvano solo due persone, doveva intitolarsi il film Volo 612 - Incidente Nella Notte, ma essendo nel frattempo uscito Laguna Blu (ed avendo fatto un successo enorme), trattandosi di una storia con molti punti in comune, decise di sfruttarne l'onda commerciale. Come protagonista femminile viene assoldata la figlia di Bergman, Anna, mentre come suo sparring partner maschile c'è Dan Monahan, che nel 1981 sarà Pipino in Porky's. La regia viene accreditata alla stessa Bergman nella speranza di sfruttarne il cognome ed evocare l'auctoritas del padre.
La cosa migliore di Paradiso Blu è il paradiso del titolo, ovvero Santo Domingo, per altro devastata da un potente uragano proprio durante le riprese, che mise a dura prova il set. Sul resto c'è poco da entusiasmarsi. La coppia di protagonisti è alquanto anonima, a tratti persino antipatica. Monahan all'epoca aveva circa 23 anni ma interpreta un sedicenne alquanto improbabile. Il suo Peter è praticamente l'anticipazione di Pipino, un figlio di papà che ha fatto gli scout ed è infoiato; naufraga su di un'isola sperduta dell'Atlantico ed ha come unico obbiettivo poter deflorare la Bergman. Dal canto suo la biondissima Karin pare una suora di clausura, rigidissima nel suo negarsi al "moccioso", ancorata ad una morale rigidissima che tuttavia non le impediva prima del disastro aereo di flirtare col pilota, un uomo sposato col quale si ritrova nelle camere di albergo tra una sosta e l'altra dei voli transoceanici. La scena del disastro aereo è semplicemente glissata, un'ellisse che ci porta da una turbolenza (quasi in stile L'Aereo Più Pazzo Del Mondo) ai due sopravvissuti che galleggiano su un canotto di salvataggio raggiungendo le coste bianche del paradiso. Approdati sull'isola, Peter si rivela una macchina da guerra, acchiappa pesci con la fiocina e stende volatili con la fionda al primo colpo; trova persino acqua potabile, non si sa dove. Quando cucinano gli uccelli assomigliano tanto a dei polli appena ritirati in rosticceria, ma fa lo stesso.
Karin non ce la fa proprio ad adattarsi alla nuova vita, il cibo non le piace, vuole letti separati e pare francamente fuori dal mondo. Allo stesso tempo Peter le presenta incessantemente il conto per ogni cosa che fa, ovvero deve giacere con lui come ricompensa, cosa che alla fine Karin accetta di fare, più per disperazione che per altro. L'arrivo di un ospite rompe gli equilibri. Un tizio su di una normalissima barchetta sbarca sull'isola e si intrattiene con la coppia. E' John Richardson, avventuriero che poi si scoprirà essere un evaso, ma dal cuore d'oro e soprattutto in grado di far capitolare Karin con una velocità pazzesca, se si pensa alle pene sofferte da Peter per ottenere lo stesso obiettivo. Quando l'uomo lascia l'isola per andare a cercare soccorsi, si presentano degli indigeni praticanti del voodoo. Peter riesce ad impedire che compiano un sacrificio umano uccidendo Ines (Lucia Ramirez), una indigena che in realtà parla e capisce perfettamente la lingua inglese. Non solo, è molto pudica ma in appena un paio di scene si concede a Peter e dal quel momento in poi si presenta sistematicamente a seno nudo. Sul finale arrivano i soccorsi promessi da Richardson ma sarà la sola Karin a beneficiarne, poiché Peter deciderà di rimanere per sempre sull'isola con la sua Venerdì.
Ci sono sbavature di montaggio qua e là, come la scena in cui la Bergman si sveglia dopo aver dormito nuda sulla sabbia e ne è ricoperta, ma un attimo dopo quando si alza per vestirsi al cospetto di Monahan è perfettamente pulita, con i seni in primissimo piano. Le musiche di Stelvio Cipriani talvolta non resistono alla sensazione di trasformare questo esotico caraibico in una sorta di commediaccia sexy, rompendo un po' l'atmosfera (per la verità già ai minimi termini per via di una certa sommarietà tanto del racconto quanto delle interpretazioni). I dialoghi lasciano alquanto a desiderare e credere che l'avventuriero solitario possa percorrere 1800 miglia in mare aperto con quel legno stentato sotto il sedere è davvero improponibile. Certamente sono da accantonare tutta una serie di aspettative realistiche, del resto come fa Peter a rimanere senza barba per tutto quel tempo, Karin ad avere il capello sempre perfettamente biondo platino, con la frangetta a modo e neanche un minimo di accenno pilifero sulla pelle? Dove trovano l'acqua? Eccetera, eccetera. L'erotismo, solitamente pedale che D'Amato ama schiacciare, qui tutto sommato è alquanto trattenuto, pochissime scene di nudo della Bergman, amplessi statici a fronte di dialoghi davvero imbarazzanti, come quando Richardson le offre un paio di pantaloncini di ricambio e le dice che oramai "è di moda essere disinibiti", in riferimento ad una sua recente notte brava con due donne (tra le quali la precedente proprietaria dei bermuda). Anche il solo lontano vaghissimo tentativo di paragonare questo film a Laguna Blu è mortificante, conviene davvero rifarsi gli occhi con la pellicola di Randal Kleiser.