Paradise

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Siate sinceri, quante volte avete fatto il paragone tra Laguna Blu e Paradise, dicendo che sostanzialmente il primo è l'originale ed il secondo è la copia (bella o brutta, dipende dai gusti e dai partiti che si schierano chi per la coppia Shields/Atkins chi per quella Cates/Aames)? Retorica cinefila di sicura presa ma in fondo in fondo non così vera. Chiaro, Laguna Blu piazza l'idea, lei e lui giovanissimi, nel momento di passaggio, frutti acerbi che si apprestano a maturare e che sbocciano come fiori proprio sotto gli occhi degli spettatori. Vero, scenari esotici, Giamaica e Isole Fiji nel primo caso, Baghdad ed il deserto (con tutte le sue oasi) nel secondo. Siamo sempre nella prima metà dell'Ottocento, un'epoca in cui il confine di separazione tra civiltà e vita primitiva, progresso e scenari naturali, è in verità molto labile e sottile per noialtri osservatori del XXI° secolo. Sembra comunque un'età mitica, che la si viva nelle città in piena proto-industrializzazione o tra capanne di giunchi e terriccio; la differenza si fa quasi trascurabile ai nostro occhi.

In entrambi i film i giovani adolescenti vengono scortati nel nuovo mondo arcaico da un tutore anziano, il cuoco di bordo del veliero che naufraga in Laguna Blu, il domestico della ricca famiglia della Cates in Paradise. Poi "il genitore" muore e ai due giovani spetta di consumare la vita per conto proprio, affrontare ogni esperienza dovuta, mangiare il frutto proibito e divenire adulti. La minaccia per gli isolani è rappresentata da una tribù indigena molto violenta, anche se perlopiù è la Natura stessa, incontaminata, a creare i maggiori problemi ai due protagonisti; in Medio Oriente invece il mondo è già "contaminato", è la minaccia risponde infatti al nome di Sciacallo, un mercante schiavista che si invaghisce della Cates, stermina qualsiasi essere vivente la circondi e le dà la caccia furiosamente per tutto il film. Lo scheletro delle storie è simile, non uguale ma simile, tuttavia le pellicole sono affrontate in modo abilmente diverso. Ve lo concedo, persino Christopher Atkins e Willie Aames si assomigliano (la Shields e la Cates invece per nulla) e i più cattivi diranno che, in fondo, tutto si riduce ad aspettare il "fatidico" momento, quello in cui avviene la conoscenza biblica tra i novelli Adamo ed Eva. In Paradise avviene dopo 67 minuti, ci si arriva con una progressione estremamente naturale (la maturazione psicologica della Cates è davvero ben resa, qualcosa che accadrebbe esattamente così anche nella realtà, dati gli eventi), e "quel" momento è di una grandissima delicatezza, morbido, sincero, pulito, tenero.

Stuart Gillard fa il suo esordio alla regia con Paradise, poi farà tanta tv (per la verità quasi esclusivamente tv), sia come autore che come attore. Paradise rimane un po' un unicum, baciato dalla fantastica theme song cantata dalla Cates stessa e che nel film si sente solo sui titoli di coda. Il finale è strambo, quello che dovrebbe essere il climax, il confronto ultimo tra Aames e lo Sciacallo, si risolve blandamente e un attimo dopo i nostri intravedono (finalmente) una città, la salvezza, con la Cates che è visibilmente incinta. Smorza gli entusiasmi una chiusura così strozzata, senza un reale crescendo emotivo. In compenso il resto della storia è magica, perché si rimane ammaliati a mangiarla con gli occhi mentre in realtà non accade quasi niente. Forte l'inizio, con l'eccidio all'accampamento ritratto in maniera piuttosto brutale, poi lo schema si ripete identico; i due si insediano in un lembo di paradiso trovato fortunosamente durante la traversata nel deserto e, immancabilmente, vengono scoperti dallo Sciacallo, che non demorde. Quindi fuggono e approdano ad un nuovo pezzetto di paradiso, e tutto ricomincia. Gli scenari sono protagonisti indiscussi, il grosso del film sta nella scelta delle location, meravigliose e capaci di non far sentire il peso di una sceneggiatura ridotta ai minimi termini. Poi ci sono le spalle comiche, degli scimpanzé che imitano ogni gesto dei due amanti, e procreano pure.

Paradise è un film estremamente caldo e romantico. E lento, cosa che ho adorato, perché nel 1982 non c'era la frenesia di far succeder qualcosa ogni 10 secondi, si lasciava spazio agli ambienti, alla recitazione, ai sentimenti, che per essere veri e percepiti come tali devono avere il tempo di dispiegarsi, costruirsi, evolvere, solidificare. Evito disamine pedanti sulla bellezza incredibile dei due protagonisti. Aames era stata la prima scelta per Laguna Blu, ma rifiutò per via delle scene di nudo. Il successo del film lo deve aver convinto a non lasciarsi sfuggire una seconda chance. Buffo che proprio il suo alter ego Atkins fosse stato contattato per il personaggio di Paradise, ma declinò per altri impegni già presi. Phoebe Cates viene mostrata sempre con un po' di malizia a dire il vero, perché ogni qual volta c'è la minima possibilità che un suo nudo non sia semplicemente di spalle, distante o vago, ecco che la macchina da presa cerca sempre la curva gonfia dei seni, il gioco è abbastanza scoperto, anche se - lo ammetto - anche assai gradevole. Durante il girato, i due attori decisero che le nudità richieste erano financo troppe e si accordarono perché venissero usate delle controfigure. Tuttavia, come la stessa Produzione poi ammise, il 99% di ciò che si vede appartiene ai corpi di Aames e della Cates, i quali si sentirono buggerati da questa decisione irrevocabile. Aames rimase comunque soddisfatto del film, la Cates invece non gradì, non fece alcunché per promuovere il film, quasi sabotando ogni evento teso a pubblicizzarlo, e in generale rimase avvilita dal trattamento ricevuto.

Attualmente non esiste un dvd con traccia audio italiana in circolazione; l'unico modo per (ri)vedere il film è prendersi l'edizione spagnola (con audio originale in inglese) ad un prezzo tutto sommato abbordabile, anche se il rovescio della medaglia è che c'è un lieve fuori sincrono che fa si che l'audio arrivi un istante prima dell'immagine. Ok, un vero cinefilo integerrimo, intransigente e tutto d'un pezzo vi direbbe che Laguna Blu e Paradise (siamo nella categoria degli "exotic teen movies" degli anni '80) sono robetta, da declassare a spazzatura senza tanti ripensamenti (Mereghetti lo definisce "patetico"). Può essere, ma io non li ho mai rinnegati, sin da quando li vidi, ad un passo dall'essere "teen". La semplicità, l'ingenuità, la verità dei protagonisti colpisce dritta al cuore. Oggi se due ragazzini si ritrovassero nella stessa situazione, non solo andrebbero al manicomio per l'assenza di connessione internet e tv, ma evidenzierebbero comportamenti e caratteri totalmente diversi, l'angoscia esistenziale di dover essere maschio alfa lui e donna d'acciaio lei. A rifletterci bene il giardino edenico è andato completamente distrutto, questo è il vero messaggio di opere come ParadiseLaguna Blu; Aames lo dice nel film: "È come se ci fossimo solo noi due al mondo.. e questo è il nostro paradiso terrestre" (suggestione intrisa di religione per via del fatto che il padre di Aames nel film era un prete cattolico). Samo rimasti con i cocci, zombie ansiosi incapaci di provare meraviglia per il miracolo della vita e della natura; un'umanità in disfacimento la cui unica fortuna è proprio quella di non trovarsi di colpo dispersa ed abbandonata su un atollo senza nome (e senza GPS!).

Trailer ufficiale

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