Papaya Dei Caraibi

Papaya Dei Caraibi
Papaya Dei Caraibi

Nel 1978 Joe D'Amato vola a Santo Domingo per Duri A Morire, action movie con Luc Merenda, ambientato in Africa ma girato dove a D'Amato sembrava più comodo. In un periodo storico nel quale uscire dagli studi romani pareva una follia (soprattutto economica), Massaccesi va addirittura ai Caraibi e lo fa con una troupe ridotta ai minimi termini, contenendo così le spese. Una volta scoperta la location stratosferica, l'ottimizzatore D'Amato realizza immediatamente che occorre sfruttarla fino all'inverosimile, girando più film contemporaneamente, con soggetti e sceneggiature scritte praticamente nottetempo, impiegando lo stesso cast tecnico ed artistico. Nasce così il cosiddetto periodo caraibico di D'Amato, che copre sostanzialmente gli anni dal '78 all'81 e si incentra quasi esclusivamente sui generi horror, erotico e hard, non necessariamente separati tra loro, anzi.

Sebbene Duri A Morire sia il casus belli che avvia questa fase, il primo film "caraibico" è istituzionalmente individuato in Papaya Dei Caraibi, che esce prima in sala. Ugo Liberatore con i suoi Bora Bora, Incontro D'Amore A Bali e Noa Noa è l'archetipo erotico-esotico dal quale discende pure il film di Massaccesi. (non a caso il soggetto è di Roberto Gandus, già co-sceneggiatore di Noa Noa). Trama ridotta ai minimi termini in puro stile exploitation, ovvero "sfruttamento", tanto dello scenario naturale quanto dei corpi nudi delle attrici. Santo Domingo fa praticamente film a sé, quello che resta da fare a D'Amato e imbastire due righe di paginetta e mettere davanti alla MdP Sirpa Lane e Melissa Chimenti (aka Maria Rosa Chimenti), il meno vestite possibile. Nei 90 minuti circa di pellicola accade che la spietata società industriale occidentale voglia impiantare sull'isola una centrale nucleare che naturalmente ne inquinerà la primitiva bellezza incontaminata. Esponente di punta della cordata è il geologo Vincent (Maurice Poli, doppiato nientemeno che da Pino Colizzi), già sul luogo assieme alla giornalista amica (ma ambientalista) Sara (Sirpa Lane). I due vengono circuiti dalla bella indigena Papaya (Melissa Chimenti) la quale introdurrà la coppia - piuttosto disponibile per la verità - a riti ed usanze locali di stampo prevalentemente magico sessuale. - SPOILER: Melissa è un'attivista di un gruppo di ribelli caraibici che lotta contro l'impianto nucleare, la guerriglia comprende anche armi non convenzionali come sesso e vudù, per debellare la minaccia nucleare. Vincent verrà letteralmente sfinito a colpi di sesso e intrugli, mentre Sara verrà soggiogata dal fascino di Melissa e del suo uomo, il capo dei ribelli, sposando di fatto la causa indigena. Il film si chiude con l'ennesimo uomo bianco pronto a prendere il posto di Vincent, per il quale Papaya appronta lo stesso identico destino fatto di sesso e morte.

Ci sono alcuni temi ricorrenti come la coppia borghese (bianca e occidentale) un po' annoiata che trova nell'esotismo e nell'erotismo dei Caraibi nuova benzina per il proprio rapporto (anche se poi in realtà, ne viene annientata). C'è una violenta scena di evirazione a colpi di fellatio; D'Amato la ripresenta in più occasioni (Le Notti Erotiche Dei Morti Viventi) ed è evidente che ci investa molto poiché su alcuni manifesti pubblicitari appare in bella mostra la scritta "evirazione a morsi", come fosse un valore aggiunto. Va anche detto che il film all'estero è (furbescamente) circolato come Papaya: Love Goddess Of The Cannibals, non avendo in realtà nulla a che vedere col filone cannibalico, se non volendosi pretestuosamente appigliare alla evirazione di cui sopra. Ci sono ampie porzioni di pellicola dedicate allo scenario naturale di Santo Domingo, tanto riempitivo con il quale Massaccesi vince indubbiamente facile. C'è il tema della religione magica di quei luoghi, che mi ha fatto venire in mente Il Dio Serpente di Vivarelli (1970), che lo stesso D'Amato recupera per tutto il tempo della sua permanenza a Santo Domingo e che si era già affacciato nella serie di Emanuelle con la Gemser.

Sia la Lane che la Chimenti sono due attrici che condividono una breve carriera e pochi film all'attivo, la prima persa in operette sempre più squallide, "parrebbe" fino al porno tout court, per poi morire addirittura di AIDS nel 1999 (ricorro alle virgolette e al condizionale non a caso), la seconda attiva fino al 1979 con Gardenia, Il Giustiziere Della Mala e poi ritiratasi alla sola professione di cantante (anche se dal 2016 avrebbe ripreso col teatro amatoriale nella zona di Roma Ciampino). Il film di per sé certamente non aiuta, ma devo dire che la Lane qui non fa una grande impressione; al di là dei nudi, la sua recitazione è alquanto inconsistente. Non va meglio per la Chimenti, leggermente più a fuoco ma sostanzialmente ridotta a copule su copule senza soluzione di continuità. Dei vari esotici erotici di D'Amato questo è quello che probabilmente mi ha entusiasmato meno, non che gli altri siano film d'essai ma questo scorre via senza lasciare grande traccia, il minimo sindacale, modesto e privo di elementi realmente interessanti, al netto dell'erotismo pionieristico. C'è chi si è speso in grandi lodi per la scena del rito tribale durante la quale vengono sgozzati un maiale ed un uomo, e che poi si conclude con danze sfrenate, nudità e ammiccamenti sessuali; e chi invece ha trovato molto accattivanti le scene di amore saffico tra le due protagoniste. Sono i momenti più estrosi e vivaci di un film che vive unicamente di questi estremi, gore ed erotismo spinto ai limiti (ma sostanzialmente si rimane nel soft), e che non ha molto altro da offrire, a mio gusto e parere, pur considerando la magnetica location che però non è un merito di Massaccesi, ed anche una gustosa colonna sonora a base di funky (Stelvio Cipriani). Peccato perché, tutto sommato, la parte iniziale al resort per turisti, con il rinvenimento di un cadavere nel bungalow, pareva degna di un buon giallo a tinte sexy.

Il dvd Cecchi Gori presenta come comparto extra una lunga intervista a D'Amato (incentrata sulla sua produzione horror) ed un'altra intervista a Maurice Poli, piuttosto sgradevole poiché per tutto il tempo l'attore francese denigra la Lane dandole di escort ninfomane e raccontando aneddoti (con qualche punta di razzismo) sulle sue vibranti prestazioni nei giorni della lavorazione di Papaya. Vere o false, sanno di fango gettato su una morta, nulla a che vedere con il film e con la sua disamina storico-artistica.

Trailer ufficiale

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