
Edoardo Gabbriellini come attore non mi ha mai fatto impazzire, mi è sempre sembrato che fuori dal contesto livornese di Virzì potesse essere un buon caratterista ma nulla di più; ho maturato una più che buona opinione su di lui come regista invece dopo aver visto Padroni Di Casa (suo secondo film dopo B.B. E Il Cormorano, che ricordo unicamente per la partecipazione di Selen). Mi ha fatto molta simpatia che in una intervista abbia tranquillamente dichiarato di essersi avvalso di un cast tecnico di grandissime professionalità che ha colmato le sue lacune dovute all'inesperienza. Niente arie da gran maestro insomma, e questo predispone bene. Valerio Mastrandrea e Elio Germano sono due piastrellisti che in un paesino d'alta montagna sono chiamati a pavimentare una terrazza della casa del grande cantante Fausto Mieli, oramai assente dalle scene da parecchi anni, anche perché "costretto" ad assistere la moglie colpita da ictus e ridotta su una sedia a rotelle. Fondamentalmente la storia è tutta qui; un racconto di piccole cose che però, come una palla di neve che rotola giù da un pendio, si ingrandiscono strada facendo fino a divenire vere e proprie riflessioni sull'esistenza. Padroni Di Casa è un film crudele e amaro, assai disagevole, minaccioso, fastidioso per l'umanità che rappresenta, e tuttavia questa notazione, apparentemente negativa, è da intendersi come un complimento al lavoro di Gabbriellini. Più volte durante la visione ho avvertito una certa difficoltà con le situazioni ed i personaggi che scorrevano sullo schermo; un microcosmo impenetrabile, ostile, diffidente, anche maligno, al quale una volta lanciata la sfida, vittoria o sconfitta la si paga con parecchie cicatrici.
Gabbriellini è asciuttissimo nella rappresentazione, chirurgico, freddo, e questo aiuta a non far sbrodolare il film nella retorica, nell'ovvietà e nel sentimentalismo; una stilettata, profonda, precisa, dolorosa, ma un solo colpo e assestato di netto, senza star lì a tirarla troppo per le lunghe. Il cast è perfetto, Mastrandrea è sempre stato un mio pallino (anche se non sempre sono impazzito per le sue scelte artistiche), Germano è altrettanto in parte (anche se l'aura di venerazione che circonda questo attore mi infastidisce un po'), tuttavia la grande sorpresa è naturalmente Gianni Morandi, che interpreta un personaggio praticamente costruito su di lui ma allo stesso tempo totalmente votato al "lato oscuro". Parrebbe facile infatti per Gianni impersonare se stesso, un glorioso cantante dei bei tempi, sempre sorridente e benvoluto dalla gente; ma non può esaurirsi tutto al santino.... Fausto Mieli è represso, frustrato, incattivito da ciò che la malattia della moglie gli ha tolto, la fama, la mondanità, i guadagni, persino il sesso, ed ecco che tra le mura domestiche... - SPOILER: ha momenti di crudeltà impietosa e cinismo gratuito verso la donna, arrivando a lasciarla agonizzare per terra fino alla morte. Morte della quale saranno incolpati Mastrandrea e Germano.
Il resto è un gioco di incastri e coincidenze, cose sbagliate al momento giusto, malintesi, incomprensioni e chiusure umane, emotive. Nessun personaggio del film è realmente positivo, anche il migliore (naturalmente Germano) è intimamente turbato da qualcosa (il troppo rigore). Tutti sembrano avere difficoltà relazionali, forme di incomunicabilità esplosive poiché, al momento opportuno, è proprio quello che accade, esplodono bombe che inesorabilmente conducono a conseguenze ultime e drammatiche. Padroni Di Casa è un film che rivela moltissimo dicendo pochissimo, che fa riflettere per parecchio tempo dopo che la visione si è conclusa, oltre ad essere piuttosto atipico per il nostro modo di fare cinema. Lodevole il coraggio di Morandi nell'accettare un ruolo così nero, senza alcun timore di "sporcare" la sua immagine.