Ossessione Fatale (1991), regia di Joe D'Amato, con protagonista assoluta Carmelina Tonto - passata alla storia del cinema bis italiano come Carmen Di Pietro - ovvero metri e metri di celluloide all'insegna del trash erotico spinto e ardito. La trama ci consegna una Liza Davis (la Carmen), giornalista tv, algida ed altezzosa, in cerca di emozioni forti. Mentre a lavoro le commissionano un'inchiesta sull'amore (dove per "amore" più che altro si intende una sfilata di orgasmi, masturbazioni, etc.) e mentre il suo capo non perde occasione per palparla in ogni dove ed ogni quando (cosa che Liza disdegna relativamente), accade che la bella giornalista rimane vittima di un rapinatore (Jonathan Bertuccelli), il quale tenta di rubarle auto e gioielli per saldare un debito di gioco. Liza rovescia la situazione, seducendolo con le sue arti amatorie (due, enormi) e da quel momento porta a proprio vantaggio la situazione. Il balordo viene ammanettato al letto e "costretto" a soddisfare come uno stallone tutte le voglie di Liza (che scopriamo essere affatto algida). Ma attenzione, c'è un perché: Liza intende strumentalizzare l'imprevista occasione a fini professionali, per realizzare un servizio giornalistico clamoroso e sensazionale. Il fatto è che durante i suoi giochetti ci prende gusto e si innamora del ladruncolo. Secondo la più collaudata sindrome di Stoccolma, accade lo stesso anche al rapinatore (il quale alla fine, nonostante la ritrovata libertà, implorerà addirittura Liza di rimanere assieme). Nel frattempo la coinquilina di Liza, scoperto il segreto, decide di fare pure lei un rodeo col sequestrato, per amore di statistica s'intende.
La Di Pietro recita (doppiata) prevalentemente nuda e/o in lingerie, e quando è vestita lo è "da battaglia", la scollatura è sempre profondissima, la gonna risicata, il trucco pesantissimo. Non ho alcuna difficoltà nell'ammettere che la Di Pietro versione fine '80 / primi '90 era di un magnetismo sessuale devastante, totale, assoluto, al netto del personaggio "Di Pietro" come poi siamo stati abituati a conoscerlo (perlopiù come ospite televisivo e vittima/artefice del gossip). Bellissima e glamour, gran look, make up vistoso e vestiario fashion tipicamente anni '80. La recitazione è ai massimi livelli (dell'imbarazzo), non c'è un singolo attore difendibile; recitano tutti indistintamente male, pesci fuor d'acqua. D'Amato non se ne cura minimamente, sa di avere una bomba erotica per le mani e la sfrutta al massimo delle sue possibilità. Come molte pellicole trash e anarcoidi che non disdegnano spunti d'autore, si respira a pieni polmoni la fragranza eau de cult già al terzo fotogramma, con meravigliosi momenti di ridicolo involontario alternati ad amplessi senza soluzione di continuità. Vietato infatti ai minori di 18 anni. Pensavo fosse la solita esagerazione bacchettona e invece no, molte scene sono abbastanza esplicite (e per altro si ripetono ogni 3 minuti). Una delle rare occasioni in cui la dicitura "porno-soft" ha realmente un senso. C'è poco da fare, per molti erotici del periodo, anche segnatamente massaccesiani, la trama quando va bene è semplice, quando va male è stupidina e pretestuosa, la vera differenza la fa il corpo della ragassa - avrebbe detto Gianni Brera - e Carmen Di Pietro 1991 era una ragione necessaria sufficiente per costruirle un film intorno