Omicidio Di Una Playmate

Omicidio Di Una Playmate
Omicidio Di Una Playmate

Nella prima metà degli anni '80 Sharon Stone era un'attrice televisiva che cercava di emergere. Da Il Mio Amico Ricky a Remington Steele (Mai Dire Si in Italia), da Mike Hammer a Magnum P.I., la Sharon faceva incetta di telefilm, pur avendo partecipato a Stardust Memories di Woody Allen e a Bolero di Lelouch, aspettando il 1985 quando avrebbe avuto qualche ruolo (minore ma pur sempre apprezzabile) nell'avventuroso Allain Quatermain E Le Miniere Di Re Salomone e relativo sequel Gli Avventurieri Della Città Perduta, i suoi primi film "importanti", ai quali seguirà la partecipazione al quarto capitolo di Scuola Di Polizia (Cittadini.... In Guardia). Nel frattempo nell'84 è la protagonista femminile di questo thriller ambientato nel mondo delle playmates, o più precisamente delle calendar girls, come da titolo originale (Calendar Girls Murders). Tutto ruota attorno alla patinata rivista di ragazze Paradise (chiaramente ispirata alle varie Playboy e Penthouse), che negli anni '80 ancora furoreggiavano prima del declino a partire suppergiù dal decennio successivo. Cassie (nella versione italiana Catie... o Katy) è una di loro, anzi una ex, poiché si è ritirata da quella professione e ora fa l'agente di cambio. A seguito del suicidio (presunto omicidio) di Miss gennaio, il tenente Stoner (Tom Skerritt) inizia le indagini sul caso. Viene uccisa una seconda modella, Miss febbraio (Claudia Christian) e quasi ci rimette la pelle una terza. Il primo sospettato è un fotografo sempre presente sui luoghi del crimine, ma questi viene poi ucciso in ospedale una volta catturato. Quindi l'attenzione degli inquirenti si sposta su un cantantucolo sotto contratto per la rivista, indebitato per diversi milioni con il boss, Richard Trainor (Robert Culp). - SPOILER: Stoner tuttavia ha meticolosamente ricostruito la catena degli eventi, giungendo alla conclusione che l'omicida è proprio Cassie, figlia non riconosciuta da Trainor, tornata dal passato per vendicarsi del padre.

Il film è, come detto, un prodotto schiettamente televisivo e la cosa si vede, si sente e si respira ad ogni fotogramma. La regia è piatta, banale, il film è prevedibile in ogni suo aspetto e certamente va "gustato" con consapevolezza, ovvero quella di guardare un modesto thriller, dove il "genere" si adagia pigramente su ogni cliché possibile ed immaginabile, lesinando su violenza e nudità, a dispetto del titolo. I motivi di curiosità sono l'ambientazione "Playboy" (piuttosto evanescente) e vedere la Stone alle prese con i suoi esordi. All'epoca 26enne, ha un viso freschissimo e i connotati di chi è destinata a sfondare. E' possibile notare come già allora la sua recitazione fosse solida e variegata, affatto spaesata, come spesso capita con qualche attore/attrici ad inizio carriera. Il personaggio assegnatole ha un'evoluzione durante la vicenda che la porta a snaturarsi parecchio, ma questo non dipende dalla Stone semmai dalla sceneggiatura, non esattamente brillantissima. Il finale è bruttino. Così come la sottolineatura sul flirt con Skerrit appare forzato e buttato lì. Il tenente è dipinto come un uomo veramente qualunque, un padre di famiglia americano senza doti o qualità, vestito sempre con la prima cosa trovata al mercatino rionale e insomma, non proprio una adone irresistibile. Come una coniglietta possa provare una irrefrenabile attrazione per un tipo simile (se non pigiando molto sull'aspetto paterno e rassicurante) risulta di difficile comprensione. Così come i personaggi di contorno (soprattutto capo e colleghi di Stoner) sono sconclusionati e impalpabili. Diciamo che un film come Omicidio Di Una Playmate può essere inquadrato - pressoché esclusivamente - nell'ottica di una prova generale (molto molto naive) del futuro Basic Instinct, thriller di tutt'altro livello con una Stone pronta per fare il salto di qualità definitivo.

Trailer ufficiale

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