Omen II – La Maledizione Di Damien

Omen II – La Maledizione Di Damien
Omen II – La Maledizione Di Damien

Due anni dopo Il Presagio, arriva puntuale il sequel visto il buon successo di botteghino. Che le cose fossero andate particolarmente bene col primo film lo testimonia l'inversione ad U compiuta da William Holden, già in lizza nel primo film per interpretare il padre di Damien, ruolo che rifiutò perché non voleva aver nulla a che fare con un film sui diavoli. Poi quando si trattò di girare un sequel Holden fece arrivare forte e chiara la sua disponibilità ad esserci insieme a tutti i diavoli e i diavolacci che la Twentieth Century Fox avesse previsto. In effetti il suo Richard Thorn è pari pari il Robert Thorn di Gregory Peck, compie lo stesso percorso, amore parentale, incredulità davanti alle prime insinuazioni, perplessità crescente, accettazione della terribile verità, proposito di eliminare il male; solo che il trucco è che stavolta si tratta dello zio (cioè il fratello di Robert). Damien (Jonathan Scott-Taylor) quindi è andato a vivere nella tenuta del ricchissimo parente, qui frequenta l'accademia militare assieme al cugino Mark (Lucas Donat), mentre nella mega azienda dello zio c'è maretta, un nuovo manager si fa strada con idee piuttosto aggressive, come acquistare i territori del terzo mondo e produrre cibo da rivendere alle (già sufficientemente sfortunate) popolazioni indigene. Intanto da Israele arriva il Muro di Igael, un affresco raffigurante il figlio del Diavolo, che ha le fattezze di Damien. Chiunque entri in contatto con il muro e/o cerchi di diffondere la terribile rivelazione fa una brutta fine.

Il secondo capitolo della serie Omen è calligraficamente ricalcato sul primo ed è sostanzialmente l'ascesa al poter di Damien poiché - SPOILER: i 107 minuti di pellicola sono solo una interminabile sequenza di eliminazioni fisiche di uomini e donne che si frappongono tra Damien e la sua scalata. Il ragazzo viene protetto da un circolo di tutori, in particolar modo il suo istruttore all'Accademia (Lance Henriksen), il nuovo manager delle aziende Thorn (Robert Foxworth) e la zia (Lee Grant), immediatamente soggiogata dal figlio prescelto dal diavolo. In questo senso il film è una specie di piano inclinato, un domino di uccisioni (sempre molto spettacolari, al cui climax troviamo addirittura un povero medico spezzato in due da un cavo d'acciaio in un ascensore) che terminano quando finalmente attorno a Damien è stata fatta piazza pulita. Il potere militare lo attende, quello finanziario pure ed è piuttosto chiaro come il ragazzo eserciti un'influenza ineludibile su chi lo circonda, ragazze comprese. In termini di sceneggiatura insomma il film è un po' povero, vuoi perché si limita ad andare al traino del primo Omen vuoi perché non c'è mai alcun bivio narrativo, fin dall'inizio è chiaro chi sia Damien e fin dall'inizio è chiaro che moriranno tutti, si tratta solo di vedere chi sarà il primo e con quale metodo brutale. Un capitolo insomma interlocutorio, come si fosse in attesa di vedere cosa poi accadrà dopo, quando Damien potrà liberamente esercitare tutto il proprio potere, ovvero realizzare la volontà del padre (negli Inferi).

Elementi che provano minimamente a dare profondità al copione sono il rapporto con il cugino Mark, profondo quasi come una fratellanza, uno dei rarissimi momenti che mettono in discussione la fermezza incrollabile di Damien, e la scena tra Holden e la Grant al cospetto dei coltelli sacrificali giunti da Megiddo. Così come certamente sono gustosi anche alcuni siparietti "gotici", si veda la zuffa tra soldatini durante la quale Damien riduce all'impotenza un avversario con il solo sguardo e, più in generale, un po' tutti gli ammazzamenti. La morte di Elizabeth Shepherd non può non richiamare alla memoria il precedente hitchcockiano di Uccelli... ed infatti l'addestratore dei volatili è il medesimo che usò Hitch (oltre a veri corvi ci sono anche modelli meccanici). Omen II comunque ha una bella atmosfera tesa, è ancora un film degli anni '70 (anche se si sente l'odore della nuova decade entrante), la recitazione del cast è di livello e Jonathan Scott-Taylor è indubbiamente dotato di un carisma perverso ed inquietante al primo sguardo. Si narra che la visione di questo film ispirò a Steve Harris la canzone "The Number Of The Beast" (tant'è che l'introduzione recitata da Vincent Price riprende pari pari il passo dell'Apocalisse letto da Damien nel film). Per le musiche del film invece Jerry Goldsmith ovviamente recupera l'Ave Satani, pur creando nuovi momenti ad hoc per questo sequel. Richard Donner avrebbe dovuto dirigere ma, impegnato per Superman, fu sostituito da Mike Hodges. Questi venne a sua volta licenziato perché troppo lento e troppo oneroso. Gli fu preferito Don Taylor, che godeva della fama di finire i film in tempo e rimanendo dentro il budget previsto. La critica accolse in modo contraddittorio il film, ma ci fu persino chi, come Vincent Canby del New York Times, scrisse di preferire questo seguito al primo film.

Trailer ufficiale

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