Morirai A Mezzanotte

Morirai A Mezzanotte
Morirai A Mezzanotte

Nel 1986, dopo il secondo Demoni, e dopo che comunque la mini saga demonologica aveva riscosso un discreto successo per gli standard del cinema di genere italiano, a Lamberto Bava viene prospettata l'ipotesi di un giallo televisivo. Bava se ne occupa, pure in veste di sceneggiatore e montatore, però poi la Produzione (Luciano Martino) cambia idea e decide di fare uscire il film nelle sale. Bava non gradisce, dice che il prodotto era stato appositamente pensato per la tv e quasi disconosce l'opera (arrivando a definirla lui stesso "orrenda"). Firma con lo pseudonimo John Old Jr., come era uso fare già suo padre, e collabora al soggetto e alla sceneggiatura con Dardano Sacchetti. La pellicola è girata ad Ascoli Piceno e presenta molte riprese in esterna che hanno il pregio di mostrare la città. Si tratta di un giallo/thriller senza velleità orrorifiche, anche se gli omicidi, trattandosi di Bava, sono comunque all'insegna di una certa cruenza. La storia parte da un dettaglio per poi allargarsi ad un contesto macroscopico. L'agente di Polizia Nicola Berardi (Leonardo Treviglio) segue senza essere visto la moglie (Barbara Scoppa) in giro per i negozi. La donna entra in una boutique, chiede di provare della biancheria intima ma, una volta in camerino, si incontra con un uomo. Berardi se ne accorge e torna a casa ad aspettarla. Ricongiuntisi, i due hanno un violento litigio a base di punteruoli rompighiaccio e tentativi di affogamento nel lavandino di cucina. Berardi fugge via, a casa dell'amica criminologa Anna (Valeria D'Obici). Nel mentre Anna riceve una telefonata dal commissario Terzi (Paolo Malco) che la avvisa dell'omicidio della signora Berardi. Nicola diventa immediatamente il sospettato numero uno. Altre donne vengono uccise, e il modus operandi ricorda quello del serial killer Franco Tribbo, morto in un incendio in un manicomio criminale 10 anni addietro, caso seguito personalmente proprio da Anna. Quando la Polizia sorprende Nicola, coltellaccio alla mano, intento in una colluttazione con Anna che rincasa, lo fredda a revolverate, ed il caso pare finalmente chiuso. Gli omicidi invece continuano, e riguardano sempre donne conosciute dal commissario Terzi.

D'ora in poi è - SPOILER: uno dei punti di forza di Morirai A Mezzanotte (l'ora preferita da Tribbo per uccidere) secondo alcuni sarebbe l'intreccio ingarbugliato che non consentirebbe allo spettatore di decriptare l'assassino per tempo. Non sono proprio tutte rose e fiori però; c'è quel problemino comune a tutti i film dove l'assassino è creduto maschio ma poi si rivela essere femmina, la "fisicità" degli omicidi. L'atletismo e la forza dell'assassino, col senno di poi, mal si prestano ad essere incarnati da una donna, tanto più se si tratta della D'Obici, una normale studiosa con un fisico piuttosto minuto e non esattamente "du role". C'è però la questione della maschera, un calco in gesso che sin dall'inizio ci viene detto essere adottato dal vendicatore sanguinario, chiunque egli sia. E allora già viene da pensare che ciò che vediamo non è ciò che sarà (del resto sembrerebbe trattarsi di un un morto che ritorna); è abbastanza naturale e conseguente prendere in considerazione pure l'eventualità che possa essere una donna. Alla fine, quando l'inghippo è svelato, il castello di carte cade senza grande eleganza, la vicenda regge e non regge. Il modello sarebbe Tenebre di Argento, ma le citazioni cinefile sono sparse a profusione. Il primo omicidio avviene in doccia, alla Psycho; Terzi fuma la pipa, alla Maigret (ma anche alla Sherlock Holmes); il frullatore usato a mo' di arma proviene da De Palma (ed è abbastanza ridicolo come l'assassino lo tema immotivatamente) e il libro Blood, letto da Eliana Miglio, echeggia Blood Simple dei Coen. Alla Miglio è capitato pure un brutto incidente durante le riprese; quando viene accoltellata dall'assassino, accade che la lama retrattile del giocattolo non si ritrae per niente, ferendo l'attrice e spedendola all'ospedale. Quando si dice il metodo Stanislavskij. Pure il rompighiaccio che la Scoppa pianta nel petto di Treviglio ha un che di citazionista, ma Bava stavolta anticipa, dato che Basic Instinct esce sei anni dopo. La pipa recapitata a Terzi contiene un brandello di carne umana, le cronache del Mostro di Firenze ci hanno raccontato dettagli simili. C'è infine un'ultima citazione che svela anche il vero colpevole; ne L'Uccello Dalle Piume di Cristallo Argento fa credere che l'omicida sia una vittima, tutto dipende dalla prospettiva con cui si guarda e dall'ordine cronologico degli avvenimenti. Bava fa la stessa cosa quando lo spettatore sorprende Treviglio e la D'Obici sul pianerottolo di casa; chi sta brandendo il coltello contro chi?

Le musiche sono firmate da Claudio Simonetti, non tra le sue migliori. Complessivamente il film ha un sapore un po' televisivo, Bava aveva ragione, e la recitazione non colpisce per efficacia. Da segnalare la presenza, sempre burrosa, di Loredana Romito - è l'impiegata del museo di Medicina (in questa pellicola per altro vagamente somigliante a Baby Pozzi, forse per via del capello biondo) - e di Loredana Guerra, la commessa del negozio di abbigliamento che l'assassino costringe ad indossare un reggiseno per poi accoltellarla e soffocarla a colpi di mutandine in bocca. Bava farà molto meglio col successivo Le Foto di Gioia. Bella però la scena dell'assassino che emerge dalle nebbie di una spiaggia autunnale per dare la caccia a Lara Wendel.

Trailer ufficiale

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