Monica Velour – Il Grande Sogno

Monica Velour – Il Grande Sogno
Monica Velour – Il Grande Sogno

Hai 17 anni, sei la generazione del futuro, la tecnologia non è mai stata così seducente e veloce come oggi, eppure sogni nostalgicamente ad occhi aperti di un passato che non hai mai vissuto ma che si riverbera nel tuo cuore solo attraverso immagini di repertorio, ritagli di giornale e racconti altrui. E' quello che succede a Tobe (Dustin Ingram), nerd occhialuto, re degli imbranati, imperatore assoluto degli sfigati. Tobe vende hot dog a bordo del suo furgoncino custom (di quelli con l'insegna gigante a forma di panino succulento sul tetto), non ha una ragazza e l'unica che sembrerebbe avere interesse per lui è praticamente la sua controparte al femminile, Amanda, un'asiatica sovrappeso goffa ed imbranata. Appena diplomatosi Tobe non sa cosa fare della propria vita, fino a che due eventi non gli mostrano il suo nuovo obiettivo: l'Indiana. Qui risiede un collezionista che intende comprare il suo furgone per 5000 bigliettoni, e sempre nello stesso Stato sta per esibirsi, presso un club privato, Monica Velour (Kim Cattrall), ex pornostar degli anni '70 per la quale Tobe ha una vera e propria ossessione. Collezionai i suoi film, le riviste che la riguardano, qualsiasi cosa la contempli, idealizzando un mondo pionieristico di pellicole hardcore dove tutto era meraviglia, spontaneità e divertimento. Tobe parte per l'Indiana ed ovviamente non tutto andrà come previsto. - SPOILER: Monica è una ultracinquantenne alcolizzata con una brutta separazione alle spalle, una figlia che non riesce a vedere mai, una roulotte come casa, e nessun lavoro, tant'è che sta tentando addirittura di rientrare nel giro. In quell'inferno di vita piomba Tobe, innamoratissimo di quella che potrebbe essere sua madre; non si lascia scoraggiare da niente, e fa di tutto per risollevare le sorti della creatura che - a suo dire - ha saputo donargli tanta felicità, quasi volesse sdebitarsi. Tra mille traversie, riuscirà a far trasferire Monica nello stato dell'Oregon, con 5000 dollari in tasca e sua figlia finalmente tra le braccia. Al suo ritorno a casa Tobe si fidanzerà con Amanda, lontanissima dalla perfezione ma affine alla sua indole ed al suo stile di vita.

Meet Monica Velour è una pellicola indipendente passata per il Tribeca Film Festival, quello di Robert De Niro. E' innanzitutto una coraggiosa prova di Kim Cattrall, che accetta di interpretare un ruolo di quelli che ti mette in cattiva luce. Fisicamente la sua Monica è in disfacimento totale, troppo matura per la sua professione, con la pancetta, i muscoletti flaccidi, mille rughe, una faccia sbattuta e lo sguardo provato da chi combatte ogni giorno contro una vita nemica. La Cattrall non si fa alcun problema di mostrarsi per quello che deve, e rende il personaggio vero e toccante. Il suo perfetto contraltare è lo stralunato Tobe, un ultimo, un diverso, di quelli che Tim Burton vorrebbe tanto fare ma che risulta assai meno macchiettistico e ruffiano della media dei personaggi di Burton. Tobe è assurdo, a suo modo anche un po' approfittatore, ma fa tenerezza e simpatia; ha un suo rigore, persegue tenacemente i suoi scopi e tutto sommato ama di amore sincero (anche se completamente fiabesco) la sua Dea. Non si pone alcun problema riguardo al suo passato da pornostar (anzi) né all'età, vuole difenderla e portarla alla felicità. Un piccolo cavaliere sbilenco al servizio della sua dama sciancata. Il film sa essere dolce ed amaro al contempo, buffo e crudele, in un perfetto equilibrio chimico di sentimenti ed emozioni profonde, solari o dolorose che siano. Divertente la figura del padre di Tobe (Brian Dennehy), un vecchietto arzillo e un po' rintronato che non conosce vergogna né imbarazzo, gira seminudo per casa e si fa sorprendere a cavalcare bionde vicine come se fosse la cosa più normale del mondo. Meno riuscita, a mio parere, quella di Keith David, l'artista che compra il furgone di Tobe, una specie di eremita solitario che nel mezzo della campagna crea installazioni pop dentro un hangar. Lì per lì pare una di quelle figure un po' messianiche e risolutrici che darà grandi consigli esistenziali a Tobe, ma in realtà i dialoghi che lo riguardano risultano poco significativi e pregnanti.

Deliziosa la ricostruzione d'epoca, quando Tobe ad esempio guarda le sue vhs antidiluviane dei film di Monica Velour. Uno ad esempio è una parodia di Guerre Stellari (ed anche i titoli sono tutti palesemente parodistici) con Monica al posto di Leia Organa, degli enormi falli al posto dei soldati imperiali, Luke Skywalker che è gay, eccetera. Tobe gode proprio di quelle ingenuità, vede nel porno di un tempo una genuina forma artistica in cui gli autori si sprecavano di inventare qualcosa, dare divertimento al pubblico oltre che sesso e belle ragazze, e soprattutto gli attori e le attrici erano gente tutto sommato normale, e non dei tori da monta palestrati, depilati ed abbronzati o, sul versante opposto, delle macchine da orgasmo fatte di silicone e lubrificante. Altrettanto accurata è la resa dell'America "understatement", quella esclusa dai confini del glamour, delle parate mediatiche, delle luci al neon e dell'hype, l'America di tutti i giorni, degli anonimi, dei qualunque, dei porno amatoriali fatti in una camera di motel senza arte né parte, dello squallore nascosto come sporco sotto il tappeto, degli agglomerati di roulotte, degli uffici di collocamento, di chi sbarca il lunario con espedienti. Nonostante l'argomento, il film non cede ad alcuna tentazione erotica, il massimo della libido è la breve parentesi di Tobe nel club dove si esibisce Monica, giusto qualche paio di tette per pochissimi fotogrammi. Non è quello che interessa a Keith Bearden, regista dietro la macchina da presa. In compenso sono molti invece i momenti nei quali Tobe pare pervaso da una fede cieca, una passione irrazionale e potentissima che trasfigura la realtà che gli si para davanti, ma c'è da capirlo, o perlomeno io lo capivo profondamente mentre vedevo il film; in fondo, avrei potuto trovarmi al suo posto, con poche differenze, a fare le stesse cose per una Serena Grandi, una Dagmar Lassander, una Susan Scott.

Trailer ufficiale

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