Moglie Nuda E Siciliana

Moglie Nuda E Siciliana
Moglie Nuda E Siciliana

Christiana Borghi è stata una stellina minore del cinema italiano tra i '70 e gli '80. Ha recitato prevalentemente in pellicole di genere, diverse delle quali di taglio erotico, lavorando con registi come Fabio Piccioni, Mario Caiano, Marcello Avallone, Luigi Russo, Sergio Citti, Nello Rossati, Salvatore Samperi, Beppe Cino. Negli ultimi anni di carriera, quando la Borghi era poco più che trentenne, ha partecipato anche a diverse serie televisive, tuttavia non ha goduto della fortuna e della ribalta di molte colleghe che anche attraverso il cinema di genere, le calze e le giarrettiere, hanno costruito filmografie nutrite e durature. Bella era bella la Borghi ma forse non ha mai trovato il regista giusto, non è mai stata al posto giusto al momento giusto, chissà. In Moglie Nuda E Siciliana - due caratteristiche evidentemente ontologiche - lei, forlivese di nascita, (s)veste i panni di Rosalia, che per sbaglio finisce nel fienile ad amoreggiare con un uomo che lei crede essere il suo bell'Antonio e invece è un camionista milanese di passaggio (Lucio Como). Sorpresa dagli implacabili fratelli con coppola e lupara, viene obbligata al matrimonio riparatore. I due vanno a vivere a Milano ma Rosalia non ne vuole sapere di fare la moglie e scappa via, sperando un giorni di rincontrare il suo amore siculo. Nel frattempo per mantenersi fa fotoromanzi e dopo i fotoromanzi arrivano i fumetti erotici. Rosalia guadagna bene e ci prende gusto ma alla fine non sa più quello che vuole. Non vuole più Antonio, troppo retrogrado, non vuole il marito lombardo troppo possessivo, non vuole neanche le attenzioni di Bianca (Mariangela Giordano), segretaria del fotografo dei fumetti. Nel più classico parapiglia finale da pochade, con i fratelli imbufaliti e Lucio Como inviperito perché vuole che sua moglie faccia la moglie, tutto si ristabilirà.... dentro un camion, tra gemiti di piacere.

Non è certamente un capolavoro Moglie Nuda E Siciliana ma stupisce il sottotesto sociale da parte di uno come Andrea Bianchi (abituato ad andare assai più per le spicciole). Lo scontro tra (stereotipata) sicilianità e (stereotipata) milanesità crea un certo brio ed interesse nel film. E' uno scontro di mondi e di civiltà che in qualche maniera dà spessore soprattutto al personaggio di Rosalia, donna sola, finita per strada, che deve trovarsi un lavoro e sbarcare il lunario. Progressivamente Rosalia acquisisce consapevolezza di sé e del proprio ruolo, abbandona una retrograda mentalità fatta di radici culturali radicate, anche se il retroterra ancestrale fatica ad abbandonarla del tutto. Il finale è decisamente più all'insegna di Bianchi (e del genere), con il più classico amore forzato che finisce col piacere alla donna; Como per tutto il film ripete alla Borghi che i suoi rifiuti coniugali sono una sceneggiata perché "in fondo a lei piace", lo vuole anche lei. Mentalità accettata all'epoca ma che oggi infrangerebbe ogni regola del politicamente corretto poiché il confine tra abbattere le ritrosie e usare violenza sarebbe sottilissimo. Ed in effetti quella è l'unica nota stonata di un film che visto quasi 40 anni dopo sembra lontanissimo nel tempo. Da segnalare anche la presenza di Maria Pia Conte, collega e coinquilina di Rosalia, piuttosto emancipata e pronta a tutto pur di mantenere un soddisfacente tenore di vita, sarà "merito" suo se Rosalia aprirà gli occhi sulla nuova vita meneghina. Incomprensibile perché Lucio Como (doppiato da Rino Bolognesi) parli con accento romagnolo ed ami spassionatamente il Lambrusco.

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