
Tra il 1975 ed il 1977 diverse città italiane si scoprirono violente, Roma, Napoli, Milano, Torino, tutte all'insegna del poliziottesco. Mario Caiano firma la pellicola meneghina, che poi di milanese ha pochino (l'inizio), visto che è stata girata perlopiù altrove anziché nel capoluogo lombardo. Il film fu una risposta alla Roma Violenta di Renzo Martinelli. Oltre al titolo, le due pellicole avevano in comune anche la presenza di John Steiner in versione rapinatore, ed in entrambi i casi muore (male). Milano Violenta è un film nero e tutto in seno alla criminalità. Si apre con una rapina che non va come dovrebbe, la banda dei quattro (Claudio Casinelli, Biagio Pelligra, John Steiner e Vittorio Mezzogiorno) si divide al sopraggiungere della Polizia, chi fugge col malloppo e chi si barrica con gli ostaggi. Da quel momento ha inizio la caccia del gatto al topo e lo stesso Cassinelli, riuscito a fuggire dalla sede della società Aspex, oggetto della rapina, si mette sulle tracce dei compari, in un clima di reciproca sfiducia dove dei cani sciamannati e rognosi si mordono tra di loro. La Polizia indaga e all'occorrenza uccide, ma è un attore collaterale, non protagonista, il regolamento di conti è tutto interno alla banda e le varie personalità contrapposte - ben delineate e tratteggiate - faranno la differenza. Un "poliziottesco" con riserva dunque. Il clima è asfittico, nichilista, distruttivo, disperato, nessuno si fida di nessuno e gli occhi di tutti sono iniettati di sangue e morte.In questa cornice i dialoghi di Salvatore Puntillo e Elio Zamuto (rispettivamente ispettore e commissario della Polizia) hanno quasi un compito di alleggerimento, con qualche battuta comica qua e là (come il riconoscimento della prostituta a causa degli anni di servizio passati alla Buon Costume).
L'unico personaggio femminile che si inserisce in questo contesto crudo e spietato è quello di Silvia Dionisio, la prostituta di cui sopra, un personaggio forse sin troppo mansueto, docile e delicato per la professione svolta. Anche ambiguo, visto che il suo rapporto con il Gatto (Cassinelli) è ambivalente, mentre cerca di incastrarlo favorendo la Polizia sembra anche esserne sinceramente attratta. Nuovamente il tratto della disperazione priva di speranza e vie d'uscita possibili sembra essere quello prevalente e che meglio descrive i momenti "assieme" della Dionisio e Cassinelli. Quest'ultimo si rende protagonista anche del convulso finale, un destino quasi ineludibile il suo, verso il quale corre con risoluta consapevolezza, mentre le musiche dei Pulsar scandiscono ogni inseguimento, ogni colpo di proiettile, ogni sguardo di ghiaccio (come gli occhi di Cassinelli e di Mezzogiorno, qui somigliante in modo impressionante a Daniel Craig) ogni nascondiglio. La violenza c'è (l'assassinio della "svociata", la prostituta amica della Dionisio è fuori da ogni schema morale, anche perché poco prima la donna aveva fatto riferimento al figlioletto), la vendetta è il metro di misura di ogni azione. E a proposito di azione, quella che c'è è di qualità, il ritmo è forsennato e tiene lo spettatore ben ancorato al cuore della forza centripeta che avviluppa muscoli e tendini. Milano Violenta è un buon prodotto del cinema di genere del periodo, realizzato con molto mestiere e che vale certamente la pena recuperare.