Malamore

Malamore
Malamore

Malamore è una pellicola del 1982 di Visconti. "Ah bravo, finalmente hai mollato tutte le tue zozzerie bis e ti sei dato al grande cinema itagliano d'autore!" ... calma e gesso, Visconti si, ma Eriprando non Luchino (che poi ero lo zio); nonostante ciò Malamore è comunque un film di livello, molto intellettuale, anche erotico si, ma di ben altre pretese rispetto al cosiddetto "cinema di genere" (cosiddetto da chi vuole rimarcare l'accezione negativa di quel cinema). Siamo attorno al '15-'18, nel profondo della Padania più rurale; il casale di campagna di un gran riccone è stato adibito ad ospedale per i militi feriti in guerra. La vita scorre più o meno tranquilla, sebbene il momento storico sia di cacca. In un bombardamento muore il signorotto locale, che lascia al figlio, nano, tutto il patrimonio. Tre soldati, un monco, un cieco, ed uno molto molto furbo e guascone, si mettono in testa di arraffare il tesoro, così sfruttano le debolezze del nano nei confronti di una prostituta di un bordello locale, progettando poi di ucciderlo e dividersi la fortuna. Le cose andranno molto diversamente.....

Film di un pessimismo cosmico inarrivabile, nero, disilluso, nichilista, amaro, deprimente. Sarà un caso, ma dopo Malamore Visconti muore per l'aggravamento del suo enfisema polmonare. Il film aveva subito 2856 vicissitudini sin dall'inizio, anzi da prima prima dell'inizio. Il protagonista designato a fare il nano, un attore inglese, si suicidò poco prima dell'inizio delle riprese, causando da subito un ritardo. Il co-protagonista doveva essere Remo Girone, ma fu accantonato a causa di problemi di salute; quando poi effettivamente iniziarono le riprese, Girone si era ristabilito e quindi Visconti gli assegnò ugualmente un ruolo secondario. La primadonna, la prostituta Maria, doveva essere Giuliana De Sio nelle intenzioni di Visconti, ma la distribuzione si oppose strenauamente, ritenendo la De Sio non ancora all'altezza (all'epoca era un'attrice di teatro e televisione, non ancora da grande schermo) e poco "commerciale". Per stizza Visconti puntò allora sull'attrice più commerciale del momento, addirittura Edwige Fenech! Incontro la francese, ma non se ne fece di nulla, perché lei stessa si spaventò, passare dalle insegnanti e dalle infermiere in guepierre ad un ruolo così mortifero e drammatico avrebbe spiazzato il suo pubblico. La scelta infine cadde su un'altra francese, Nathalie Nell (che in Sexy Made In Italy di G. Lupi, edizioni Profondo Rosso, viene chiamata Nathalie Caldonazzo....non ho parole!), che veniva da un film crudissimo di violenza sulle donne, quindi bella temprata sulla sofferenza. Come se non bastasse, sparirono anche i finanziamenti del film, 500 milioni di lire dell'epoca erano l'ammanco ancora prima di girare (il suicidio del nano inglese non aveva fatto una bellissima impressione....), e Visconti, ricco di famiglia, li mise di suo, azzardando parecchio sull'esito che avrebbe sortito il film in sala. Ed infatti, dopo 7 settimane di ciak, il film venne distrutto dalla critica e disertato dal pubblico pagante in sala, si parla di appena 5 giorni di programmazione prima di essere smontato. 10 mesi dopo la sua uscita però, verso marzo '83, il film uscì nuovamente a Milano, e inaspettatamente incassò 50 milioni in pochissimo tempo, a parziale riscatto del povero Visconti.

Malamore è ritenuto il suo testamento cinematografico, vuoi perché dopo il regista ha lasciato questa valle di lacrime, vuoi perché in effetti il suo contenuto tratteggia l'estetica filosofica di Visconti. La sua sintesi era: "siamo tutti nani", intendendo come nanismo una condizione prima di tutto mentale e poi fisica, una serie di rifiuti, negazioni, non accettazioni, mancate prese di coscienza, condizione di dipendenza e necessità da qualcuno e da qualcosa. Nel film tutti usano tutti, per tornaconto o per debolezza, non c'è un personaggio che non "approfitti" del proprio prossimo, in un modo o nell'altro. Persino gli ambienti sono usati con criteri di tornaconto e vantaggio; la villona è adibita ad ospedale militare e poi direttamente requisita dagli austriaci; il bordello è usato come rifugio dai disertori e dal nano malato d'amore. Lo struggimento del protagoista nei confronti della bella prostituta Maria è disturbante, perché sin dall'inizio sappiamo che non è corrisposto e non verrà mai corrisposto, ed anzi assistiamo al cinico ooportunismo della donna che cerca di approfittare quanto più possibile del suo spasimante. Dal canto suo il nano, certamente una "vittima" sin dalla nascita (la madre si suicida dopo aver scoperto cosa ha messo al mondo, ed il padre se ne vergogna, nascondendolo agli occhi della gente), cerca comunque di comprare dignità e rispetto mediante i suoi soldi, la sua ricchezza, la sua posizione finanziaria. Terribile il senso di abbandono e solitudine che si avverte guardando Malamore, non esiste solidarietà, generosità, altruismo, fratellanza, l'uomo è un animale egoista, e una condizione estrema di bisogno come la guerra tira fuori il peggio del peggio da ogni individuo, rivelandone la vera identità predatrice e prevaricatrice.

Visconti dà a tutto questo una cifra squisitamente intellettuale, patinata, elegante, aristocratica, anche un po' snob se vogliamo, tanto che, ad esempio, il bordello veneto degli anni '10 è ritratto come fosse un circolo di fine nobiltà, scenografie ed arredamenti sono sin troppo curati e sofisticati per un ambiente del genere; la stessa Maria più che una prostituta pare Anna Karenina. Durante gli amplessi, i militari austriaci sorseggiano vini pregiati e declamano poesie, una visione insomma sin troppo alta del postribolo di mignotte nel quale soldati ubriaconi e strafottenti si recavano con ogni probabilità a dar sfogo ai propri istinti più bassi. Qui invece si respira aria liberty, un cenacolo culturale fuori dal tempo. La fotografia ritrae una campagna serena e pacifica, le musiche contribuiscono a dare il tono aulico appena descritto. Questo eccessivo formalismo di Visconti ha fatto storcere più di una bocca, poiché la vicenda a tratti pare diventare velleitaria, fine a se stessa, vuota, tutta preoccupata della forma, anche se poi in realtà il messaggio (che ci lascia soprattutto l'agghiacciante finale) arriva ugualmente, brutalmente disperato e avvilente. Malamore offriva, in potenza, molti spazi all'erotismo, spazi che Visconti decide di non cogliere, proprio per la ferma intenzione di fare un film "bello" elegante, importante. Ed è un peccato, perché tra nani, bordelli e cupidigia umana, la componente erotica non avrebbe fatto altro che esasperare ed aumentare l'urlo accusatorio di Visconti. Tra le prostitute ci sono due volti non ancora noti del cinema italiano, Monica Scattini, qui con un accento toscanaccio, e Serena Grandi, che per fortuna sciaborda le sue tette ignude ad ogni scena in cui è presente. Pochi fotogrammi, per carità, che sono però bastati a strombazzare, a posteriori, il film come una pellicola "con Serena Grandi", come si trattasse di una protagonista assoluta. Il dvd Cecchi Gori ne incornicia il nome -  a mo' di partecipazione straordinaria - e riesce anche nel considerevole risultato di sbagliare l'ambientazione della storia, situando la trama durante la seconda guerra mondiale anziché la prima.

Galleria Fotografica