All'inseguimento de L'Esorcista, Andrew White (aka Andrea Bianchi) si lancia nell'impresa di Malabimba, exploitation un po' satanica, un po' sexy, datata 1979. Momenti di alta filosofia come la massima proferita da Patrizia Webley (aka Patrizia De Rossi) - "ha detto che sono una puttana. Aveva perfettamente ragione, lo sai. Ma più o meno tutte le donne sono puttane" - danno il senso di dove intende andare a parare il film, oltre che echeggiare il sciòr Tinto Brass, che sull'argomento la sa lunga. In qualche misura alla maniera di Joe D'Amato, la pellicola mischia horror ed erotismo, e non si accontenta solo dell'erotismo per la verità, perché in almeno 5 occasioni arrivano puntuali all'appuntamento degli inserti hard, chiaramente non "girati" ma "montati" (post) nel film.
Ennesimo film girato al castello abruzzese di Balsorano, una location assolutamente perfetta per Malabimba. Non solo gli esterni ma pure gli interni, effettivamente da brividi. La stessa Mariangela Giordano ricorda come si avvertisse chiaramente un clima di minaccia e pericolo aggirandosi tra i corridoi del castello, freddo e in alcuni casi con stanze che non venivano abitate da decenni, piene di muffa, polvere e ragnatele. Protagonista è Bimba Caroli (Katell Laennec), che nel film avrebbe 16 anni, rimasta orfana di madre. Il padre Andrea (Enzo Fisichella) vive a castello insieme alla propria madre (Pupita Lea), al fratello Adolfo (Giuseppe Marrocu) infermo da 5 anni, alla cognata Nais (Patrizia Webley) e ad un altro tizio, Giorgio (Giancarlo Del Duca), che non ho ben compreso a che titolo dimora in loco. Inoltre c'è suor Sofia (Mariangela Gordano) che si prende cura di Bimba, adolescente un po' problematica. La scomparsa della madre l'ha resa psicologicamente instabile; a questo si aggiunge che durante una seduta spiritica un'antenata della famiglia penetra nel castello e si impossessa di Bimba, trasformandola in una specie di demonio lussurioso. Via via che i giorni procedono il comportamento di Bimba è sempre più ambiguo e malevolo, mentre attorno a lei le trame degli abitanti del castello esplicitano passioni, ricatti e odi incrociati. - SPOILER: Suor Sofia pare essere l'unica che mette realmente a fuoco il problema, ravvisando in Bimba una influenza del Maligno; e sarà anche l'artefice della salvezza della ragazza, sacrificandosi al suo posto, lasciandosi possedere fisicamente dal diavolo per poi uccidersi.
Malabimba ha una bella atmosfera, morbosa e sinistra, elevata a potenza dagli stupendi ambienti di Balsorano. Inteso come film malato, e tutto calato nell'ambito dell'exploitation, funziona egregiamente, regalando un'ottantina di minuti piuttosto divertenti. Questo però non toglie che ci siano evidenti problemi. Al di là di un andirivieni del ritmo interno al film, che alterna lentezze a speditezze, si deve accettare tutta una serie di compromessi. Suor Sofia ad esempio, timoratissima di Dio e con le pose da madonnina santa, che però usa il make up e indossa autoreggenti bianche; delle musiche che anziché evocare tensione e mistero ricordano più prosaicamente le commedie sexy con la Guida e la Fenech; il "segnale" che il demone che possiede Bimba entra in azione è una respirazione pesante modello Darth Fener. Pure sulla famiglia che dimora a castello ci sarebbe da ragionare un attimo; sono tutti lì, da mane a sera, una sorta di aristocrazia debosciata intenta unicamente alla copula (e poi si lamentano pure dei debiti e delle ipoteche). Più che l'acerba Laennec (al suo primo ed unico film), che pure non si risparmia con la sua lingerie trasparentissima, i suoi nudi frontali, il suo insistito voyeurismo e le sue avances a qualsiasi abitante della casa (nell'ordine: due scene di autoerotismo piuttosto sui generis, visto che si serve una volta di un orsacchiotto e l'altra di un Babbo Natale nasone; una scena lesbo con la Giordano, proprio quello in cui la malefica ava Lucrezia passa dal copro della ragazza a quello della religiosa, in un tripudio blasfemo di effigi sacre; la leggendaria fellatio allo zio paralizzato a letto, che gli costa pure cara visto che - come ne La Puritana di Ninì Grassia - ci rimette la pelle dall'emozione), la leonessa sexy della situazione è la Webley. Un corpo statuario da infarto garantito, per altro più nudo che vestito per 80 e passa minuti, una vera macchina del sesso che mette a dura prova gli uomini della casa. Sboccata, ninfomane, masochista, la signora è quanto meno disinibita ed emancipata, su questo non ci sono dubbi.
Bianchi, o chi per lui, provvede il film di alcuni insert, assolutamente hard, pochi secondi ma espliciti. Non cambia molto nell'economia del film, nel senso che il tono è un po' "quello", quindi gli insert potevano esserci come no, ma non turbano granché l'equilibrio "autorale" del film. Semmai va detto che spesso si tratta di allacciamenti tra fotogrammi un po' rozzi; nella scena d'amore tra Webley e Del Duca ad esempio, Del Duca indossa i pantaloni del pigiama calati sotto le natiche, il che non consente un'inquadratura "evidente" dell'atto (visto che i due sono ripresi da tergo), l'insert invece dà un primissimo piano ginecologico che non tiene alcun conto dell'impedimento del pigiama, oltre al fatto che c'è pure un cambio di posizione (da sdraiati a in ginocchio). Vabbè, finezze che non è che stai tanto lì a sottilizzare. Tutto fa brodo. Impagabile il dialogo tra Fisichella, padre di Bimba, e il medico chiamato a verificare lo stato di salute della ragazza, sempre più instabile psicologicamente. Il medico fa tutto un giro di parole per poi concludere che insomma...ha 16 anni e sta chiusa in quel castello....magari facesse prendere un po' d'aria alla cavallina sarebbe meglio. Il buon senso dei medici condotti di una volta! La povera Webley, da cinque anni "sacrificata" viste le condizioni del marito, fa disperatamente il filo al cognato Fisichella, e tra le motivazioni adduce proprio il fatto che il coniuge è oramai più di là che di qua, e il gelato manca. Buffo quindi assistere poco dopo alla scena della fellatio che la Laennec pratica proprio al vecchio paralitico il quale, sarà pure immobilizzato a letto, ma quanto a motilità idraulica ha ancora tutti i bulloni perfettamente funzionanti. La morte poi, più che attribuibile al coito, è forse da ricondurre allo scantinato umido nel quale il povero Cristo, già infermo, è costretto a dimorare; con un intero castello a disposizione, l'hanno relegato nella cripta.