
Un film con Lisa Gastoni è sempre un film da vedere, anche perché sia la tv che l'homevideo non sono generosissimi quanto a riproposizione della filmografia dell'attrice ligure (con origini irlandesi, da parte materna). Maddalena è la pellicola che precede La Seduzione di Ferdinando Di Leo, uno dei suoi capisaldi (almeno per quanto mi riguarda). Negli anni '70 le apparizioni della Gastoni sono abbastanza centellinate, poiché sceglie consapevolmente di lavorare solo a determinate condizioni, per film e registi che lei riteneva di particolare interesse e qualità. Tra questi c'è il polacco Kawalerowicz, tuttavia - a quanto si dice - questi si disinteressò alquanto di Maddalena, lasciandolo perlopiù in mano alla Produzione (Franco Clementi e Joseph Fryd). Questo approccio non proprio devoto risulta purtroppo percepibile guardando il film, che è un guazzabuglio abbastanza pretenzioso e sconclusionato, anche se non privo di spunti interessanti. La vicenda è un quasi "Uccelli di Rovo" traslato nella nostra provincia, con la signora borghese Lisa Gastoni, dedita a pratiche edoniste e debosciate, come ubriacarsi, praticare l'amore libero, partecipare a feste, stordirsi e perdersi dietro ai propri capricci. E' sposata con Ivo Garrani, il quale dice di amarla ma tra i due non c'è praticamente alcun rapporto. Per abbattere la noia la Gastoni si fa consegnare un pretino (Eric Woofe) rapito per strada, come fosse un pacco di Amazon. Lo bacia, mentre questi è ancora bendato, e da quel momento la vita di entrambi cambia, precipitando nell'abisso, come fossero vittime di un sortilegio. La Gastoni è costretta a rimettere in discussione (o almeno finge di farlo, molto svogliatamente) la sua vita effimera e superficiale, il prete perde definitivamente la Fede, già vacillante. - SPOILER: il finale è tragico, durante una nuotata catartica in mare, il prete si spinge a largo senza mai fermarsi, andando incontro al proprio olocausto, non potendo evidentemente domare il desiderio che prova verso Maddalena.
Il personaggio della Gastoni è duplice, appare mora al naturale e poi con una parrucca bionda. Le stesse scene così si ripetono due volte (anche tre), a seconda dell'alter ego, naturalmente con esiti diversi. La Gastoni bionda attraversa una sorta di realtà aumentata, dove le cose vanno a finire sempre più perversamente; non mi spingo a dire che in versione corvina Maddalena sia un'anima pura ed innocente, la connotazione è sempre duplice, vittima e carnefice, ma quando è bionda l'aurea del personaggio si fa più negativa. Vi sono qua e là riferimenti e simbolismi ai limiti del religioso-cristologico, mi viene ad esempio in mente una scena (lunga ed estenuante) nella quale la Gastoni si rotola sulla sabbia con un vestitino giallo svolazzante e, accecata dal sole, intravede il materializzarsi del prete, come fosse Gesù che viene a salvarla. Poi dettagli su mani aperte che sembrano estratti da quadri religiosi, lo sguardo da autentica "passione di Cristo" del perennemente afflitto e sudaticcio Woofe, eccetera. Anche il nome Maddalena non sembra casuale, la Gastoni non è una prostituta di professione ma nei costumi e nelle abitudini coltiva comunque una sessualità assai libertina, ed inoltre "tenta" il Cristo prete; tuttavia, se non ricordo male, la donna non viene mai chiamata esplicitamente per nome in tutto il film (così come il prete è semplicemente "il prete"), e dunque se non ci fosse il titolo a dircelo non sapremmo affatto che la Gastoni si chiama Maddalena, con tutto il corredo di implicazioni simboliche che ciò comporta. Alcuni elementi sono davvero bizzarri, come ad esempio la chiesa super tecnologica dentro un'area di servizio dell'autostrada, di fronte ad un autogrill. Ma anche la sequenza di apertura, il ballo della Gastoni durante uno dei suoi pacchiani rendez vous alla Eyes Wide Shut (con santoni che recitano passi dell'Apocalisse e capelloni strafatti) è alquanto kitsch, tirata infinitamente per le lunghe, dai connotati onirici e psichedelici.
Si fa riferimento al dolore e alla sofferenza che il passato di Maddalena cela in sé ma non ci viene rivelato nulla di concreto. La vediamo sognare ad occhi aperti di essere predata da uomini bestie che la divorano come fiere fameliche, la vediamo braccata dentro un carcere (una delle scene più forti del film), col dettaglio dei detenuti che non potendo averla cercano di masturbarsi a più non posso, c'è insomma un continuo insistere sulla deriva quasi folle che accompagna l'esistenza di Maddalena, e l'incontro con il prete rappresenta al contempo la via della redenzione e l'elevamento a potenza di tutto quello che è impossibile nella vita di Maddalena. E tuttavia, di ciò che la riguarda poco e nulla viene realmente messo in discussione, anzi; la morte del marito la vede complice ed il desiderio blasfemo di trastullarsi con il prete giocattolo non l'abbandona. Dei due protagonisti principali non viene approfondito granché (per non dire niente), rimangono due figurine tinteramente calate nel presente ed i cui destini si incrociano esclusivamente in nome di un'ossessione reciproca. Il montaggio circolare fa terminare il film dove era iniziato (l'incidente d'auto, per altro girato brillantemente perché con due scene sapientemente dosate e riprese dalla giusta angolatura percepiamo tutta la dinamica degli eventi senza che il film si produca in chissà quali scene spettacolari), aggiungendovi la postilla del finale nel quale tutto si compie. Si tratta del momento più grandioso della pellicola, perlomeno visivamente parlando, la scena della Gastoni che emerge dalle acque rotolandosi esausta sul bagnasciuga, col tramonto alle spalle, le onde che la provocano ai limiti dell'erotismo, e le sue stesse espressioni ambiguamente sospese tra dolore e piacere, hanno una potenza incredibile e si incaricano di trovare una ragione ineludibile per concedere almeno una visione al film. La Gastoni all'epoca aveva circa 35 anni e come lei stesse ebbe a dire a proposito di Grazie Zia (di 3 anni precedente) era "fisicamente ed emotivamente giusta per il ruolo", né vecchia né giovane, una donna nella sua pienezza, un incontro idilliaco con il personaggio. Oggettivamente, senza la Gastoni e la sua presenza scenica, l'intensità del suo sguardo (lo sguardo italiano più vicino a quello di Elizabeth Taylor), l'eleganza della sua sensualità, Maddalena sarebbe forse naufragato nell'inconcludenza e nella arrogante autorialità. Colonna sonora di Ennio Morricone, condotta da Bruno Nicolai eppure - strano a dirsi - il film è quasi privo di musiche.