Quante volte ho accusato un film di prendersi troppo sul serio, di non avere ironia, di peccare di pretenziosità e seriosità, di badare all'eccessivo realismo perdendo di vista il potere immaginifico della narrazione, della suggestione.... e quanto amo il cinema americano, il cinema d'azione, il cinema di genere, le belle figliole su grande schermo. Ho simpatia per gli spacconi generosi, a partire da Orson Welles fino alle infime periferie di celluloide degli ispettori Callaghan e Nico Giraldi. Francamente mai avrei pensato di arrivare in fondo ai 105 minuti di Machete con un certo fastidio, pervaso da un innegabile senso di irritazione. Eppure è stato così, tocca ammetterlo anche se con un po' di stupore. Le premesse le so tutte, non vi affannate a ripetermele: la pellicola è esagerata, volutamente esagerata, autocompiaciuta, fracassona, sguaiata, pecoreccia e richiede una certa attitudine nel mettersi davanti allo schermo; se hai appena finito un romanzo della Mazzantini o se il tuo idolo in 35mm è Franco Zeffirelli hai sbagliato luogo, momento e dimensione del Multiverso.
Ho adorato la saga dei Mariachi di Rodriguez, Dal Tramonto All'Alba è divertente, Sin City è indubbiamente uno spettacolo per gli occhi, però Rodriguez ci marcia oramai clamorosamente. Ha trovato questa formula che fonde Tarantino, exploitation e Messico, e ad ogni film va più a fondo nel raschio del barile. Oramai persegue apertamente la regola del "tanto più sgradevole e sborone, tanto più figo". Se la suona e se la canta, o meglio, la canta ai suoi adepti ed accoliti che osannerebbero oramai qualsiasi cosa il regista texano producesse, fosse pure il remake de La Leggenda Del Pianista Sull'Oceano in versione burrito. Machete gioca a fare cinema trash partendo da un'altura aristocraticamente cinefila, è il gioco del citazionismo e del "noi che sappiamo cosa stiamo facendo perché siamo dei finissimi intenditori, facciamo cagate sapendo di farle, il che le eleva automaticamente a empirea grazia". Machete è il minimo del minimo sindacale di sceneggiatura, è tutto dato per scontato perché tanto "stiamo scherzando"; il sottinteso con lo spettatore è continuo, un mero pretesto per fare casino, godersi le ragazze e fare ammuina. E allora vai col liscio, mega esplosioni, ammazzamenti spettacolari, dialoghi demenziali e sottintesi (poco sotto-intesi) erotici. La formula registrata e depositata del perfetto b-movie insomma.
Danny Trejo è allucinante come protagonista. Sergio Leone di Clint Eastwood diceva scherzando (ma neanche tanto) che aveva due espressioni: col cappello e senza; beh, Trejo non ne ha manco una. In confronto i coltelloni che impugna di continuo hanno un curriculum iridato all'Actor Studio. Per quale assurdo motivo poi l'agente di Polizia Jessica Alba giri vestita per tutto il film con pantaloni attillatissimi, scarpe col tacco e messa in piega appena fatta Dio solo lo sa. Mi immagino gli inseguimenti nei vicoli sugli stivaletti... come no. Poi c'è la scena (ovviamente gratuita) della doccia nuda, ma è finta persino quella perché la Alba si rifiutò, girò la scena vestita e i suoi indumenti furono rimossi al computer. Ah, il computer....croce e delizia di questo film; l'uso della CG è da macellai (altro che macete!), le esplosioni di sangue, organi ed interiora sono posticce un tanto al chillo, degne di un filmaccio della Asylum; da un genietto come Rodriguez mi sarei aspettato di più. Siccome Jessica Alba era troppo poco, c'è pure Michelle Rodriguez, che non concede tantissimo quanto a centimetri di epidermide ma ha sempre quel muso duro da "adesso ti spacco il setto nasale", per quelli che amano le chicas tutte d'un pezzo. Infine la Lohan, che praticamente fa se stessa (una balorda tossica e ninfomane), e infine infine c'è pure Alicia Marek (la madre della Lohan nel film) che invece - a differenza - è solo ninfomane. Trejo gode di tutte, singolarmente ma anche con sedute di gruppo; tutto molto credibile, da bell'uomo qual è ci mancherebbe altro. E come dimenticare le infermiere sexy, col futuro assicurato nel mondo del porno.
Tarantino, che pure non si tira indietro quando c'è da pigiare sull'acceleratore, rimane di tutt'altra pasta. Quentin continua a fare film, Rodriguez cazzeggia, si diverte, è un onanista del trash, ci sguazza come un maiale nel fango e se ne gloria. Che dire del ruolo affidato a Robert De Niro, forse il peggiore della sua carriera; Steven Segal in versione villain è un'idea che - lo ammetto - mi è piaciuta, peccato che l'imbolsito uomo che una volta era "duro da uccidere" adesso sia duro come un panetto di burro scaduto. E Rodriguez tira talmente la corda che pure alla fine non si lascia scappare l'occasione per annunciare due finiti veri sequel. Già perché Machete nasce per generazione spontanea da Grindhouse, nel quale c'era il finto (poi rivelatosi vero) trailer del film. Adesso in questo annuncia due sequel (finti ma che poi ovviamente diverranno veri); uno lo abbiamo già avuto, Machete Kills.
Francamente non so che dire, probabilmente il pubblico tipico del cinema di genere e dei film exploitation si sarà già scandalizzato per una simile bocciatura. Non è questione di fare lo schizzinoso, credetemi; quando le intenzioni dell'autore puzzano così tanto di autoreferenzialità ed auto compiacimento nel costruire un film che non è un film, solo per scrutarsi l'ombelico e sghignazzare con un'elite di intenditori che "ce la sanno lunga" come lui, beh allora mi scatta la reazione opposta. Per lo stesso motivo non mi sono piaciuti Sucker Punch o Bitch Slap, al netto delle bellissime figliole messe in vetrina. E' cinema che vuole lisciare il pelo, né più né meno di un cinepanettone; sia questo che quello hanno il proprio target, il proprio pubblico di riferimento, la costante sta nella dogmatica profferta di cliché immutabili nei secoli dei secoli. Quando a Michelle Rodriguez ciecano un occhio, sai perfettamente che dopo poco tornerà con la benda sulla cavità oculare; intendo, non c'è nulla che possa veramente sorprenderti, Machete va esattamente, inesorabilmente, nella direzione che ti aspetti perché è stato fatto appositamente per quello, accontentarti e darti ragione (come si fa con gli imbecilli). Sarà una fortuna se i sequel, gli spin off, i remake, i prequel, i crossover e i reboot saranno solo i due titoli preventivati sin qui.