Loro

Loro
Loro

Tra aprile e maggio 2018 Loro viene distribuito al cinema in due parti, prima e seconda, per un totale di 204 minuti di durata, successivamente viene approntato un film unico della durata di 145 minuti per poter concorrere agli Oscar 2019, questa stessa versione viene poi nuovamente distribuita nelle sale a settembre 2018. Dopo il passaggio nel circuito cinematografico Mediaset compra i diritti del film, e qui finisce la vita di Loro. L'interessamento proprio di Mediaset avrebbe dovuto insospettire Sorrentino ma può darsi che sia stata fatta un'offerta che non poteva essere rifiutata, oppure che Sorrentino abbia confidato nel mecenatismo del gruppo mediatico, sta di fatto che Loro non viene distribuito in home video né riceve alcun passaggio televisivo, in pratica viene messo in un cassetto, chiuso a chiave e dimenticato. Ad oggi, se ve lo siete perso al cinema, l'unico modo per vederlo è acquistare su Amazon, Ebay o un qualunque altro portale online un'edizione tedesca, francese o inglese del film con la traccia audio anche in lingua originale. Vi costerà qualche euro ma avrete un pezzo di gran rarità tra le mani. Non è affatto difficile capire perché Mediaset, l'impero scaturito da Silvio Berlusconi, abbia di fatto oscurato un film che ricostruisce l'epopea del tycoon lombardo, fotografata in un preciso momento storico, quello dell'interregno tra il suo terzo e quarto governo, nonché la sua rielezione a Presidente del Consiglio immediatamente successiva. Sorrentino aveva già realizzato Il Divo (su Andreotti) e La Grande Bellezza, ed in qualche misura questo Loro diventa una sublimazione di quelle due pellicole. E' ancora Toni Servillo a porsi nelle mani del regista per essere plasmato, tanto nella sostanza quanto nella forma, in un alter ego di Berlusconi oggettivamente impressionante per forza attoriale.

L'affresco è tipicamente sorrentiniano, la sua cifra è leggibile ovunque a cominciare dallo strampalato incipit dai tratti vagamenti felliniani con una pecora che dopo aver brucato nel bucolico prato della faraonica villa del Presidente in Sardegna, entra in casa, vede una pubblicità degli insaccati in tv e stramazza al suolo mentre il condizionatore irrora di aria una salone principesco. La figura di Berlusconi non entra in scena prima di un'ora, nel frattempo viene continuamente nominata, sembra il Graal a cui tutti tendono, cercato, voluto, amato e desiderato senza sosta. In particolare da un giovane faccendiere pugliese, Morra (Riccardo Scamarcio) e dalla sua consorte Tamara (Euridice Axen), disposti a tutto pur di arrivare a lui. Morra tenta la scalata a Berlusconi affidandosi ai consigli di Kira (Kasia Smutniak), ancella del Presidente - sorta di alter ego di Nicole Minetti anche se il riferimento non è diretto e Kira è un personaggio del tutto inventato, ma allusivo - che flirta con Morra e infine lo introduce nel mondo del suo mentore. Ovviamente sarà l'esibizione del lusso e delle ragazze a creare un link con Berlusconi. Agganciato il protagonista, lo spettatore entra effettivamente nel mondo di B, e ha modo di esplorare tutto il variopinto panorama di lacchè, veline, adulatori e servitori ai limiti del misticismo che compongono il circo Barnum messo in scena da Sorrentino.

Berlusconi è un teatrante sempre in scena che, come gli dice la moglie Veronica Lario (una strepitosa Elena Sofia Ricci), non si rivela mai per quel che è, recita costantemente una parte, quella del personaggio di se stesso, un genio, il migliore di tutti, colui che primeggia e non ha rivali. Tuttavia la realtà che lo circonda va nella direzione opposta perché Berlusconi è divorato dal cruccio che ogni progetto che cerca di realizzare non si concretizza, compresa la riconquista del governo. Otterrà poi la Presidenza del Consiglio mediante il passaggio di sei senatori della maggioranza sotto le sue insegne, strategia che nel film gli viene suggerita da Ennio Doris, interpretato sempre da Servillo in una memorabile scena doppia. Il riferimento è chiaro, Doris e Berlusconi sono due anime gemelle, due metà della stessa mela, sono la stessa persona, l'influenza è talmente reciproca che non si sa neanche chi sia stato l'artefice di chi, il loro modo di ragionare è identico e sovrapponibile, due venditori, geneticamente ed intrinsecamente nati come tali e decisi a perseguire la propria natura fino all'ultimo dei rispettivi giorni. Come ogni film di Sorrentino che si rispetti, i simbolismi, le allegorie, i parallelismi sono tanti; né mancano le prolungate scene di festa, il bombardamento della musica, i tanti nudi (eleganti e di classe, ma comunque tanti e comunque nudi). Tutto si compra perché tutto è in vendita, e la vanità (come dice il diavolo Al Pacino ne L'Avvocato Del Diavolo) è decisamente il peccato preferito dal demonio.

Nel mondo surreale di Loro (dove "loro" spesso siamo "noi") i personaggi sono immaginari ma non è difficile riconoscere i vari Lele Mora, Gianpaolo Tarantini, Confalonieri, qualche ministro, mentre altre figure sono chiamate esplicitamente per nome e cognome, come Apicella, Mike Bongiorno (interpretato da un disarmante Ugo Pagliai), Noemi Letizia. Alcune scene chiave spiegano bene l'essenza platonica del film e del Berlusconi sorrentiniano, penso ad esempio all'educazione che Silvio impartisce al nipote, una lezione di vita sulla verità, sul potere e sui giudici; al tentativo di comprare per qualsiasi cifra un calciatore che non accetta le offerte di Berlusconi; al dialogo con Ennio Doris; alla telefonata ad una casalinga romana con la quale Berlusconi si mette alla prova per dimostrare a se stesso di essere ancora il miglio venditori di sogni su piazza; al tentativo di seduzione di Stella (Alice Pagani), una giovane ventenne che smaschera il patetismo del suo anfitrione; all'incontro con Mike Bongiorno, una vera e propria mortificazione per il presentatore tv; ma soprattutto al dialogo con Veronica allorquando lei informa Berlusconi di voler chiedere il divorzio.

La Lario di Elena Sofia Ricci (all'altezza di 56 anni quando gira questo film, di una bellezza e di una sensualità da togliere il fiato) è l'unico personaggio che tiene testa all'imperatore che tutti temono e ossequiano. Ne è la nemesi, tanto si espone lui, tanto è schiva lei, tanto persegue l'effimero lui, tanto cerca la profondità e la vera natura delle cose lei. Due anime divenute nel tempo inconciliabili, benché legate da una fascinazione reciproca scaturita molti anni prima e rimasta malinconicamente a fare da collante di un amore che si è dissolto in modo irrecuperabile. Veronica punge continuamente il marito, mentre lui ostinatamente prova a riconquistarla. I 10 minuti di quel confronto serratissimo sono il climax del film e sono con molta probabilità la ragione principale per la quale Mediaset ha acquistato i diritti del film per condannarlo all'oblio sempiterno. Comunque la si pensi sulla parabola berlusconiana, quella parentesi nel film non lascia indifferenti ed incide nella carne dei personaggi. Beffardo il finale, quando dopo tutto ciò che si sono detti, l'obbiettivo si sposta da Veronica e Silvio per mostrarci una portafinestra dalla quale vediamo l'intera servitù della villa che ha assistito al dialogo dei due come fosse una puntata di Forum, di un reality show o di uno di quei programmi della De Filippi dove si tenta di riconciliare in extremis e a favore di telecamera un amore andato in frantumi.

Loro è una pellicola molto suggestiva, che tocca nervi scoperti della società italiana anche perché il periodo storico affrontato è ancora troppo vicino e troppo vivo per essere esaminato con il dovuto distacco e la dovuta lucidità, tuttavia al netto dei pregi della pellicola non mancano anche alcuni capricci di Sorrentino che spesso non mi fanno amare il suo cinema, penso alla scena iniziale già descritta, alle estenuanti scene di festa, balli e ancheggiamenti, all'esibizione di corpi femminili ad oltranza, sempre ammantata di autorialità ma che di fatto avvicina molto i fotogrammi di Sorrentino a registi e film meno blasonati e meno graditi dalla critica con la erre moscia, alla continua ricerca dell'effetto wow a tutti i costi, a scene lungamente inutili e pretenziose, come quella sul finale del Cristo estratto dalla cattedrale aquilana dopo il terremoto, la cui semantica intende essere in evidente contrapposizione con lo sfarzo e la vuotezza (valoriale) del mondo berlusconiano, ma sulla quale Sorrentino insiste talmente tanto da edulcorarne la potenza.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica