
Looker è la terza regia di Michael Crichton (la quarta se si considera anche l'esordio televisivo con Pursuit del 1972), un completo cambio di registro rispetto al precedente 1855 - La Prima Grande Rapina Al Treno, tuttavia che in qualche misura riprende la atmosfere di Coma Profondo (1978) e rimane coerente ed omogeneo anche con quelle del successivo Runaway (1984). Siamo in pieno thriller con risvolti inquietanti e fantascientifici, più fanta che scientifici ma comunque con una proiezioni di futuro nelle proprie corde. Nonostante siamo appena entrati nella decade degli '80 l'estetica del film la sposa già pienamente, pur affidandosi ad un prim'attore dalle fattezze e dalla fisicità poco ottantiana (semmai curiosamente simile a Donald Trump) come Albert Finney. Il suo Dr. Larry Roberts è un chirurgo plastico upper class specializzato in ritocchi su attrici e modelle che lavorando in tv nel mondo della pubblicità. In breve tempo, tre sue clienti muoiono in circostanze ambigue, apparentemente assimilabili a dei suicidi, tuttavia la polizia indaga a fondo. Roberts è l'unico collante tra i tre casi (e sulla scena del crimine di una delle tre vengono rinvenuti suoi effetti personali) e capisce alla svelta che deve investigare per conto suo per non finire primo ed unico sospettato dalla Legge. Si mette così alle calcagna di una quarta attrice, Cindy (Susan Dey), scortandola ovunque e seguendone ogni passo, per proteggerla ed acquisire elementi utili a spiegare la catena di morti. - SPOILER: si rende conto che lo snodo nevralgico di tutto è la Digital Matrix, una società di ricerche sperimentali che lavora proprio con le modelle e la tv. E' in atto un vero e proprio complotto distopico cibernetico, legato a doppio filo con la politica, ed il chirurgo lavorerà per sventarlo e salvare Cindy.
Troppo Belle Per Vivere (così viene titolato in Italia) - come sostiene una delle ragazze che chiede addirittura a Roberts di ripristinare il suo precedente aspetto perché se rimarrà perfetta morirà per mano dell'assassino delle donne perfette - è un film con delle premesse interessantissime ed un'atmosfera che lo colloca a metà strada tra il De Palma di Omicidio A Luci Rosse e il Carpenter de Il Giorno Della Luna Nera (da lui scritto ma non diretto, anche se la sua impronta è evidentissima). Siamo nel mondo dell'edonismo, dell'apparenza, della bellezza cosmetica, dei capelli vaporosi, della lingerie di classe... in poche parole nel mondo fittizio e virtuale della pubblicità. Le ragazze sono prodotti da vendere ed il culto del corpo e della bellezza è tutto. Crichton calca pesantemente la mano in questa satira di costume rivolta alla frenesia dell'apparenza. Ragazze bellissime che sfilano nello studio del dr. Roberts chiedendo ritocchi precisi al millimetro per presunti difetti inesistenti, una smania finalizzata al cubo catodico, la tv, dove apparire significa esistere (e guadagnare denaro). E' evidente come Crichton sfotta la tv, basti pensare alla scena in cui la Dey torna a casa dei genitori con gli occhi gonfi, terrorizzata perché teme di essere uccisa, e loro la salutano distrattamente e le chiedono di non essere interrotti mentre guardano il loro programma preferito. Un completo lavaggio del cervello che da metaforico si tradurrà in qualcosa di molto concreto e tangibile.
Tutta la prima metà del film, più investigativa e di costruzione degli elementi, è molto accattivante, poi immagini e situazioni prendono via via una piega sempre più irrealistica e inverosimile. Alcuni situazioni sono al limite del naive (come quando Finney e la Dey irrompono nel super laboratorio segreto e ci trovano, pronto per loro, il super libro mastro del complotto con spiegazioni, schemi ed illustrazioni, e persino i congegni tecnologici pronti per l'uso, mancava solo un'apposita segnaletica di avvertimento) e c'è una qualche goffaggine nella risoluzione finale, soprattutto nella impreparazione e nella incompetenza dei cattivi (verrebbe quasi da chiedersi come siano riusciti a montare tutto quel circo essendo così approssimativi e grossolani). Manca un po' di sottigliezza, di finezza, di spessore alla risoluzione del film ed è davvero sorprendente che il dr. Roberts, non proprio giovanissimo, non proprio snello e sportivo, abbia così tante risorse, anche in termini di adrenalina, atletismo ed intuizioni, da riuscire a raggiungere il proprio obiettivo. Non fa una gran figura nemmeno la Polizia, che francamente non si capisce cosa ci stia a fare se non mettere un po' di pressione al dottor Roberts inizialmente. Al netto di qualche difetto che indubbiamente Looker ha, rimane una pellicola estremamente accattivante da un punto di vista visivo, intrisa di glamour anni '80 in maniera totale, un piccolo cult ineludibile per tutti gli appassionati dei thriller di quegli anni che flirtavano a doppio filo con le modelle, la lacca per capelli, i rossetti e lingerie.
Da un punto di vista tecnico, impressionante la realizzazione della scena della caduta dal balcone di Kathryn Witt, girata con un verismo impressionante, tanto nella caduta (non è un fantoccio) quanto nell'impatto (ho avuto paura che l'attrice si fosse fratturata qualsiasi osso dello scheletro. Splendida anche tutta la sequenza del primo omicidio nella patinata ed elegantissima camera di Terri Welles (di una bellezza ottundente), oppure ancora potrei citare la sequenza della campionatura digitale del corpo (nudo) di Susan Dey, molto avveniristica per l'epoca. Sul lato squisitamente effettistico, Looker anticipa diverse pellicole che parleranno di computer, realtà virtuale, computer grafica e tridimensionalità.