Lo Strano Vizio Della Signora Wardh

Lo Strano Vizio Della Signora Wardh
Lo Strano Vizio Della Signora Wardh

Lo Strano Vizio Della Signora Wardh: qui non dovreste nemmeno proseguire oltre nella lettura delle tre bischerate che scrivo, dovreste chiudere tutto, accendere la tv e il lettore dvd, schiaffare dentro il film, guardarlo e godervelo. La visione di questi 98 minuti spiega da sola come fa un individuo normale a diventare chimicamente dipendentedal cinema di genere italiano degli anni '70. Questo film spiega perché intere legioni di critici criticoni non hanno mai capito un cacchio di quello che hanno visto (se lo hanno effettivamente mai visto....). Di cosa sto parlando? La Fenech per esempio, evocate quel nome e chiunque vi dirà: seni, cosce, chiappe, etc.. Tutto vero, per carità, però, bistecche di vitella a parte, vogliamo spendere due paroline su quanto fosse brava come attrice? La Signora Wardh in questione fatela recitare ad una nostra "grande" attrice di oggi...la Ferilli? Violante Placido? La Capotondi? Ahahahaha...'spetta, prendo un antispastico per il colon e torno.

Ne Lo Strano Vizio Della Signora Wardh confluiscono varie influenze, come Il Dolce Corpo Di Deborah e il thriller argentiano, c'è l'erotismo abilmente mischiato al nero, con la scelta non casuale della Fenech per assicurarsi il favore al botteghino (che fu generosissimo), così come si possono riscontrare similitudini a livello di plot con il successivo Tutti I Colori Del Buio (1972), sempre con la Fenech e sempre di Martino. Ma anche chissene....bisognerebbe recuperare il piacere di "vedere" un film e basta, senza elaborarlo troppo, quello è il mestiere del critico, ma c'è anche il semplice spettatore, che non vuol dire "beota ad encefalogramma piatto con la terza elementare", ma farsi scorrere addosso le immagini, viverle come il regista vuole che tu le viva e lasciarsi trasportare. Se poi l'assassino col guanto nero e il rasoio è uguale a quello di Argento, di De Palma e di altri 1000, ce ne facciamo una ragione e pensiamo unicamente se tale scelta ha una sua economia nel film, un suo senso narrativo.

Sergio Martino ha firmato questa specie di trittico formato da Il Vizio Della Signora Wardh, Tutti I Colori Del Buio, Il Tuo Vizio È una Stanza Chiusa...E Io Ne Ho La Chiave (frase che compare nel biglietto di uno dei tanti mazzi di rose che la signora Wardh riceve dal suo amante), che merita di essere assaporato dal primo all'ultimo fotogramma. Non è una trilogia (come quella postuma e posticcia inventata da Argento sulle tre Madri, sese, come no...) ma idealmente lo potrebbe essere, sempre con Edwige a far bella mostra di sé, come attrice e come donna. Interessante anche tutta la disamina letta sul volume di Loparco dedicato alla Fenech (Il Corpo Dei Settanta) nel quale si discetta sul nuovo femminismo incarnato anche dalla Fenech in questo tipo di pellicole, con l'assassino ammazza modelle, ballerine, borhgesi erotomani, che si rivela come una delle figure più misogine, conservatrici e puritane del cinema, nato per punire l'emancipazione sessuale della donna (anche se per Tutti I Colori Del Buio torna e non torna).

Splendido il commento musicale di Nora Orlandi. Alcune sequenze di Martino sono autentiche pagine di storia del cinema (l'omicidio di Cristina Airoldi al parco, l'agguato a Edwige nel garage, la copula sadomaso con schegge di vetro annesse tra Edwige e Ivan Rassimov, tanto per citarne qualcuna). Meraviglioso, meraviglioso e meraviglioso, che altro posso dire. Bellissimi gli esterni di Vienna nel 1970, intensa la recitazione della Fenech, e imparate una volta tanto ad ammettere che 'sta donna era (ed è) un talento immenso, coniugato ad una bellezza divina e disarmante. Ok, nel finale i colpi di scena sono un po' accatastati un tanto al chilo, ma si seguono comunque volentieri, ed appena arriva la parola "fine" ci assale un senso di vuoto enorme perché avremmo voluto che il film durasse altre 20 ore. Grande Martino, come sempre, grande Edwige come sempre, thank you, goodnight, see you soon. Anzi no, ancora due righe per segnalare che Giusti nel suo Dizionario Stracult padella clamorosamente il film, ambientandolo a Londra (??) e scrivendo una risoluzione della trama che non sta né in cielo né in terra, con rovesciamenti di fronte che ha visto solo lui, tipo quando a scuola non avevate studiato e all'interrogazione vi arrampicavate tristemente sugli specchi mentre il professore accigliava sempre di più lo sguardo. Vabbé Giusti, ti sei addormentato davanti a Casa Vianello, dai...

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