Terzo squalo in 8 anni, e stavolta in 3D, squilli di trombe, tric e trac, pem pem bum bum. La Universal ci crede, dopotutto il brand Jaws è andato bene sinora e comunque si rigiri la faccena il primo film di Spielberg è un capolavoro del cinema, dunque perché non tentare di rivitalizzare la saga, magari pompando molto il 3D factor, che all'epoca era una roba uber avveniristica, mica come ora che su 10 film che escono in sala 9 sono in 3D e uno è normale? La regia venne affidata - dopo qualche travaglio - a Joe Alves, scenografo dei precedenti capitoli, e per quanto riguarda la continuity narrativa si scelse di mantenerla solo un po', diciamo a metà. Quando a Roy Scheider venne ventilata l'idea di un nuovo sequel, l'attore americano la prese sul ridere e, pur di non farne parte, scelse appositamente un film le cui riprese coincidessero con quelle previste per Lo Squalo 3, ovvero Tuono Blu. La Universal però voleva che un legame col personaggio di Brody rimanesse (dopotutto era il protagonista umano), ed ecco che arrivarono i figli Mike e Sean, mentre sparì dalla storia Ellen Brody (Lorraine Gary), che però tornerà nel quarto e ultimo capitolo della serie. La sceneggiatura passò dalle mani di un nutrito numero di scrittori, e tra questi pure Richard Matheson, già autore del primo Squalo. Matheson all'indomani del flop commerciale riscosso dal film e dell'unanime stroncatura ricevuta dalla critica, accusò pesantemente Alves di aver rovinato il film. La pellicola partì bene nel primo weekend di programmazione ma poi deluse sulla distanza. Il titolo di peggior film della saga se lo intestò solo fino a che non usci Lo Squalo 4.
Mike Broody, figlio di (Roy Scheider) Brody non vive più sull'isola di Amity ma si è trasferito in Florida dove si occupa di un faraonico parco acquatico di imminente apertura. Il parco si sviluppa nelle profondità con tunnel che permettono ai visitatori di esplorare i fondali marini, ammirare la flora e la fauna acquatica e divertirsi con attrazioni come vecchi galeoni inabissatisi, ricostruzioni del ventre della balena che inghiottì Giona, eccetera. In concomitanza con l'inaugurazione uno squalo bianco riesce a penetrare il perimetro del parco, mietendo vittime. - SPOILER: quando il personale del parco se ne accorge organizza una caccia all'animale, riuscendo a catturarlo e ridurlo in cattività. La prigionia induce lo squalo alla morte, e quel che è peggio, è che il pesce era solo il cucciolo di uno squalo madre di 12 metri assai più temibile e feroce. la battaglia stavolta sarà per la sopravvivenza, mentre molti dei visitatori del parco rimarranno intrappolati a decine di metri sott'acqua.
Lo Squalo 3 obbiettivamente è una mezza ciofeca e sconta degli effetti speciali terribili, tuttavia sono affezionato a questo film e, pur riconoscendone tutti i limiti, lo rivedo sempre con piacere ed un pizzico di nostalgia. Uscì in un periodo - i primi anni '80 - in cui, da bravo ragazzino, digerivo qualsiasi cosa purché fosse cinema d'avventura e/o fantastico; ero troppo piccolo per aver potuto vedere (e comprendere fino in fondo) gli Squali precedenti, mentre questo arrivava al momento giusto, quando le antenne recettive erano al massimo dell'estensione, e il criticismo scrotale era quanto di più avulso e lontano da un bimbetto che voleva semplicemente godersi lo spettacolo. Chiaro che, anni e anni dopo, la weltanschauung sia cambiata, tuttavia il fattore nostalgia rimane e pretende di dire la sua. Quindi ok, i difetti sono difetti, ma la benevolenza verso certe pellicole non si tocca. Mike Brody è un Dennis Quaid agli esordi, faccia giusta, immediatamente simpatica, suo fratello Sean è John Putch, sostanzialmente ininfluente nel film, se non per l'aneddoto che è spaventato dall'acqua da quando capitò un fattaccio ne Lo Squalo 2 (vide uccidere dalla bestia la povera Martha Swatek che lo aveva appena tratto in salvo). Il sempre gustoso Lou Gossett Jr. è l'avido proprietario del parco acquatico, tutto profitto e zero interesse nella sicurezza dei suoi dipendenti. Simon MacCorkindale è FitzRoyce (d'accordo era anche Manimal su Italia 1, ma quella è un'altra storia....), fotografo spaccone che all'inizio sarà l'antipatico della situazione ma poi salverà vite a iosa e si immolerà per la causa. Bess Armstrong è Kathy, la biologa marina bella bionda e brava, fidanzata con Mike Brody, mentre l'altro Brody se la intende con Lea Thompson, una delle soubrette del parco.
Il cast è perfetto per un film "di genere". Dove invece Lo Squalo 3 fa acqua (il suo elemento naturale del resto) è in una sceneggiatura che non ha momenti di tensione, o meglio li avrebbe, ma Alves non è capace di renderli, di tradurli come tali sulla pelle degli spettatori. Ogni incontro con lo squalo (che poi sono due, mamma e figlio) è piatto, senza paura, senza palpitazioni, un via vai banale di bestioni che accoppano umani, come fosse lo scorrere di immagini sul salvaschermo acquatico di un desktop abbandonato a se stesso da ore di inattività. Ci si mettono a peggiorare la situazione degli effetti speciali grezzi e dozzinali, al netto del 3D (che vi potevate gustare sullo schermo nel 1983 ma che oggi, se recuperate il film, viene normalizzato in un 2D che ridicolizza tutte quelle scene con degli oggetti sbalzati in modo posticcio e scontornato rispetto allo sfondo. Motivo per il quale il titolo al cinema Jaws 3-D venne semplificato in Jaws 3 per l'homevideo e la tv). In una lotta impari tra squalo e delfini, mentre i simpatici animaletti amici dei bambini fanno il loro verso canterino tenero tenero, lo squalo quande apre le fauci addirittura ruggisce, come fosse un leone. Un effetto ridicolo! Così come rimane inspiegabile il perché la Produzione si sia voluta incaponire su un animale di addirittura 12 metri (considerando che i precedenti squali erano arrivati massimo a 8), praticamente le dimensioni di un Carcharodon Megalodon, lontano parente dell'odierno squalo estintosi giusto qualche milione di anni fa. Alcune cose sono abbastanza tirate per i capelli, su tutte la risoluzione finale della battaglia col bestione, poiché esso, dopo aver ingoiato tutto d'un pezzo l'eroico FitzRoyce, se lo tiene in sospeso sul gargarozzo; non solo, al fotografo cadavere rimane in mano, ben salda, una granata inesplosa, che attende solo un Cristo che si metta pazientemente a tirare la linguetta. Praticamente lo squalo avrebbe avuto più possibilità di andare in tour con i Great White che di morire in quel modo assurdo. Ovvio che la sua fine citi espressamente ciò che accade al termine del film di Spielberg, qui però scade tutto al livello amatriciana. L'esplosione stessa dello squalo è terribile, con frattaglie e mascelle che schizzano verso il povero spettatore.
Al pubblico in sala non furono dati i classici occhialini con lenti bicolorate, ma degli aggeggi usa e getta con lenti brune che funzionavano col diverso tipo di processo di 3D usato per il film, ovvero quello a "polarizzazione delle radiazioni elettromagnetiche". Altri film del perioso che puntarono sul 3D - che però, come è noto, non ingranò mai del tutto - furono Amytiville 3D ed il terzo capitolo di Venerdì 13. Abbastanza curioso il fatto che inizialmente per questo Squalo numero 3 si era pensato di girare una parodia; Zanuck e Brown, i produttori, avevano pensato al seguente titolo: Jaws 3 - People 0. Il produttore di Animal House venne assunto per occuparsene, Joe Dante sarebbe dovuto essere il regista; poi alla Universal si scannarono e l'idea di una parodia esplicita venne accantonata (in favore di una parodia involontaria, purtroppo). L'idea del parco acquatico in sé comunque era buona, peccato il suo sviluppo un po' cialtrone. Buone le musiche di Alan Parker, che raramente vanno a ripescare il tema originale di John Williams.