L'Inganno Perfetto, o meglio, Il Bravo Mentitore (come si chiamerebbe in originale) è un buon film, ma è uno di quei film ai quali se sottraessi la favolosa coppia di attori protagonisti, toglieresti perlomeno il 70% del proprio valore e potenziale, come la Longobarda senza Aristoteles. Il segreto sta tutto lì, l'alchimia, la formula chimica che lo permea e lo plasma passa insindacabilmente dalle facce, dai corpi, dagli sguardi, dai tempi di recitazione (impeccabili e perfetti) di Ian McKellen e Helen Mirren, una consumatissima, canuta e rugosa squadra vincente che porta a meta una sceneggiatura discreta, priva di grandi sbavature, ma certo che non definirei sensazionale. Ci si mette poco a realizzare cosa accadrà verso la fine, chi manipola chi, chi sta tendendo un tranello a chi, quale sarà il (telefonatissimo) colpo di scena. Certo, non si può predirlo nei minimi dettagli, ma quale sarà la gerarchia dei personaggi al momento dei titoli di coda è ampiamente prevedibile, e questo è un punto debole della storia e di come viene raccontata. Ci si deve "solo" sedere davanti allo schermo e godersi una magistrale, sublime prova attoriale di due grandi ufficiali del mestiere. Incredibile come la Mirren a 70 anni suonati emani una tale bellezza ed un tale fascino, e di come McKellen a 80 sia sempre un attore così eccellente, altrettanto ricco di charme. Due calamite con le gambe, una gamma espressiva inesauribile in grado di attrarre a sé lo spettatore con una facilità imbarazzante.
Per il resto, L'Inganno Perfetto è un godibile thriller con molti momenti comedy brillantemente alternati a rapidissime e feroci esplosioni di violenza che non ti aspetti e che quando arrivano ravvivano terribilmente l'aria, puntando allo shock (ottenendolo). La prima metà di pellicola è decisamente preferibile alla seconda. Ad un certo punto, per esigenze narrative, viene raccontato un evento passato in forma di flashback, questo anche per creare un po' di ritmo e di movimento in un film per certi versi altrimenti statico. Se ne comprende perfettamente l'esigenza ed è tutto molto ben reso, tuttavia è la soluzione più "facile" e viene da pensare se non sarebbe stato possibile architettare qualcosa di meno ovvio e lineare. Quando il cerchio si stringe attorno al personaggio che rimarrà definitivamente incastrato, tutto diventa un po' romanzesco e sforzato, sempre sul filo di lana della credibilità e della verosimiglianza ma si avverte il piede sull'acceleratore, differentemente dalla misura e dalla sobrietà per le quali invece si era optato sin lì. Non ho nulla di realmente significativo da aggiungere su L'Inganno Perfetto, un compendio di cinema solido e affidabile, un film accattivante avendo a disposizione una sceneggiatura "normale", un buon occhio dietro la macchina da presa e due fuoriclasse assoluti ai quali affidarsi nella certezza di uscire dal campo vincitori sempre e comunque.