I fatti del Circeo (29 settembre 1975) ebbero ampia risonanza in tutto il Paese ed esercitarono una certa influenza sul cinema poliziottesco dell'epoca, humus che ben si prestava ad inglobare, metabolizzare e rielaborare gli eventi di quelle terribili ore nelle quali due ragazze vennero violentate, seviziate ed uccise (una si salvò) senza una plausibile ragione se non la violenza più cieca e disumana. Un film come I Ragazzi Del Massacro ('69) aveva profeticamente quanto drammaticamente anticipato le gesta di quei ragazzotti di buona e agiata famiglia, all'apparenza irreprensibili e tanto per bene, mentre I Ragazzi Della Roma Violenta, che uscì lo stesso anno del Circeo, non potè non subire una qualche perversa fascinazione al riguardo. Non solo il tema della violenza esasperata era di grande attualità in quel periodo, ma ad essa andavano sovrapponendosi elementi di lotta politica, disagio e scontro di classe, con una borghesia che si era saldamente insediata nei gangli del comando. Sia Scerbanenco che Fernando Di Leo (le cui sceneggiature spesso e volentieri si rivolgevano allo scrittore nato a Kiev) diedero ampia eco alle suggestioni derivanti da episodi di cronaca nera come quello del Circeo, indicativi della deriva dei valori e della morale della società coeva.
Liberi Armati E Pericolosi fu scritto da Di Leo, reca tracce di almeno un paio di racconti brevi di Scerbanenco, chiama palesemente in causa i delitti del Circeo, ed è permeato inequivocabilmente delle atmosfere libresche della penna di Scerbanenco, al di là della filiazione diretta da questo o quel racconto. La regia è di Romolo Guerrieri (all'anagrafe Girolami, il nome Guerrieri era da parte di madre e Romolo lo adottò su richiesta della Produzione per non oscurare quello in ascesa di Marino Girolami, suo nipote). Nel carniere Guerrieri aveva già altri poliziotteschi come Un Detective e La Polizia È Al Servizio del Cittadino?, ma Liberi Armati E Pericolosi è ritenuto dai più il suo miglior parto. Indubbiamente la sinergia di genesi letteraria, inventiva di Di Leo, cronaca nera e mano autorale di Guerrieri decreta un lavoro molto felice e brillante sotto tutti i punti di vista. Non si perde tempo, la prima scena ci butta già nel mezzo della storia, Eleonora Giorgi (Lea) parla col commissario senza nome di Tomas Milian informandolo sulla probabile imminente rapina ai danni di un distributore di benzina che il suo ragazzo ed altri due compari intendono mettere in atto. Tre ragazzi benestanti, senza alcuna necessità economica, intendono provare il brivido della trasgressione commettendo un crimine. Quasi sottovalutando la portata della minaccia, il commissario fa piantonare il distributore all'ora prestabilita. La rapina si compie e tre agenti di polizia più il benzinaio cadono a terra, morti. Da quel momento ha inizio la caccia ai banditi che dietro di sé lasceranno una impressionante scia di sangue. Rapine ai danni di banche e supermercati, altri poliziotti e malcapitati innocenti uccisi; oltre a due sfasciacarrozze che si erano rifiutati di collaborare e alcuni amici del trio, tra i quali un giovane fascistello che aveva procurato loro un mucchio di armi. Luis, Joe e il Biondo (questi i nomi di battaglia) non si arrestano davanti a niente, uccidono e terrorizzano senza scrupoli, nel più completo, asettico e insensibile cinismo, esibendo disprezzo per chiunque e assoluta determinazione verso il proprio compito autoassegnatosi. Sono ore di ordinaria follia senza un perché, nessuna ragione per ciò che accade, se non la noia ed il vuoto esistenziale. Lea cerca di dissuadere Luis a più riprese, ma questo è succube del capobanda, il Biondo, il quale costringe pure Lea a seguire il gruppo, mentre la Polizia non riesce a catturare i mostri. - SPOILER: la corsa verso la morte dei ragazzi è segnata, mieteranno vittime finché ne avranno il potere, poi uno dei tre morirà sbranato dai cani, mentre gli altri due voleranno in auto giù da un ponte sull'autostrada. Tutto è finito come è cominciato, senza senso, e soprattutto senza che il Potere costituito sia mai riuscito veramente a difendere i cittadini.
Il film esibisce una violenza cruda e disturbante, anche se non gratuita, poiché i delitti commessi dalla banda "servono" a Guerrieri proprio a intavolare un discorso sulle carenze di una società fatta di genitori disinteressati, figli abbandonati a loro stessi, poliziotti impotenti, corsa al benessere e inaridimento dei sentimenti. Non c'è pietà per nessuno, le donne vengono violentate, i bambini rischiano di essere investiti in mezzo alla strada, le persone si trovano nel posto sbagliato al momento sbagliato, e solo per questo si beccano raffiche di pallottole. Paradossalmente però, tanto sono efferate le gesta dei tre, tanto sono approfondite le loro psicologie, ognuno di loro è ben caratterizzato e delineato, ed in particolare il rapporto ambiguo tra il Biondo e Luis suggerisce una latente omosessualità, insinuata da sguardi e comportamenti, ed esplicitata anche da Lea durante un suo duro confronto col fidanzato. 100 minuti di tensione sconfinata; quasi si soffre a vedere la Polizia che arriva sempre un attimo dopo. Milian rimane con un pugno di mosche nelle mani, il senso di frustrazione traspare, così come la sofferenza della povera Giorgi, divisa tra la pietà per il suo ragazzo e il disgusto per le azioni nelle quali viene coinvolta. Il suo è il ruolo della coscienza, destinata però a rimanere inascoltata. Un paio di episodi trasudano un po' troppo moralismo, si veda la ramanzina che il commissario fa ai genitori dei ricercati, ed in particolare al povero Venantio Venantini, reo di aver confessato le sue difficoltà nell'essere un buon padre e contemporaneamente assicurare una vita agiata alla sua famiglia. Milian non tollera una simile mentalità e si erge a severo giudice morale (evocando persino l'istituzione di reati ad hoc per i genitori colpevoli). E poi c'è il dialogo tra la Giorgi e Milian, nel quale la donna incolpa la Polizia (e per proprietà transitiva lo Stato) di disinteressarsi del disagio sociale, concorrendo in qualche misura quindi al verificarsi di fatti come quelli in corso. I ragazzi come vittime e carnefici al contempo dunque, anche se appare davvero arduo provare solidarietà per Joe, lui e il Biondo, per quanto l'estremo realismo e l'approfondimento dei loro caratteri susciti interesse nello spettatore.
Eleonora Giorgi è bellisima e, suo malgrado, si rende protagonista anche di alcune scene di nudo, costretta dal Biondo ad amoreggiamenti funzionali alla fuga. Proprio lo sguardo pieno di sottintesi tra i due dopo un "corpo a corpo" sembra far intendere lo smascheramento del Biondo da parte di Lea, la quale ha carpito il suo reale orientamento sessuale. Lea è l'unica che ha il coraggio di sfidare apertamente e ripetutamente il Biondo, anche se su un piano fisico è naturalmente costretta a soccombere. Liberi Armati E Pericolosi è un film splendido, potentissimo, recuperato in dvd da RaroVideo con un master interamente restaurato e ulteriormente valorizzato dalle bellisime musiche jazz funk di Gianfranco Plenizio. Da segnalare anche la comparsata di un giovanissimo e quasi irriconoscibile Diego Abatantuono (è Lucio, il fascista sprezzante). Pare che Abatantuono venne scelto per quel ruolo per puro caso; aveva infatti accompagnato Umberto Smaila al casting ma Guerrieri gli preferì Diego. E che dire di un inseguimento automobilistico ambientato addirittura nel chiostro di una chiesa? Ma vi immaginate oggi una Produzione cinematografica che oggi osasse anche solo chiedere il permesso per girare una scena del genere?