Lettomania è più una commedia che una commedia erotica, come il titolo lascerebbe presagire e come solitamente viene etichettata sbrigativamente. Abbiamo Giulio, giovane che non ha ancora trovata la propria strada, abbiamo l padre, che da due anni sarebbe già potuto andare in pensione ma lavora in una banca con la speranza di cedere il posto al figlio, il quale mentre sogna invano di divenire un concertista, suona il pianoforte in un locale notturno e vive insieme a Max, non meno disadattato di lui. Questi infatti, perennemente in cassa mutua, trascura il posto che ha presso il Genio Civile per fare dei servizi fotografici mal pagati. L'unica squallida realtà di Giulio e Max è di dividersi nel letto le donnine che riescono a rimediare. In occasione di un servizio fotografico a Londra, Max fa la conoscenza di Dora, italiana sposata allo scrittore anziano Bertrand Tiller. Nel corso di una vacanza a Roma, Dora stabilisce un infruttuoso legame con Giulio. Quando la donna torna dal marito, i due amici tentano di entrare rispettivamente in banca e in ufficio; quindi si accordano per un'altra fallimentare avventura prendendo parte a une corsa automobilistica.
Max è Harry Reems, quello di Gola Profonda, Dora è Carmen Villani, Giulio è tale Alberto Squillante. Personalmente l'ho trovata una pellicola né carne né pesce, con velleità da commedia brillante e momenti di erotismo assai scialbo. Reems è sempre sopra le righe, recita in preda alla caffeina, fa mille facce e faccine, gesticola incessantemente e antepone la fisicità all'espressività (benché anch'essa sia una forma di espressività). Squillante è sempre timido e compito; vero, lo richiede il personaggio, ma traspare che la recitazione è proprio quella, al di là delle esigenze di sceneggiatura. La Villani fa la donna a cui l'attrezzatura profuma di muschio bianco perlato delle grotte marine del Madagascar, con espressione in modalità "seduzione perenne forza 10". Siparietti pseudo comici si susseguono stanchi, noiosi, insipidi. La storia è molto gnegne e non decolla mai. L'erotismo si traduce in un po' di fuoriuscite di tette della Villani, slip in bella vista ed un unico vero amplesso, piuttosto casto e misurato. Ok c'è pure l'accoppiamento onirico con Squillante all'albergo, ma lì poi succede ancora meno, giusto un po' di struscio e via.
Ben più interessante semmai l'intervista a Rigo acclusa al dvd Next Video, di oltre 20 minuti. Sostiene Rigo che, all'epoca, la Distribuzione aveva potere su tutto, il cast gli fu imposto e così anche pesanti interventi in sceneggiatura. Tanto che poi lui decise di smettere col cinema non sentendosi libero di girare un "suo" film. Di Reems racconta che proprio non ci si trovava, non gradiva la sua recitazione troppo vistosa e plateale, mentre di Alberto Squillante dice che era un signor nessuno, figlio di un tizio con un'agenzia di modelli. Anche come storia, Rigo aveva in mente tutt'altro, un'amicizia tra due uomini, messa in pericolo dal sopraggiungere di una donna. Pensava però ad un clima più intimo, molto incentrato sul rapporto tra i due uomini; invece, secondo lui, la storia fu poi gonfiata verso altri input esterni giudicati più "appetibili" dal pubblico. Anche il personaggio della Villani doveva essere più "normale", più semplice, e non una borghese disinibita inglese moglie di un grande scrittore. Insomma, pare di capire che Lettomania (che doveva riginariamente chiamarsi "Lei", in omaggio alla Villani) sia un film di Rigo per modo di dire, e lui lo fa capire abbastanza esplicitamente. C'è poi tutta la querelle su presunti insert che "hardizzarono" la pellicola e per i quali la Villani si rivolse agli avvocati. Beh, questa è la versione uncut del film, è di hard non c'è manco l'ombra. Non propriamente di insert si deve parlare, ma di scene aggiuntive girate dallo stesso Rigo (in effetti, l'unica cosa non imposta dalla Distribuzione). Una volta visto il film al montaggio, si accorse che l'amplesso della Villani era poca cosa, molto breve e pudico (lui lo definisce "per benino" e "di classe") e dunque, per dare più "corpo" alla scena, ricorse a delle controfigure, rispettando comunque una certa sobrietà e non sbracando in modo volgare. Nonostante ciò, la Villani mostrò di non gradire.