L’Estate

L’Estate
L’Estate

Quattro pellicole in tutto in carriera, tra il '64 ed il '77, collabora ad altre 6 tra il '53 ed il '58 come aiuto regista, dove si fa le ossa, poi lascia il cinema per fondare un'azienda vitivinicola a Tassarolo, in Piemonte, questa in estrema sintesi la scheda di Paolo Spinola, autore un po' meteora del nostro cinema, come un po' meteora fu questo film del '66, che invece spinge a rivalutare l'intera opera di Spinola perché L'Estate è davvero un film apprezzabile. Segue di quattro anni Lolita di Kubrick e viene spontaneo riportarlo a quelle atmosfere (sulle quali il cinema italiano tornerà ripetutamente, un esempio per tutti, il bellissimo La Seduzione di Di Leo) perché anche qui abbiamo un uomo fatto e maturo che scende a compromessi sentimentali (ed oltre) con un'adolescente. La lolita di turno è Mita Medici, figlia di Adriana (Nadja Tiller), che nel film è la compagna di Sergio (Enrico Maria Salerno) dopo che questi ha abbandonato moglie e figli annoiato da un ménage che evidentemente non aveva più nulla da dire ai suoi occhi. Dopo anni anche l'amante diventa una sorta di seconda moglie e la noia subentra di nuovo. L'occasione per spezzarla la offre Elisa (Mita Medici), figlia di Adriana, che lascia il collegio a Ginevra per una breve vacanza estiva sullo yacht di Sergio assieme alla madre e agli amici di sempre della Sardegna. Ci mette poco Elisa a capire che Sergio è al capolinea, così come le è evidente che la madre non ha nessuna intenzione di rincorrere un rapporto inadeguato. Adriana dice chiaramente che dopo un po' una donna vuole solidità, certezze, non sono più i tempi dell'amore passionale. Sergio però ne soffre la mancanza. - SPOILER: se ne fa carico Elisa, con un'ambiguità che non spiega affatto se il suo flirt con Sergio sia dovuto ad un genuino innamoramento dell'uomo, ad una competizione agonistica con la madre o ad una volontà calcolatrice di non perdere tutti gli agi che il ricco industriale le garantiva attraverso sua madre. Sergio dopo un'iniziale titubanza cede alle lusinghe e la remissiva Adriana si fa da parte senza combattere.

Forse la trama de L'Estate non risulterà originalissima, ma di certo all'epoca qualche turbamento perbenista lo avrà creato, l'argomento di per sé era abbastanza taboo e rimane il fatto che Mita Medici, esattamente come il suo personaggio nel film, aveva 16 anni, di fatto una minorenne. Al netto dell'originalità, il film è un piccolo gioiello, la sceneggiatura è perfetta, i personaggi molto centrati, sia i principali quanto quelli più collaterali e periferici (terribili gli amici spocchia snob della coppia), tra i quali spicca Carlo Artusi (Carlo Hinterman), innamorato senza speranza di Adriana e sostanzialmente suo corrispettivo femminile. Enrico Maria Salerno è un attore superlativo, della genia degli Adolfo Celi, dei Lino Ventura e dei Gian Maria Volonté, talento enorme, naturalezza senza eguali nella recitazione, dei veri giganti. Mita Medici è bellissima, qui alla sua prima apparizione cinematografica (così dicono i titoli di testa), anche se sempre nel '66 gira con Salce Come Imparai Ad Amare Le Donne. I suoi sguardi da sfinge nei confronti di Salerno mettono a disagio, la sua carineria adolescenziale fa a cazzotti con uno charme da donna adulta, con l'aggravante della malizia che da metà pellicola in poi diventa un rullo compressore. Affatto facile anche il ruolo della Tiller, donna fragile e sconfitta dall'inizio alla fine.

Molto divertenti le musiche, che mettono assieme brani beat dell'epoca con le composizioni di Gianni Boncompagni eseguite dai The Pipers, tra cui la frizzante canzone dei titoli di testa (e che torna anche sui titoli di coda). Durante la visione si percepisce chiaramente l'uggia che aleggia nonostante il lusso esibito dai personaggi, quel fastidio di "classe", che aleggia tra chi può avere già tutto e dunque scopre la noia molto rapidamente. Sergio è un business man, un capitano d'azienda, è circondato da uomini che ne tessono le lodi, è tutto d'un pezzo e chiede continuamente fantasia, qualcosa che rompa la routine e gli permetta di evadere. Ma è anche un uomo forte, un accentratore, uno che deve avere l'ultima parola, l'armatura che si è costruito non gli consente di scendere a compromessi (tant'è che il suo avvocato dice che, a decisione presa ,difficilmente recede) e dunque Sergio i giocattoli con cui gioca li spezza, non li piega. In un dialogo con Elisa sembra mostrare consapevolezza del suo egoismo ma nonostante ciò non fa niente per domarlo, anzi è proprio Elisa che accarezza quell'egoismo (riconoscendovisi), sdoganandolo definitivamente. Un film che lascia un senso di inquietudine addosso e che a ben vedere è assai meno superficiale di quanto parte della critica che ho letto ha sbrigativamente sentenziato. Non una pellicola che ha spaccato in due il cinema italiano e tuttavia una piccola storia borghese fatta con garbo e mestiere e che merita certamente di essere vista. Al momento su Youtube è disponibile gratuitamente e per intero (finché dura), anche se io l'ho potuta vedere su Sky. Purtroppo online c'è una penuria assoluta di immagini, questo spiega la povertà della mia galleria iconografica (per altro a colori quando il film è in bianco e nero) e l'assenza di trailer.

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