
Il sistema scolastico anglossassone ha le sue virtù ed i suoi meriti, è quanto ci è dato di capire in L'Educazione Inglese, pellicola di produzione francese, che curiosamente va a spiare nel buco della serratura di un collegio albionico. La vicenda parte da lontano; due amanti sono sorpresi dal marito di lei in una camera d'albergo e giustiziati a colpi di arma da fuoco. Pure il marito tradito, sconsolato, si suicida. La coppia aveva una figlia, Sylvie, la quale viene affidata ad un tutore. L'orfanella è assai ricca ed il tutore assai avido e senza scrupoli; decide quindi di spedire l'infanta in collegio, aspettarne la maggiore età e nel frattempo amministrarne il patrimonio. La ragazza (per la verità già grandicella) viene spedita in questo lager, dominato da una direttrice crudelissima e da regole ai limiti del nazionalsocialismo. Manco a dirlo, il convitto è il nido incarnato della perversione e del vizio; le ragazze sono praticamente tutte lesbiche per necessità, la direttrice se la intende con una istitutrice che in realtà è il suo amante travestito, il quale ha manie feticiste e giace pure con le studentesse. Poi c'è l'uomo di fatica del collegio, un povero guardone che deve accontentarsi delle briciole. La giovane orfana arriva che è una santerellina timorata di Dio, e abbandona la magione che è una vacca patentata. Il collegio infatti viene chiuso perché scoperto essere quel che è, un bordello. Nel frattempo Sylvie torna a casa, dal tutore. Qui la gestione familiare viene rovesciata di 180 gradi; se prima era l'uomo a comandare a bacchetta la ragazza ed a trattarla con disprezzo e insensibilità, adesso è l'ereditiera, donna scafata e sessualmente assai "istruita", che soggioga l'uomo e lo riduce in schiavitù, letteralmente, impostando con lui un rapporto sadomasochistico. In chiusura assistiamo all'arrivo di un nuovo ospite in casa, il travestito del collegio, sfuggito alle patrie galere, che finalmente può esercitare liberamente la sua mascolinità nel talamo della vogliosa Sylvie.
Il film è poco più che un pretesto per mettere in scena vicende pruriginose ed erotiche. Fa simpatia però il tono lieve e scanzonato, da mero divertissement; Roy non si prende sul serio nemmeno per un attimo, e gioca apertamente con lo spettatore. Il tutore di Sylvie è una specie di John Cleese franzoso, abbastanza spassoso (le "cure" che gli riservano le governanti di casa sono lodevoli). Sylvie (Obaya Roberts) è invece una specie di Jennifer Grey (la Baby di Dirty Dancing, avete presente?) un po' più zozza. Le ragazze del collegio sono quanto di più lontano possa esistere dalla virtù e dalla illibatezza; nottetempo scivolano una nel letto dell'altra, fanno assieme il bagno in vasche piene di latte, e hanno un po' il chiodo fisso. In parte si respira il clima della commedia erotica scolastica, in parte c'è un sentore di women in prison movie, data la ferrea rigidità e la disciplina che regnano al convitto (e considerando anche il lesbismo accentuato ed il fatto che l'aguzzina è la direttrice, esattamente come nei film di "gabbia" al femminile la kapò è sempre una donna). Che il collegio venga chiuso lo scopriamo dai racconti che fanno degli avventori di un casino (tra questi c'è il sindaco ed altre autorità); mentre sono intenti a carezzare cosce e seni di giovanissime prostitute, i clienti si dicono inorriditi dall'immoralità che regnava al collegio, dove giovani donne era costrette a subire sevizie e molestie sessuali. Situazione piuttosto ironica, per come Roy ne sottolinea l'ipocrisia. Scene esplicitamente erotiche non se ne registrano tantissime, anche se è un po' l'atmosfera generale che allude. Tuttavia momenti "caldi" ci sono, e l'impressione è proprio quella che il film avrebbe potuto spingere parecchio di più sull'acceleratore (o che, magari, ne esista una versione ben più hard). Altre due pellicole francesi ricalcano piuttosto da vicino il modello de L'Éducation Anglaise, e sono Le Dortoir Des Grandes (1984), e Dressage (1986, La Dolce Punizione in italiano).