Produzione Spagna-Italia 1973 sotto l'egida dell'istrionico Jorge Grau, Le Vergini Cavalcano La Morte (titolo originale: Cerimonia Sangrienta) è un goticone orrorifico che cerca di tenere in piedi il filone dei tardi sessanta riguardante vampiri, matrone bathoriane, castelli notturni, trame occulte, ed un pizzico di erotismo. A garantirlo qui sono Lucia Bosè (discendente di Erzsébet Báthory, della quale porta lo stesso nome, evidentemente un destino già scritto) e Ewa Aulin, procace ed ambiziosa cameriera della locanda di paese (siamo in Europa Centrale, aria slava), un po' troppa acconciata per essere una popolana squattrinata. Ogni giorno si celebrano processi per veri o presunti vampiri, e la coppia nobile formata dal marchese Karl Ziemmer (Spartaco Santoni) e sua moglie Erzsébet decide di approfittarne, inscenando la morte improvvisa del marchese. Nottetempo questi, trasformatosi in vampiro, si aggira per i boschi e le case della zona, circuendo giovani vergini ed uccidendole per Erzsébet, la quale, come da tradizione familiare, si bagna nel loro sangue nella speranza di ritrovare gioventù e bellezza. - SPOILER: Sarà Erzsébet stessa ad uccidere il marito, un po' per gelosia un po' per affermare il proprio predominio, salvo poi dichiararsi colpevole di tutti i delitti in sede processuale e subire la condanna di essere murata viva nel suo castello.
Pur essendo relativamente breve (77 minuti) Le Vergini Cavalcano La Morte riesce ad annoiare per la sua lentezza; quarti d'ora che scorrono senza pregnanza, piuttosto prevedibili, e poveri di veri momenti di interesse. Tutto si gioca sulle atmosfere gotiche, tutto sommato ben rese, sul carisma dei personaggi (in particolare i due aristocratici), sulla bellezza (un po' scollata) della Bosè, e sugli ammiccamenti della Aulin. Qualche scena lievemente più sanguinolenta, una in particolare, credo reale, di un falco che sevizia una colomba, la Bosè lorda di sangue umano, teste mozzate, e il film si conclude senza grandi sussulti, anche se l'ultimissimo fotogramma ha un certo fascino perverso, poiché rappresenta la nemesi di Erzsébet Báthory. Piccoli momenti suggestivi ci sono, come quando Santoni suona il clavicembalo insozzandolo di sangue, o i suoi primi piani, sicuramente intensi e magnetici. D'altro canto diverse possibili sottotrame sono tirate via, appena accennate o del tutto abbandonate; ad esempio la vecchia strega che sulle prime ammonisce la Aulin (e che poi sparisce nel nulla), o i magistrati del processo, caratteristici, e che forse si sarebbero prestati a qualche approfondimento, o ancora le reazioni dei popolani. Grau poi intavola un discorso riguardante i "veri vampiri" (siamo appena ad inizio '800) che sarebbero le sanguisughe che affamano il popolo e lo sfuttano per il proprio tornaconto, una improvvisa botta di realismo politico che poi non trova sfogo e rimane fine a se stessa (anche se il comportamento dei marchesi, in ultima analisi, avvalora questa tesi). Anche la componente occulta, sebbene continuamente riproposta (la Bosè e la sua badessa ne fanno di ogni) è poco valorizzata, visto che, in definitiva, non esiste alcun elemento occulto, essendosi trattato di un complotto ordito da normalissimi esseri umani avidi, crudeli e un po' disturbati (al marchese ad esempio piace molto uccidere). L'edizione del film della Mosaico Video ha un audio pessimo e qualche movimento scattoso dei fotogrammi.