Le Occasioni Di Rosa

Le Occasioni Di Rosa
Le Occasioni Di Rosa

Marina Suma faceva la modella ma non aveva in testa di fare l'attrice. Succede che Salvatore Piscicelli, al suo secondo film dopo il durissimo Immacolata E Concetta, L'Altra Gelosia (carcere, lesbismo e Meridione), in cerca della protagonista femminile per il suo Le Occasioni Di Rosa, dopo centinaia di estenuanti provini senza esito, si imbatte nella foto di una ventenne splendida nello studio di un amico fotografo. "E' una ragazza napoletana che qualche volta sale a Milano per fare la modella" - gli viene detto; tanto basta, la scintilla scocca e la Suma diventa Rosa. Con quel ruolo, da esordiente, Marina porta a casa il David di Donatello ed il Nastro d'Argento, e l'anno dopo lavora già con Steno, Johnny Dorelli e Lino Banfi (Dio Li Fa E Poi Li Accoppia). Seguiranno diverse commedie da botteghino, salvo poi arenarsi attorno all'87, o meglio, optare per scelte meno commerciali e più "difficili" che non porteranno grandissimi frutti, nonostante lavori per tutti gli anni '90. Piscicelli, ancorché agli esordi, rivela una mano sicura, e accanto alla Suma viene schierato Angelo Cannavacciuolo, all'epoca suo compagno nel film e fuori dal set, due nomi che convincono definitivamente la modella a tentare l'avventura del cinema.

Rosa è un ex operaia dell'Alfa Romeo di Pomigliano D'Arco (come sua madre) che abbandona la fabbrica. Il suo uomo, Tonino, è uno sfasciacarrozze che arrotonda con lavoretti di microcriminalità (spaccio e ricettazione); la loro esistenza travagliata scorre ai bordi della periferia partenopea, nell'hinterland, dove palazzoni enormi abbrutiscono ulteriormente un paesaggio desolante, dispersivo, immerso nella miseria e nello scoramento. Rosa batte la strada mentre Tonino si presta ad incontri (remunerati) con Gino, un omosessuale assai benestante. Questi sembra costituire il punto di svolta della coppia. Offre un lavoro pulito a Tonino (gli affida la gestione di un garage), acquista un appartamento lussuoso e paga tutte le spese del loro matrimonio. In cambio, oltre alla condivisione del maschio di casa, pretende anche il figlio che la coppia genererà. - SPOILER: quando però Rosa rimarrà incinta, come estremo atto di ribellione, abortirà, mantenendo gli agi raggiunti con l'inganno nei confronti di Gino.

Piscicelli ha una mano felice, si mostra da subito un regista preparatissimo. La Napoli che viene ritratta all'interno dei suoi fotogrammi è strategicamente pianificata a tavolino. Niente cartoline rassicuranti, niente sole, mare e mandolino, non c'è il colore né il calore della Napoli da festival canzoniero di Rete 4, non c'è la ruffianeria folcloristica e qualunquista. Di contro, siamo scaraventati in una Napoli durissima, una metropoli cinica, anonima, grigia, uguale a Berlino o Detroit, dove chi vive ai margini è uno sconfitto sin dalla nascita, dove la criminalità è sopravvivenza, dove il passaggio dagli anni '70 agli '80 deflagra vite umane, corpi ed anime. A Piscicelli non piace vincere facile. Affatto. La maggior parte dei dialoghi sono in dialetto (non facilissimo per chi ne é a digiuno), lo spettacolo squallido dei mostruosi scenari post industriali avvilisce gli occhi dello spettatore, costretto anche a decidere come porsi nei confronti di Rosa e della sua tribù. Se da una parte la bellezza e la simpatia della Suma conquistano senza indugi, dall'altra ciò non deve far abbassare le difese (morali) di chi assiste al suo quotidiano sconfinare nell'illegalità. Rosa si prostituisce per non dover lavorare, accompagna Tonino a smerciare cocaina, sa perfettamente che il mondo che le ruota attorno pratica il malaffare, ed è probabilmente consapevole sin dal primo momento di voler ingannare Gino, approfittando della sua disponibilità nei confronti di Tonino (lo sguardo che gli lancia quando, dopo aver amoreggiato col suo fidanzato, è costretta a lasciare il letto al suo "rivale" dice tutto). Tuttavia, ha delle reali alternative?

Piscicelli insomma ti pone davanti ad un dubbio amletico, delinquere come forma estrema di riscatto, o scelta che si può rifiutare? La potenza della fisicità e del personaggio di Rosa (delicato e grintoso al contempo) farebbe vacillare chiunque, complice anche quell'aurea di ingenuità e fanciullezza che ancora circonda la giovanissima protagonista (forse mai così bella in tutta la sua carriera). Indubbiamente la forza del film è lei, senza nulla togliere ad un'operazione che si dimostra vincente di suo, a prescindere dalla scelta della Suma. Chi è peggiore, Tonino che vuole tutto e subito, Rosa che preferisce la strada alla catena di montaggio, o Gino che pensa di poter comprare l'amore ed addirittura un figlio? Chi giustifica chi? Ecco, l'impressione è che Piscicelli non intenda giudicare, ma solo osservare e riprodurre, come uno scienziato da laboratorio. Ulteriore complicazione, le musiche, affidate ad un percussionista tedesco, il quale decostruisce in modo ritmico le atmosfere già frammentate del film, immergendole in rumorismi a metà strada tra il jazz e la Contemporanea, amplificando a dismisura il senso di straniamento e confusione dello spettatore. Piscicelli non si abbandona mai a patetismi e alla retorica; dialoghi, situazioni e personaggi sono asciutti, cinici, lividi, come le luci al neon col quale vengono illuminati i set. Fassbinder e Pasolini sono i nomi di riferimento spesso evocati per il lavoro del regista, e ne Le Occasioni Di Rosa certo possiamo parlare di ragazzi di vita e di strada in cerca di riscatto. Da considerare anche che quando nell'81 il film debuttò in sala, l'Irpinia aveva appena finito di sperimentare l'atroce terremoto di cui ancora oggi si parla e che tante cicatrici ha lasciato.

Trailer ufficiale

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