L'Anno Del Dragone (1985) di Michael Cimino è un film celebratissimo in ogni dove, una pellicola pressoché ben accolta ovunque, da pubblico e critica. Ed in gran parte lo merita. Una sceneggiatura intensa di Oliver Stone e dello stesso Cimino, adattamento dell'omonimo romanzo di Robert Daley, che si tuffa a capofitto nella cupissima Chinatown (New York), dove le triadi dettano legge, in base alla tradizione millenaria ereditata dalla antica e lontana Cina. Honk Kong, la Thailandia e Chinatown, un triangolo mafioso di gerarchie feudali, racket, gioco d'azzardo, prostituzione e spaccio della droga, mentre i "vicini di casa", italiani, ma anche portoricani e polacchi, tentano di portare avanti anch'essi i loro traffici loschi. In questo bailamme di illegalità istituzionalizzata, si insedia il nuovo capo del distretto, Stanley White (Mickey Rourke), un polacco reduce del Vietnam, psichicamente instabile, razzista e incapace di mantenere una relazione affettiva stabile. White però è anche un ottimo poliziotto (il più decorato della città per azioni sul campo), e si mette in testa di ribaltare le regole di Chinatown, costi quel che costi. 134 minuti di violenza e sangue, per poi chiudere amaramente con la constatazione che poco o nulla sarà cambiato in una società così arcaica e classista, tuttavia Stone e Cimino ci concedono almeno un lieto fine "personale" per White, che sembra trovare finalmente pace con la compagna Tracy Tzu (Ariane Koizumi) una giornalista di origine cinese con la quale, per tutto il film, Rourke coltiva un rapporto difficile, complicato e pieno di tensioni.
Cimino non indora la pillola, dipinge il personaggio del capitano White come un poco di buono, talvolta persino un po' ottuso nelle sue convinzioni, ma proprio per questo tenace e difficilmente manovrabile (la mafia tenta di corromperlo ma non ci riesce). White è razzista (ecco perché "White"....) e politicamente scorretto, i cinesi non li sopporta proprio e non perde occasione per pronunciare battutine sarcastiche su di loro, persino in presenza di Tracy, che tratta nel modo più maschilista e retrivo che si possa immaginare (e che ovviamente piace a Tracy, la quale, nel più classico tira e molla della femminista emancipata, recita la parte della risentita ma pende dalle labbra del macho emanatore di feromoni). Alcuni dialoghi sono poco convincenti, superficiali e banali, ma quel che conta per davvero nel film sono le atmosfere amero-cinesi, incorniciate dalla splendida fotografia di Alex Thomson, oltre alle tipizzazioni dei personaggi, nette ma allo stesso tempo mai bidimensionali.
Molto bella tutta la parte "thailandese" del film, durante la quale l'astro nascente della mafia cinese Joey Tai (John Lone) fa visita ai produttori di droga per ritrattare le regole del commercio ed il costo dell'acquisto e della spedizione della polvere bianca. Pare quasi uno spaccato de L'Ultimo Imperatore nel bel mezzo di Black Rain (Lone veniva proprio dal film di Bertolucci, per altro). L'Anno Del Dragone porta avanti il leit motiv del veterano del Vietnam che mal si inserisce nell'America degli anni '80, facendo del capitano White una sorta di novello John Rambo (First Blood è del 1982). Tema sempre molto sentito nelle produzioni americane, soprattutto se portano la firma di Oliver Stone. E comunque Cimino è pur sempre il regista de Il Cacciatore. Il film fu accusato di ritrarre un America violenta, xenofoba, piena di stereotipi e tipizzazioni violente (le comunità cinesi ed asiatiche americane non si spellarono esattamente le mani dagli applausi). A tal proposito, l'ultimissima frase che Mickey Rourke pronuncia prima dei titoli di coda, rivolgendosi a Tracy ("You were right and I was wrong. I'd like to be a nice guy. But I just don't know how to be nice"), sarebbe dovuta in realtà essere "Well, I guess if you fight a war long enough, you end up marrying the enemy", ma la Produzione preferì l'altra scelta, meno "compromettente" a livello idelogico.
In origine il ruolo di Rourke sarebbe dovuto andare a Nick Nolte, o magari Jeff Bridges (due attori che spesso confondo, chissà perché). Il film costò 24 milioni di dollari, ma ne incassò solo 18, costituendo "tecnicamente" un flop. Per quanto L'Anno Del Dragone risulti a conti fatti un film "esplosivo, eccitante ed avventuroso" (per usare le parole apparse sulla critica New York Post), penso che sia anche vero che a tratti ci sia della farraginosità nella narrazione, che alcuni dialoghi e conseguenti comportamenti siano mancanti di logica e che alcune soluzioni siano un po' troppo stereotipate, tuttavia rimane una visione magnificamente coinvolgente, e quelle sbavature percettibili (anche una certa fissità della recitazione) danno uno stimolante senso di incompiutezza al film. Oliver Stone ha detto di Cimino: "Lui non dorme mai. È una personalità ossessiva. È il più faraonico dei registi con i quali ho mai lavorato. (...) Il suo sguardo è fisso sul futuro, sulla storia. Non dà importanza alle sottigliezze."