La Volpe Dalla Coda Di Velluto

La Volpe Dalla Coda Di Velluto
La Volpe Dalla Coda Di Velluto

Col suo titolo zoofilo e pensando all'anno di provenienza, La Volpe Dalla Coda Di Velluto pare ovviamente un'emanazione del ciclo argentiano di thriller con gli animali in testa, uccelli dalle piume di cristallo, gatti a nove cose, mosche di velluto grigio, etc. Ce ne furono tanti in quel periodo, farfalle con le ali insanguinate, sanguisughe che conducevano la danza, iguana dalla lingua di fuoco e potrei continuare per un bel po'. La nostra volpe però proveniva in realtà dalla Spagna poiché il film di José María Forqué è una coproduzione italo-iberica uscita laggiù col titolo di El Ojo Del Huracán (L'Occhio Del Ciclone), stesso titolo ricevuto poi in ambito anglofono. Da noi la scelta della distribuzione fu fin troppo ovvia, battere il ferro caldo. Il punto è che la volpe con la coda di velluto non c'entra granché con la storia raccontata, semmai si sarebbe potuto far riferimento al bel cigno che Analía Gadé si ritrova in vasca da bagno e che poi tornerà più volte durante il film quasi come segno premonitore, ma la volpe proprio no. A meno di non voler identificare proprio la Gadé con il pregiato velluto del suddetto mammifero, per eleganza e astuzia, ma insomma.... bisogna tirare il pelo di questa benedetta volpe fino allo stremo per trovare il link. Per altro, più che al lascito argentiano, la pellicola andrebbe assegnata a quello lenziano poiché corrispettivi come Orgasmo (1969), Così Dolce... Così Perversa (1969) e Paranoia (1970) sono forse i riferimenti più prossimi alla vicenda diretta da Forqué.

Ruth (Analía Gadé) è una donna matura che sta per separarsi dal marito Miguel (Tony Kendall) avendo conosciuto un altro uomo, Paul (Jean Sorel). Miguel ama ancora sua moglie e fa quel che può per non perderla ma alla fine sembra doversi rassegnare. Ruth va a vivere con Paul e presso la bella villa sul mare riceve la visita di Miguel, come sorta di ultimo commiato prima della formalizzazione dall'avvocato. Durante la sua permanenza Ruth rischia per ben due volte la vita a causa di due incidenti molto inquietanti, una volta l'auto si ritrova senza freni, un'altra durante un'immersione subacquea le bombole terminano inaspettatamente l'ossigeno. Ruth si orienta a pensare che Miguel volesse in realtà uccidere Paul. - SPOILER: Scoprirà invece che Miguel e Paul si sono accordati per eliminarla e spartirsi il suo patrimonio, e che Paul per altro ha un'amante, Danielle (Rosanna Yanni), una vicina di casa. Presa dallo sconforto e sinceramente innamorata di Paul, Ruth dapprima sembrerà accettare il suo destino lasciando che Paul metta fine ad ogni sua sofferenza, inscenando un suicidio, ma poi salvata da una coincidenza, Ruth attua un proprio piano che porterà alla morte di Miguel e alla cattura da parte della Polizia di Paul e Danielle, accusati proprio dell'omicidio di Miguel, che non hanno in realtà mai commesso. Una sorta di contrappasso cinico e perverso. Il film termina (proprio sui titoli di coda) con l'avvicinamento a Ruth di Roland (Maurizio Bonuglia) vecchio amico sornione di Paul, che ha assistito a tutta la vicenda tenendosi a distanza e, come accade quando tra due litiganti un terzo gode, può finalmente approcciarsi alla donna, ora libera e sempre ricca.

La Volpe Dalla Coda Di Velluto ha un bell'intreccio, delle bellissime location ed un buon cast, ha quel sapore crudele, perfido e spietato che fa subito cinema di genere ed ha una iconica scena di bacio al contrario, con Sorel appeso a testa in giù ad un albero che bacia la Gadé mentre la MdP compie una rotazione di 180 gradi, invertendo la realtà del sottosopra (Raimi in Spiderman non ha inventato niente). Ci sono pure un paio di momenti alquanto audaci tra Sorel e la Gadé a letto, e tra loro due e la Yanni, che non si risparmia baci saffici con la Gadé piuttosto espliciti per l'epoca. Il film però ha anche una certa discontinuità di ritmo, nella prima parte l'intreccio è costruito con un po' troppa lentezza, e nella seconda (quando la vicenda prende nettamente i contorni del cinema di Lenzi) nuovamente tutto si rallenta e viene tirato eccessvamente troppo per le lunghe. La risoluzione della matassa però è fulminante, molto appagante per lo spettatore, anche se il personaggio di Ruth passa con troppa disinvoltura da un estremo all'altro. Sorel è davvero malevolo nella sua avvenenza, così come la Yanni (che qui mi ha ricordato Eva Czemerys) che pur non essendo bellissima trasmette una carica sensuale notevole. Molto preziosa e aristocratica invece la Gadé, con due occhi di ghiaccio fenomenali. Film assai gradevole, pur con le sue imperfezioni, ma specchio di un altro modo di fare cinema che manca da morire (perlomeno a me).

Trailer ufficiale

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