La Strana Storia è un po' come dire Lo Strano Vizio, è infatti l'assonanza non è incidentale visto che questa pellicola del 1995 di Antonio Bonifacio (già autore del cultissimo trash Appuntamento In Nero) è proprio un remake della Signora Wardh di Sergio Martino del 1971. Un bell'ardire trattandosi di uno dei più significativi gialli all'italiana degli anni '70, magnificato della regia di Martino, dalla bellezza della Fenech, dalle musiche di Nora Orlandi e da una sceneggiatura di sicura presa. Leggendo Giusti pare di capire addirittura che originariamente il remake fosse nelle mani dello stesso Martino, che poi invece lo cede ad un'altra produzione. Arriviamo così in Bulgaria, dove è girato il film, e con Serena Grandi protagonistissima, assieme al marito (nel film) David Brandon e a una Florinda Bolkan oramai a fine carriera. Come sia venuto in mente agli artefici del remake di scritturare la Grandi non è dato di sapere; suona strano (come la storia) perché la cosa avrebbe avuto una sua logicità se il plot avesse magari preso una sfumatura più erotica e morbosa, cosa che invece non è affatto (appena due scene di nudo e piuttosto morigerate), e d'altro canto il rapporto con la Fenech è improponibile, fisicità e impronte completamente diverse quelle delle due attrici.
La storia in parte riprende quella originale (l'ossatura di fondo, diciamo così), in parte se ne discosta andando per fatti suoi, il che è anche piacevole perché permette di seguire il film senza rimanere troppo legati al 1971. E tuttavia La Strana Storia Di Olga O manca dei fondamentali, a mio parere. Al di là del registro molto poveristico e un po' arrangiato della regia e delle scenografie, si compone di un cast decisamente modesto. Brandon è un habitué del cinema bis italiano, ma oltre a lui abbiamo Stéphane Ferrara, molto quarto di manzo ma decisamente inespressivo e una Daniela Poggi in una delle sue peggiori interpretazioni (il suo balletto presunto sexy al night è orrendo, roba da farsi rimborsare il biglietto). La Bolkan tiene dignitosamente la carreggiata ma è al minimo sindacale. Il resto è un cast di comprimari che non rimane certamente impresso. I momenti gialli, di tensione, sono poco interessanti, non basta infatti il continuo riproporre il dettaglio di una pupilla (quella dell'assassino), sistematicamente annunciata dal sintetizzatore, per fare primavera, o meglio, paura. I numerosi rallenty sono noiosi se non addirittura superflui. L'uso delle voci fuori campo, a ricreare il passato, viene anch'esso ripetuto più volte lungo il film, ma il guaio maggiore è che il villain della situazione è ovvio sin dalla prima mezzora di pellicola. Attenzione, non perché sia lo stesso del film di Martino, ma perché anche un neofita che non ha mai visto il film originale lo intuirebbe con estrema facilità. La presenza del complice magari è una finezza che invece richiede l'aggancio a Lo Strano Vizio Della Signora Wardh ma, a parte quello, non ci sono sorprese nell'afferrare sbrigativamente cosa stia succedendo e chi ne sia la causa. Serena (bellissima) se la cava discretamente, anche se è il film che le gira intorno a darle poche possibilità, e il fatto che la sua fisicità sia così trattenuta le toglie una buona fetta di carisma.
Hai voglia ad insistere sul versante psicanalitico, la pellicola vola troppo alto per le sue possibilità, finendo col tradursi in un thriller piuttosto modesto e anonimo, nonostante il soggetto sia sempre e comunque a firma Ernesto Gastaldi (lo stesso della Signora Wardh). Poche le scene belle, tra le quali quella della Grandi al cimitero (molto iconica) e quella dell'amplesso tra Ferrara e la Grandi tra i riverberi delle luci colorate di un mosaico. Velleitaria quella che apre il film, fatta dei suddetti rallenty, tirati troppo per le lunghe, con musichette a nenia funerea e assassino tutto nero e incappucciato. Verrebbe da vederci una liaison con certi momenti argentiani, ma è quasi una bestemmia. Non si capisce perché tutti abbiano nomi stranieri e per di più contrastanti, visto che alcuni sono anglofoni e altri d'estrazione più germanica. Nel film non viene mai specificato dove ci si trovi esattamente, Brandon ad un certo punto dice che deve trattare affari "all'estero", e "all'estero" è esattamente dove vanno i personaggi, quale estero e rispetto a cosa...non si sa.