La Santa Piccola

La Santa Piccola
La Santa Piccola

Primo lungometraggio di Silvia Bruganelli, dopo due corti e diversi titoli televisivi e cinematografici come assistente alla regia o regista di seconda unità; il debutto avviene con una storia difficile e delicata di cui cura la sceneggiatura assieme a Francesca Scanu. Sacro e profano si mescolano, spingendosi molto in là nel sacro e molto in là nel profano; il baricentro è a Napoli, città d'elezione per situazione spesso estreme, un luogo dove la sospensione dell'incredulità può manifestarsi ogni giorno in qualsiasi momento, lasciando il campo ad una narrazione grottesca che sa farsi ora buffa e spiritosa, ora drammatica e disperata, ora ambigua ed obliqua. Lino (Francesco Pellegrino) e Mario (Vincenzo Antonucci) sono due amici per la pelle, affrontano tutto insieme e sembrano completarsi a vicenda. Lino sbarca il lunario per tutta la famiglia, casa in affitto (con doversi arretrati da regolare), madre in preda ad un forte esaurimento nervoso (Pina Di Gennaro), una sorella piccola e deliziosa - Annaluce - da accompagnare a scuola (Sophia Guastaferro); Mario un meccanico che vive in costante attesa di incontrare Lino e dedicarglisi anima e corpo. E' evidente da subito che per Mario l'amicizia ha confini troppo stretti, tuttavia Lino deve pensare alla contingenza, come ad esempio l'allucinazione collettiva del rione che decide che la sua piccola Annaluce è una santa che compie miracoli (accadimenti misteriosi, spiegabili tanto da una prospettiva religiosa quanto incidentale e del tutto laica). La già precaria situazione familiare di Lino salta definitivamente per aria mentre attorno a lui la realtà va in disfacimento.
- SPOILER: Assia (Alessandra Mantice), una ragazza che fa l'estetista, è innamorata di Lino (non corrisposta) ed è incinta (forse proprio di Lino); Annaluce viene talmente risucchiata nel ruolo di santa che subisce un tale shock da mandarla in stato catatonico; la madre di Lino, esaltata dagli eventi, scivola del tutto fuori controllo ("grazie" ad Annaluce inizia a girare molto denaro in casa); Mario dopo sofferenze indicibili per reprimere il proprio sentimento, si libera del fardello che lo attanaglia da sempre, completamente indifeso davanti alle conseguenze; Lino cerca rifugio nel denaro che può guadagnare concedendo prestazioni sessuali in un locale (o a domicilio, come nel caso di un'abbiente nobile napoletana che apprezza parecchio la compagnia di ragazzotti giovani).

La cornice sociale del film è disagiata e precaria ma la Brunelli non tramuta mai questo dato di cronaca in un piagnisteo, anzi il ritratto dei protagonisti è sempre piuttosto solare, propositivo, speranzoso. Per altro il tono del racconto riesce a ricavarsi tonalità varie e molteplici, si riesce a sorridere eppure non mancano momenti davvero da pugno nello stomaco (come quando Assia chiede la "grazia" a Annaluce e, successivamente, dove ed in che termini la riceve). Su due binari paralleli scorrono la vicenda della piccola santa (materiale filmico già sufficiente per una riflessione sociologica ed antropologica destabilizzante) e quella dell'amicizia tra Lino e Mario, completamente squilibrata eppure basata a suo modo su un precario equilibrio di amore. La scena "a tre" tra i due ragazzi e la matura mangiatrice di uomini interpretata da Sara Ricci è un nodo cruciale emotivo, narrativo e spirituale del film. La Ricci ha dichiarato di aver apprezzato la scena proprio per il taglio garbato e sensibile con cui la Brunelli ha inteso girarla, privo di volgarità ed anzi semanticamente fondamentale per la storia raccontata. Vero. E' altrettanto vero che la mano tutta al femminile si evince da molto sfumature e dettagli; la Ricci è quasi del tutto trascurata, è un mero accendino che serve ad appiccare il fuoco (compare e scompare in sceneggiatura come fosse un fantasma, senza passato e senza un futuro), poi sparisce dall'inquadratura proprio "fisicamente" (curioso, in una scena di sesso), per lasciar posto al canto elegiaco, tutto fatto di sguardi e respiri pesanti, che si instaura come un'eco tra Pellegrino e Antonucci, ognuno dei quali mosso da un proprio istinto personale, rabbia e rivalsa il primo, amore ed abbandono il secondo (il quale usa la Ricci come transfert, come proprietà transitiva per arrivare al "suo" Lino). Indubbiamente una scena suggestiva e ben girata, anche se a suo modo anche un po' "furba" nel giocare con un erotismo che è quasi esclusivamente rivolto ad una sensibilità e ad un pubblico femminile, rovesciando stereotipi tipicamente maschili; ecco quindi due uomini per una donna, ecco la fantasia erotica di immaginare un'intenzione omosessuale contestualmente ad un rapporto eterosessuale, ecco una macchina da presa che indulge quasi esclusivamente sui corpi maschili.

Il finale del film è davvero molto intenso - SPOILER: Mario riesce a trovare una catarsi, un proprio olocausto che lo libera dallo stallo nel quale era venuta a trovarsi la sua amicizia con Lino dopo essersi dichiarato. Tutti hanno chiesto un miracolo alla povero Annaluce (proprio per questo forse andata in crisi, costretta con le sue orecchie di bambina ad udire cosa indicibili) ed anche Mario esprime un desiderio, che molto probabilmente è la felicità di Lino, costi quel che costi. Un plauso al cast, ottimo in ogni suo profilo, dai protagonisti ai ruoli minori e collaterali, compresa la piccola Guastaferro, chiamata a recitare un personaggio affatto facile e che probabilmente non potrà rivedere prima di qualche anno, considerando il tenore di alcune scene del film (quelle dentro il locale, dove luce e musica proiettano i presenti in una sorta di mondo parallelo nel quale tutto è concesso, tutto può accadere, tutto è lecito e apparentemente senza conseguenze). Davvero meritevole l'approccio della Brunelli, il suo piglio è quello dell'autore, il mestiere c'è tutto e la sottigliezza di non trascendere mai nell'eccessiva retorica, nell'enfasi o nella morale - bensì, al contrario, giocare con la provocazione e la naturalezza di sentimenti, situazioni e personaggi, mostrati per ciò che sono, la realtà, in tutta la sua tridimensionalità - spinge il film un passo avanti rispetto all'abituale conformismo del cinema italiano.

Trailer ufficiale

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