La Polizia Incrimina, La Legge Assolve

La Polizia Incrimina, La Legge Assolve
La Polizia Incrimina, La Legge Assolve

Mentre lo vedevo mi pareva che fosse un piccolo grande capolavoro, e infatti La Polizia Incrimina, La Legge Assolve (1973) lo è con certificato doc, ritenuto tale da più parti (a patto naturalmente di non scomodare i Guidobaldo Maria Riccardelli dello stracciamento filmico testicolare). Il primo, l'iniziatore del filone poliziesco/poliziottesco è considerato istituzionalmente La Polizia Ringrazia (1972) di Steno, subito dopo arriva un trittico di pellicole, Milano Rovente (Lenzi), Milano Trema: La Polizia Vuole Giustizia (Martino) e questa di Castellari, tutte del 1973. Castellari, in particolare, debutta nel filone proprio con La Polizia Incrimina, La Legge Assolve, e mette subito in mostra il suo talento e la sua inventiva, confezionando un lavoro che rimarrà un caposaldo del genere, anche dopo decine e decine di pellicole prodotte nel corso degli anni '70. Protagonista lo stereotipo (detto in senso buono, è in questi fotogrammi che prende forma) del commissario di ferro, un uomo contro la criminalità, stavolta genovese. Il nostro eroe è l'immarcescibile poliziotto Belli di Franco Nero, anticipatore dei vari Maurizio Merli, Luc Merenda, eccetera. Non ancora un giustiziere allo stato puro però; La Polizia Incrimina, La Legge Assolve è ancora un film corale, la lotta coinvolge l'intera Polizia, a cominciare dal commissario Scavino (James Whitmore), diretto superiore di Belli, fino all'ultimo degli appuntati. Naturalmente la personalità di Belli spicca, per impulsività, coraggio e tenacia.

Sullo sfondo del capoluogo ligure, assistiamo ad una guerra tra bande per il controllo della droga, vecchia (Fernando Ray) e nuova (Silvano Tranquilli, Duilio Del Prete) criminalità organizzata. Nel mezzo la città, stritolata dalla violenza e dagli omicidi. Innocenti (persino bambini) e uomini delle Forze dell'Ordine cadono sotto le smitragliate della Mala, e le protezioni degli assassini sembrano spingersi in alto, troppo in alto. Belli però è un puro e vuole sgominare ogni traffico, costi quel che costi (e di dazi ne paga parecchi e assai dolorosi). Castellari non lesina violenza, sempre molto spettacolarizzata (uccisioni a colpi di uncino, arrotamenti di auto e moto, evirazioni); la cifra registica è l'asso nella manica del film, fatta anche di ralenty e flashback usati con estremo gusto. Spesso ci sono raccordi tra scena e scena molto originali e fantasiosi, i momenti di azione sono ai vertici del genere e, più in generale, il tocco di Castellari dà grandissimo ritmo ed eleganza al film (eleganza da contestualizzare nel clima trucido e sanguinario del poliziottesco, naturalmente).

Molti topoi del genere si evidenziano già nel 1973: una criminalità particolarmente crudele, collusioni politiche, cittadini esasperati, schermaglie "culturali" tra il lassismo di sinistra e la rigidità destrorsa, poliziotti abbandonati a loro stessi, costretti a battersi contro la Mala quasi a petto nudo e aggrappandosi unicamente al proprio senso del dovere, metodi spicci ai limiti (e oltre) della legalità, schermaglie con i superiori burocrati, inseguimenti mozzafiato per la città, una colonna sonora che si rivela un valore aggiunto, spesso costellata di funkettoni inframezzati a toni jazzati (e spesso prodotti da quei geniacci dei Fratelli De Angelis aka Oliver Onions, veri eroi della musica "di genere" dei '70/'80). Celebre l'inseguimento automobilistico posto in apertura (come quello in moto di Uomini Si Nasce Poliziotti Si Muore); dura ben 8 minuti, vede protagonista la consueta Giulietta verde oliva della Polizia ai danni di una ambulanza Citroen "squalo", e attraversa praticamente tutta Genova, dal Porto alla sopraelevata, dalla A12 Genova-Livorno a Recco, da Rapallo a Santa Margherita Ligure.

Da segnalare nel cast, oltre a tante facce "caratteristiche" del poliziottesco, anche Delia Boccardo (compagna di Belli), Stefania Castellari, figlia di Enzo (la figlia di Franco Nero nel film) e Ely Galleani, inquadrata un paio di volte giusto per mostrare rispettivamente tette e cosce chilometriche. Trama vagamente richiamante Il Braccio Violento Della Legge di Friedkin, ma la sceneggiatura è rilevante in quota parte, poiché il meglio viene dai personaggi, dalle scene action, dalle atmosfere e dalle musiche. Finale che tenta un piccolo inganno....lì per lì pare una coltellata, ma poi Castellari ci ripensa, anche se rimane il senso profetico riguardo al futuro del commissario Belli (come accada a Merli in Roma Violenta, diretto dal padre di Enzo, Marino Girolami, e visibilmente ricalcato sul modello di La Polizia Incrimina, La Legge Assolve).

Trailer ufficiale

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