La Novizia ospita la Gloria nazionale. La novizia del titolo ovviamente è lei, una timida 19enne, settentrionale, spedita a badare un moribondo Lionel Stander nella più remota e sperduta Sicilia. Stander è stato un "fottitore" patentato in vita, il centro del suo universo erano e rimangono le donne, pure in punto di morte (infatti si vuole fottere pure quella), e tale è suo nipote, Gino Milli, che per 6 anni è stato in Continente, a Roma, a studiare, ma che ora fa ritorno al paesello, al capezzale dello zio prossimo al trapasso. Qui lo attendono pure gli amici di sempre, Rodolfo e Saretto (eterni allupati), e le donne focose di Sicilia, tra tutte una ninfomane Femi Benussi (ex di Vittorio), sempre in cerca di pene...d'amore, tanto da praticare di tutto, dalla masturbazione telefonica al sesso di gruppo pur di quagliare nelle notti di assenza del povero marito (Cetto o' Minchione). Com'è, come non è, Milli si innamnora della Guida, ovviamente ricambiato, ma è un bel pasticcio perché la novizia è prossima ai voti. Il fattaccio però scombussola i piani della giovane, che fa ritorno mestamente al nord. L'inconsolabile Milli se la va a riprendere fin lassù, e quando finalmente la trova....
Commedia sexi, pochissimo commedia, e abbastanza sexi. Onestamente non la etichetterei come appartenente al genere "commedia", primo perché regna una certa morbosità insistita in questa pellicola, sopratutto nelle scene erotiche, ma non solo. La Benussi ha un personaggio bello peso, una vera malata di sesso, indubbiamente il tipo di "fimmina" problematica per benpensanti, moralisti, critica intellettuale, e sinistrorsi con la puzza sotto il naso e cineforum afghano-libanese sottocasa. I "tipi" sociali ritratti dalla vicenda sono decisamente vecchio stampo, società retriva, meridionale e maschilista; le donne tutte sante fuori e bottane dentro. L'idea del sesso è ossessiva e prepotente, e guida le azioni di tutti. Personalmente ho trovato veramente forte la scena in cui la novizia Guida accetta di esaudire l'ultimo desiderio del morente don Ninì, che ancorché cieco, pretende che la novizia si faccia donna, e si vesta come una vera donna, perché lui possa morire accanto a ciò che più ha amato in vita, le fimmine appunto. La Guida, pur riluttante, accetta cristianamente, e si fa carico del desiderio osceno, svestendo l'abito bianco e indossando mutandine minuscole, calze a rete e reggiseno a balconcino. L'immagine che la ritrae col velo bianco e la lingerie super sexy è un bel pungo allo stomaco, non solo per la evidente carica di sensualità, ma anche per il contrasto stridente dei due elementi, sacro e profano, che dà vita ad un corto circuito perverso e, come detto, estremamente morboso. Scena cult assoluta del film. In coda comunque vediamo anche la Guida totalmente nuda, mentre corre nei campi col suo bell'amore siculo, immersa nelle gioie del sesso. Anche se, un istante dopo, Ferretti ci riserva un finale insolito per una "commedia"... Nel complesso La Novizia è un po' noioso, ha delle lentezze eccessive e si sofferma troppo sui dialoghi tra i tre amici Rodolfo, Saretto e Turuzzo (Vittorio), perlopiù vacui e inutili. La visione si salva grazie alle grazie della Benussi (sempre immensa) e della Guida.