La Notte Dei Morti Viventi

La Notte Dei Morti Viventi
La Notte Dei Morti Viventi

Non ci dovrebbe essere molto da aggiungere e scrivere su un film di cui è già stato detto tutto nelle sue quasi 6 decadi di esistenza. Quel che è certo è che George Romero ha radicalmente cambiato l'idea di cinema, non solo horror ma cinema in generale. Il fatto che La Notte Dei Morti Viventi sia un film dell'orrore è stato quasi incidentale, all'epoca il genere attirava spettatori in sala, era relativamente facile da produrre ma soprattutto garantiva un minimo riscontro commerciale di base. L'impostazione autarchica di Romero, con una casa di produzione messa su da pochi cinefili ben determinati, un cast artistico che al contempo fungeva anche da cast tecnico, comparse reclutate nello stretto giro di conoscenze e tra gli abitanti di Evans City, Pennsylvania, dove venne girato il film, una colonna sonora fatta di musiche già edite e riciclate, ed un budget limitatissimo a disposizione, ha poi fatto scuola ed ispirato tanti altri cineasti, uno su tutti John Carpenter. Anche la vita di Romero cambiò radicalmente dal 1968 in poi, mai avrebbe potuto immaginare che alla sua prima regia, dopo tanta gavetta nella pubblicità, quella sua opera prima avrebbe cambiato per sempre la sua esistenza, quella del cinema dell'orrore, del modo di girare film e di tutto l'immaginario connesso al mondo del fantastico e degli zombie, creature che non inventò Romero (c'erano già stati L'Isola Degli Zombies o Ho Camminato Con Uno Zombie, rispettivamente negli anni '30 e '40, pellicole tuttavia sempre strettamente connesse al mondo della ritualità e della magia voodoo caraibica), ma che contribuì pesantemente a definire. Fu Romero a renderli dei cannibali, pescando a sua volta da Io Sono Leggenda di Richard Matheson, il quale si era occupato sì di non morti ma vampirici anziché zombie. L'idea di questi umani rallentati, famelici, capaci solo di nutrirsi, inarrestabili, facili da eliminare singolarmente ma praticamente inarrestabili dato il loro incessante moltiplicarsi, è tutta farina del sacco di George Romero.

La trama del film diventerà poi il canovaccio di tutte le case infestate che dagli anni 70 in poi terrorizzeranno il pubblico in sala. C'è un breve preambolo cimiteriale nel quale i fratelli Barbara (Judith O'Dea) e Johnny (Russel Streiner) si recano alla tomba del padre per depositare una croce floreale ma già qui vengono assaliti dal primo zombie. Johnny soccombe subito mentre Barbara riesce a scappare e rifugiarsi in una casa abbandonata nelle vicinanze. Qui viene aiutata da Ben (Duane Jones). I due si asserragliano tra le mura, bloccano porte e finestre con le assi e attendono che qualcuno li venga ad aiutare. Durante l'assedio scoprono che nella cantina della casa ci sono altri ospiti, tra cui una famiglia con una ragazzina che è stata morsa da uno zombie. Radio e tv diffondono notizie sul contagio epidemico che sembra dover essere imputato alle radiazioni emesse da una sonda americana tornata dall'esplorazione di Venere. Appare chiaro fin da subito che numericamente la battaglia è improba perché gli zombie aumentano esponenzialmente. Ogni nuovo cadavere è potenzialmente un futuro zombie, a meno che il suo corpo non venga immediatamente bruciato o distrutto. - SPOILER: il solo Ben sopravviverà alla nottata ma verrà beffardamente ucciso da una pattuglia di salvataggio comandata dallo sceriffo locale, che gli piazzerà una pallottola in fronte scambiandolo per l'ennesimo zombie nascosto nella casa.

Da subito La Notte Dei Morti Viventi offrì infinite sponde per una rilettura politica, sociologica e metaforica di molti suoi elementi. L'orda di zombie diventò un commando di russi, un'allegoria del Vietnam, il braccio cannibale del capitalismo. Ognuno ci vide dentro il suo nemico. Probabilmente oggi ci vedremmo una pandemia globale o il nuovo ordine mondiale. Il punto è che quel mare di morte e pestilenza che si approssima agli umani per ucciderli e divorarli è semplicemente il nemico, l'estinzione che ci aspetta, indipendentemente dal colore politico che lo spettatore intende attribuirgli in base alla propria sensibilità culturale. Inoltre racconta Romero che mentre stava materialmente portando la prima copia stampata del film a New York sentì alla radio della sua macchina la notizia dell'uccisione di Martin Luther King; Romero comprese all'istante che ciò avrebbe completamente cambiato l'accoglienza del film, dandogli una chiave di lettura fortemente politica. Ben, il protagonista, è un afroamericano, cosa già abbastanza atipica per il 1968, oltretutto senza che nella storia ciò venga minimamente sottolineato in alcun modo, come fosse una cosa normale insomma (questo sì, decisamente "atipico" per l'epoca), ma soprattutto Ben dopo essere brillantemente riuscito a sopravvivere agli zombie finisce per essere malamente ammazzato da dei bianchi capeggiati dallo sceriffo, ovvero l'autorità. Impossibile che un attimo dopo la morte del reverendo King ciò non si trasformasse in una (presunta) ascia di guerra politica.

Come se non bastasse, nel film c'è la questione femminile, con tutti i personaggi donna descritti come incapaci di incidere minimamente nelle decisioni che contano, delle bamboline atterrite e totalmente dipendenti dagli uomini. Peccato che molti occhi critici si siano dimenticati di osservare anche che pure i personaggi maschili non sembrano granché performanti; Johnny che prende in giro la sorella per la sua paura dei morti è la prima vittima degli zombie, Harry Cooper (Karl Hardman) è un vigliacco meschino e spregevole, Tom (Keith Wayne) è un giovane volenteroso ma totalmente sprovveduto e inetto, lo stesso Ben litiga tutto il tempo con Harry perché anziché andare in cantina vuole rimanere in superficie per garantirsi una via di fuga, ma alla fine si salverà proprio grazie alla cantina, Harry in fondo aveva ragione. Infine ci sono i cittadini e lo sceriffo che vanno in giro a sparare a qualsiasi cosa, non distinguendo i vivi dai morti viventi. La lente attraverso cui Romero ci mostra la realtà è nichilista e senza speranza, il mondo è condannato, spacciato e noi semplicemente stiamo assistendo alla sua fine. La Columbia e l'American International Pictures a cui il film fu proposto obbiettarono proprio su questo aspetto, chiedendo che il finale amarissimo venisse cambiato, ma per fortuna di Romero la Walter Reade Organization accettò di la pellicola così com'era, senza per altro richiedere alcuna censura pur a fronte di sequenze molto forti per il 1968. Chiese solo di cambiare il titolo (da The Night Of The Flesh Eaters a The Night Of The Living Dead). La Walter Reade Organization tuttavia giocò il brutto scherzo a Romero di dimenticarsi di apporre il copyright sul film, rendendolo di fatto di "pubblico dominio", col risultato che da allora chiunque può distribuire il film (ed infatti ad oggi solo in homevideo si contano 23 diverse copie del film).

Romero girò in bianco e nero per mere questione economiche ma quella scelta ha contribuito a rendere il film ancora più vivido, espressionista e drammatico. Il montaggio, gli ottimi tempi recitativi, i primi piani, il grande senso narrativo, l'oggettiva sensazione di asfissia e pericolo costante, fecero il resto, trasformando La Notte Dei Morti Viventi in un cult che sopravvive tale e quale oltre mezzo secolo dopo il suo concepimento. Romero realizzò 5 sequel e collaborò produttivamente ai remake. Di film sugli zombie, ma anche videogiochi, opere letterarie, televisive e cinematografiche a vario titolo non se ne contano, oramai è un universo sterminato che riconosce in Romero il proprio padre putativo. Lo stesso regista newyorkese non ha mai saputo spiegarsi come il fenomeno sia potuto accadere, limitandosi a prendere atto che un qualche strano meccanismo si mise in moto trasformando gli zombie in una vera e propria moda mai passata di moda.

Trailer ufficiale

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