Esisteva Il Trionfo Della Volontà di Leni Riefensthal ed esiste il trionfo della volontà di Tom Cruise, che si manifesta ad ogni film che fa, anzi è ogni film che fa. Sta diventando quasi più interessante seguire i making of, i backstage, gli extra dei dvd anziché i film in sé, poiché il superomismo nietschiano che Tommasino Missile ripone e dispensa nella realizzazione della sua arte cinematografica è ai limiti consentiti dell'umana natura, e del resto la sua uber militanza nella Chiesa di Scientology qualche frutto miracolistico dovrà pur portarlo. La riproposizione del classico datato 1932, nuovo reboot - ennesimo, dopo quello avviato nel 1999 da Stephen Frears e arenatosi un po' miseramente nei muscolazzi di The Rock - si propone come qualcosa di assai ambizioso; non solo raccogliere le redini di uno dei personaggi più affascinanti della celluloide da che celluloide esiste, ma imbastire un franchise fiammeggiante, allestire addirittura un "dark universe". Con i suoi mostri la Universal lo fece proprio negli anni dei Dracula, dei Frankenstein, degli Uomo Lupo, delle Mummie originali, intuendo la portata commerciale di quelle creature, di quelle storie orrorifiche, spettacolari e romantiche al contempo, e andando pure nella direzione di una sorta di "universo" condiviso, appunto, che li mettesse in connessione, talvolta idealmente, talvolta fisicamente (facendo incontrare i mostri nello stesso film). Il filone fu sfruttato finché possibile poi, come tutte le cose, ebbe una fine.
Oggi un moderno universo cinematografico è quello dei supereroi dei fumetti, divenuti il nuovo trend imperante. Beh, pare che la Universal, fomentata dall'iperattività di Cruise, intenda rispolverare anche il "dark universe" dei mostri, e chi se non la Universal dovrebbe e potrebbe? Il punto è quanto un cosa del genere sia necessaria, opportuna, avveduta. Fatto sta che prima ancora che il film cominci, il logo "dark universe" campeggia fiero e tronfio, un monito di ciò che ci aspetta (da qui ai prossimi anni, botteghino permettendo). Quindi si parte per un viaggio che tocca le seguenti tappe: Inghilterra (passata e presente), Egitto, Mesopotamia e ancora Inghilterra, Londra. La storia sostanzialmente non ha nulla a che vedere con le Mummie precedenti; certo bazzica e solletica quegli umori, quelle atmosfere, quei personaggi ma se ne discosta ampiamente. Male? Bene? Non saprei, entrambi; nel senso che è giusto che un nuovo film vada per la propria strada e cammina con le sue gambe, ma questo azzardo lo si paga a caro prezzo se la strada intrapresa finisce col rivelarsi modesta e poco stimolante.
La Mummia di Cruise è un accrocchio di tutto, tanto per capirci ad un certo punto abbiamo una mummia regina d'Egitto alla testa di un'orda di cavalieri templari zombi, quanto a crossover insomma non ci facciamo mancare niente. Chiaramente abbondano le galoppate nel deserto, i sotterranei di una Londra misteriosa, le scene di lotta in assenza di gravità su aerei senza pilota, inseguimenti sott'acqua in apnea e quant'altro. Dentro i 110 minuti di pellicola Tom Cruise pigia tutto il possibile, come il frigorifero della viglia di Natale stipato fino all'inverosimile, una sola oliva in più ed esploderebbe. Cercando di prescindere dal paragone con La Mummia di Boris Karloff, cosa funziona in questo film e cosa no? Di positivo c'è il ritmo indiavolato che davvero non fa mai tirare il fiato (ma che trasforma la storia in un luna park esclusivamente action, smorzando un po' tutte le altre componenti), gli effetti speciali "top di gamma", un certo piglio avventuroso - che si manifesta purtroppo a singhiozzo, strangolato e soffocato dall'azione ininterrotta, ma che quando c'è ricorda alla lontana certi momenti di Indiana Jones) - e, last but not least (anzi direi soprattutto), Sofia Boutella, fortunatissima e azzeccata scelta di casting. Intrigante, carismatica, violenta e dolente al contempo, davvero un bel personaggio il suo che, in un contesto meno smaccatamente commerciale, avrebbe potuto dare ancora di più. A mio gusto e parere, il 50% del film lo regge lei sulle sue spalle.
Di negativo abbiamo tutto il resto: Cruise che gigioneggia con la smania addosso (i siparietti squisitamente comici non gli si addicono per niente, il ragazzo non è proprio portato); una regia inesistente (di fatto è così, una fregia non c'è, il film è diretto da Cruise non da Alex Kurtzman, basta vedere le featurette del dvd per rendersene conto); l'assoluta inconsistenza degli ingredienti "horror" e "comedy" con i quali si tenta di amalgamare la storia, i primi non fanno paura i secondi non fanno ridere, il film è un action movie ad alto tasso di spettacolarità, punto; la sceneggiatura si concede delle facilonerie che sinceramente fanno storcere la bocca, va bene avere pretese a buon mercato considerando il tono ed il target del film, ma qui ci se ne approfitta oltre il consentito; attori anonimi e privi di carisma, tolto Cruise che nel bene e nel male è Cruise, la Boutella di cui ho già detto e un Russell Crowe comunque parodistico e sotto tono, non rimane praticamente altro. Se il film avesse avuto una guida diversa da quella di Cruise, se fosse stato affidato a mani più severe e rigorose, se si fosse optato per un taglio più raffinato e maturo della sceneggiatura ne sarebbe anche potuto venir fuori qualcosa di più interessante, spunti ed elementi non mancavano. Ma in definitiva La Mummia (2017) si riduce ad essere un film visivamente anche appagante ma nulla di più, il golem di sabbia si disfa non appena arrivano i titoli di coda (a proposito, orrendo il finale con ovvio e telefonatissimo appiglio per dare il là ad una serie di millemila sequel nefasti).