La Morte Sospesa

La Morte Sospesa
La Morte Sospesa

Ci sono film dell'orrore e film dell'Orrore. Se vi vengono in mente i Freddy Krueger, i Jason Voorhees, i lupi mannari e i vampiri, si tratta senza dubbio di roba molto divertente ma apparietene alla prima categoria. Alla seconda invece vanno assegnati Platoon, Salvate Il Sodlato Ryan, Dead Man Walking, per fare qualche esempio. Anche il documentario di Kevin Macdonald va assegnato di diritto al filone con la "O" maiuscola. Perché raramente vi capiterà di assistere a qualcosa di più terrorizzante di una pellicola come quella tratta dal diario scritto da Joe Simpson, protagonista assieme a Simon Yates di una delle storie più drammatiche e leggendarie dell'alpinismo di tutti i tempi.

1985, i due compagni di scalata, estremamente ambiziosi e confidenti nelle proprie possibilità, decidono di salire sul Siula Grande, vetta delle Ande peruviante attestata sui 6344 metri. Nessuno lo aveva mai fatto prima (e ad oggi risulta che ancora nessuno lo abbia mai fatto "dopo"). Arruolato un terzo commilitone sul posto (Richard Hawking, relegato a sorvegliante del campo base in quanto sprovvisto di qualsiasi nozione ed esperienza sull'alpinismo), gli scalatori raggiungono la cima in 3 giorni, con estrema fatica e sacrificio, ma anche determinazione. Per quanto una discesa presenti difficoltà e pericoli, Joe e Simon erano convinti di aver fatto la maggior parte dell'impresa. Iniziata la discesa, il percorso si rivela assai più complicato del previsto. Tutto precipita quando si verifica un incidente.

- SPOILER: Joe scivola fratturandosi la gamba all'altezza del ginocchio. La situazione va in stallo, Simon non può essere d'aiuto a Joe e viceversa. Giunti allo stremo, Simon prende la decisione ultima, tagliare la corda che li tiene uniti, liberandosi del peso del corpo di Joe, il quale precipita in un crepaccio per circa 45 m., venendo inghiottito dal buio. Miracolosamente Simon riesce a tornare al campo base, dove sosta per qualche giorno in condizioni precarie, assieme a Richard. Parallelamente ha inizio la tragica epopea di Joe il quale, con una gamba fratturata, sena cibo né acqua e assediato dalle tempeste di neve e da temperature bassissime, sfida la fisica, la logica, e il limite umano della propria resistenza e sopportazione, per evadere dal crepaccio, scendere dalla montagna e raggiungere il campo base a poche ore dalla partenza stabilita da Simon e Richard. Un'impresa impensabile, impossibile, fino a che Joe non la porta compie.

Le poche righe in cui necessariamente devo riassumere la vicenda non possono lasciar comprendere la mostruosità delle circostanze in cui viene a trovarsi Joe, una condizione che nella migliore delle ipotesi avrebbe fatto impazzire chiunque altro. Con una forza di volontà sovraumana Joe guadagna metro dopo metro, strisciando sulle rocce, arpionandosi sul ghiaccio, bevendo acqua che sgorga dalla terra, riscaldandosi con le proprie urine, costruendosi alla buona un'armatura per la gamba fratturata, infine approdando al luogo dal quale era partito. Qui viene raccolto da Joe e Richard ed inizia il secondo tempo della sua agonia. Attraverso diverse tappe a bordo di un mulo arriva di villaggio in villaggio all'avamposto dal quale può raggiungere Lima. Nella capitale viene ricoverato all'ospedale dove per due giorni non viene curato; la sua assicurazione sanitaria non è ritrenuta sufficiente, occorre un pagamento anticipato. 2 anni e parecchie operazioni dopo (in Inghilterra) Joe potrà finalmente lasciarsi alle spalle quella assurda, incredibile, devastante esperienza.

Parte della comunità alpinistica stigmatizzò il comportamento di Simon, che venne accusato di aver abbandonato il compagno. Joe lo ha sempre difeso, tanto da arrivare a scrivere un libro (Touching The Void) per raccontare quei fatti e difendere Simon (il libro è dedicato a lui). Joe ha avuto la forza e lucidità di veder scaturire grandi opportunità da quella tragedia. E' sopravvissuto laddove doveva essere spacciato, ha battuto i suoi limiti, è diventato scrittore, ha ripreso a scalare, ha guadagnato una nuova vita quando credeva di averla persa. Dal canto suo Simon non si è rinnovato in modo altrettanto catartico. Essere identificato per anni come "quello che ha tagliato la corda" lo ha segnato profondamente, al punto che tutta la rielaborazione di quella esperienza fatta attraverso le riprese del film lo ha incattivito ancor più, spingendolo a non voler avere più niente a che fare con la pellicola, una volta terminate le riprese. Tornare a Lima, rivedere il Siula Grande ha sconvolto entrambi, quelli sono stati giorni spartiacque, dopo niente è stato più come prima.

Per quanto il film sia sufficientemente angosciante, forse è ancora più disturbante vedere il diario di lavorazione tenuto da Macdonald (uno degli extra del dvd Fandango). La storia è vera, ma noi addirittura vediamo la vera storia della vera storia. le razioni di Joe una volta arrivato sul posto sono molto forti (post-traumatic stress syndrome) e difficilmente lasceranno impassibile lo spettatore. Realizzare un film del genere non deve essere stato semplice per Macdonald, sia da un punto di vista squisitamente tecnico (tutto per altro è perfetto) che emotivo, inteso nella gestione del cast tecnico, artistico e dei diretti protagonisti di quell'incubo. Macdonald alterna le interviste a Joe e Simon con la ricostruzione degli eventi, creando un docufilm estremamente coinvolgente. Geniale una volta tanto il titolo italiano, che gioca tanto sull'abilità di rimandare (e sconfiggere) una morte annunciata, quanto l'esatto momento in cui si decide tutto, quando Joe impotente rimane sospeso sul crepaccio in attesa che il suo destino si compia.

Trailer ufficiale

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