Trentaduesima pellicola in carriera di Allen, seconda del nuovo millennio dopo Criminali Da Strapazzo. Da molti è considerata una delle peggiori (all'interno di un lustro a sua volta considerato tra i meno brillanti e creativi del regista); Allen stesso lo ritiene probabilmente il suo peggior film di sempre. Addirittura? Una pioggia di critiche così granitica è motivata? Non so rispondere, sono un estimatore di Allen ma non un suo filologo a tal punto da aver visto tutti i suoi film così tante volte da poter decretare senza possibilità di margine di errore un giudizio tanto tranchant. Indubbiamente il senso di stiracchiamento e stanchezza durante la visione arriva, anche se, ad onore del vero, ho "sofferto" maggiormente la visione di altre pellicole di Allen. In questo rientra anche una certa sensibilità soggettiva.
La cosa interessante de La Maledizione Dello Scorpione Di Giada è la possibilità di vederlo sotto altri aspetti, sottolineare altri ingredienti, apparentemente periferici, secondari e collaterali ma che permettono di trovare comunque del positivo in questo lavoro. Non invento nulla, sono considerazioni che potete trovare facilmente online, ad esempio già su wikipedia, elaborate evidentemente da osservatori più pronti ed acuti del sottoscritto. Tanto per cominciare La Maledizione riprende più da vicino le screwball comedy d'inizio carriera di Allen, rispetto ai film maggiormente elaborati, intellettuali e sottili degli anni successivi, quindi in qualche modo fra piacere tornare a certe atmosfere degli esordi. Il ritmo è davvero incalzante negli scambi dialettici tra i personaggi, in particolare quelle che si giocano tra Woody Allen e Helen Hunt sono vere e proprie partite di ping pong all'ultimo respiro. Magnifica a mio parere l'interpretazione della Hunt, che forse non avrà appreso con grande entusiasmo di far parte della peggior pellicola di sempre di Allen, soprattutto avendo dato il 110% del suo mestiere di attrice. Di molte delle battute di Allen viene detto che sono fiacche, ed in parte è vero, sembrano scritte col pilota automatico, sono perfettamente in stile Allen ma non graffiano, come fossero quelle di riserva che si tiene quando ha finito quelle buone. il protagonismo di Woody è ingombrante, difetto del quale a posteriori si è reso conto anche lui. Dice di aver proposto il ruolo a Jack Nicholson (....Jack Nicholson?) e Tom Hanks ma di aver ricevuto altrettanti rifiuti. A livello di budget La Maledizione è stato il film più costoso di Allen (33 milioni di dollari), e pensa.... alla fine si è quello ritenuto peggiore. Pare che il set fu estremamente dispendioso ed il tempo relativamente breve, il che non consentì al regista di rivedere molte cose (se pensiamo che Settembre Allen lo rigirò per intero una volta terminato, sentendosi insoddisfatto del risultato).
Tuttavia c'è chi ha notato come il film sia delizioso da un punto di vista di immagine. Una sorta di tributo affettuoso all'era delle vecchie commedie in bianco e nero poi portate a colori, con quei cromatismi improbabili e un po' artefatti. Una grande attenzione è riservata anche ai personaggi femminili del film. Della Hunt ho detto, il suo ruolo è adorabile e lei si dimostra una professionista coi fiocchi; Charlize Theron, bellissima, viene usata come una bambolina, certamente il suo non è un profilo di "spessore" in sceneggiatura ma il punto è che le donne de La Maledizione intendono incarnare dei veri e propri archetipi, non sono donne reali ma le donne delle locandine dei film anni '40, dunque idealizzate ed estremizzate secondo determinati tratti caratteriali, bellezza, seduzione e superficialità per quanto attiene alla Theron (con un discreto tasso di "pericolosità" insita in quel corpo, in quelle movenze feline e in quegli sguardi magnetici), rigore ed intelligenza (ma anche bellezza, sebbene meno glamour) per quanto riguarda la Hunt. Di pari passo vanno i loro costumi di scena. La musica è un vero tormentone ma incornicia a dovere la storia. Dan Aykroyd gigioneggia come sempre, il resto del cast riempie i vuoi, e certamente per avvenenza spicca Elizabeth Berkley, una delle segretarie della società assicurativa in cui lavora Allen. La trama è davvero esile, un pretesto per le situazioni comiche e gli scioglilingua di Allen, comunque qualche battuta che va a segno c'è, anche se stavolta è l'eccezione che conferma la regola e non viceversa.