Già Mark il Poliziotto (Franco Gasparri) era sembrato piuttosto sbrigativo e risoluto nei suoi metodi anticrimine, e prima ancora pure Tomas Ravelli (Tomas Milian) non era andato tanto per il sottile; Stelvio Massi aveva dimostrato insomma di avere una certa predilezione per i tutori dell'ordine muscolari, determinati e autoritari. Lo conferma in La Legge Violenta Della Squadra Anticrimine - pellicola piazzata tra il secondo ed il terzo sequel di Mark - affidandosi stavolta al commissario Javovella (interpretato da John Saxon). E' così che la Puglia ha la sua Bari Violenta, senza nulla togliere a Napoli, Milano e Roma (e pure alla Provincia filmata da Mario Bianchi). Il cast del film è decisamente ben assortito poiché non è meramente definibile "di genere" (come se per altro ciò, di per sé, dovesse avere una connotazione necessariamente negativa); Lino Capolicchio era un nome da cinema d'autore, Renzo Palmer poteva essere impiegato in qualsiasi tipo di produzione, Lee J Cobb aveva "soltanto" lavorato con gente come Marlon Brando, Henry Fonda, Clint Eastwood, William Friedkin, Elia Kazan, e Rosanna Fratello era e rimaneva una cantante, nonostante la breve parentesi cinematografica. Preso come appartenente al filone poliziottesco, La Legge Violenta Della Squadra Anticrimine ha sicuramente una marcia in più, trattato come un poliziesco commerciale del periodo il film sta comunque in piedi, tanto da essere ricordato con piacere persino da un attore snob come Capolicchio.
A Bari Antonio Blasi (Lino Capolicchio) è un 25enne senza grosse prospettive se non un matrimonio (economicamente proibitivo) con la fidanzata Nadia (Rosanna Fratello). Si lascia coinvolgere da dei balordi a compiere una rapina in banca, che naturalmente va male e durante la quale fredda a colpi di mitra un poliziotto. Da quel momento diviene ufficialmente ricercato dalla Polizia. Durante la fuga ruba l'auto al fratello del boss Dante Ragusa (Lee J. Cobb), che stava portando con sé compromettenti documenti che legavano l'Organizzazione alla politica. Anche la Malavita dunque si mette sulle tracce di Blasi. Come se non bastasse, Maselli (Renzo Palmer) un caporedattore della Gazzetta del Mezzogiorno, cerca di sfruttare in ogni modo la caccia a Blasi, infilando un scoop dietro l'altro, complicando la vita alla Polizia (accusando continuamente Jacovella di barbarie e brutalità) e mettendo in ulteriore pericolo quella del fuggiasco Blasi. - SPOILER: Dopo un primo fallito tentativo di accoppare Blasi da parte della Mala, il ragazzo stabilirà dei contatti con Maselli, nel tentativo incastrare Ragusa e costituirsi. Non farà in tempo, un cecchino lo ucciderà davanti al giornale, ma Nadia passerà i documenti scottanti a Jacovella, che arresterà finalmente Ragusa.
In La Legge Violenta Della Squadra Anticrimine c'è molta azione, Massi era uno specialista in materia, inseguimenti, sparatorie e colluttazione sono all'ordine del giorno, sempre convincenti e solidi. Saxon è un poliziotto bastardo perfetto; ha moglie (Antonella Lualdi) e figlio, a casa è un padre premuroso, ma per strada prende tutti a schiaffoni e revolverate senza tanti perché. La feccia è feccia e lui proprio non la tollera. Forse ancora meno dei criminali sopporta la stampa, perché gli sta sempre addosso e perché pretende quel rispetto dei diritti che secondo lui non può neppure essere evocato quando si tratta di tizi armati con la pistola che vanno in giro ad uccidere cittadini inermi e poliziotti integerrimi. Cobb è un po' caricaturale nella sua interpretazione (il fatto che sia cieco ne limita parecchio le sfumature espressive) ma sempre efficace; Capolicchio si cala bene nei panni del cinema commerciale, dimostra versatilità e comprensione del personaggio, ed il suo monololgo/confessione alla Fratello è un vero pezzo di bravura. Dal canto suo la Fratello è un po' impostata sullo stile "angelo del focolare", la sua Nadia, nonostante sia un figone clamoroso, vive come una ingenua madonnina angelicata, una donna degli anni '40, devota al maschio dominante e pronta al sacrificio. Renzo Palmer è l'attore che qualsiasi regista vorrebbe avere, duttile tanto per un ruolo da protagonista quanto per uno da caratterista, si casca sempre in piedi insomma.
Il film tira un colpo al cerchio ed uno alla botte in termini di politicamente (s)corretto; da una parte la Polizia è ritratta come poco "civile", con la tendenza facile al fascismo, ma d'altra parte è quello che rende spettacolare (e quindi popolare) il film. Sull'altro versante pure la stampa e la magistratura non se la passano meglio, certo non esenti da critiche. Quello che tiene il tutto è il gran mestiere di Massi, sempre sul pezzo. Le musiche sono di Piero Pintucci e la canzone dei titoli di testa e coda è cantata da Nives (oggetto non meglio identificato, mi sarei aspettato la Fratello). per chi intendesse acquistare il dvd CG, consiglio vivamente di soprassedere sull'intervista extra a Capolicchio, rischia di farvi andare di traverso il film. Di una vanagloria e di una presunzione uniche. Il "grande Lino" era uso solo fave film di un cevto tipo, cultuvalmente pavlando, e lo scadimento nel cinema di genere proprio non lo aveva manco sfiorato, fatto sta che Stelvio Massi gli propose una buona sceneggiatura (pur condita di aspetti non condivisibili per Capolicchio, non ci sbagliamo) e allora lui intravide la possibilità di interpretare comunque un personaggio stimolante. Men che mai ha inteso intrattenere rapporti con i suoi colleghi attori durante la lavorazione del film, e la Fratello, beh, belloccia ma insomma, era quel che era, una cantante. A Lino.... ma vattela a pija 'n der ****.