La Coniglietta Di Casa

La Coniglietta Di Casa
La Coniglietta Di Casa

La Coniglietta Di Casa è l'ennesima variazione sul tema "bella, bionda, facile, americana, stupidina, ma volitiva e tenace tanto da volgere la situazione a proprio favore, conquistare il prossimo e far contenti tutti". La storia è quella di una spassosa Anna Faris (anche produttirce del film), coniglietta della Playboy Mansion di Mr. Hugh Hefner (che impersona se stesso nel film) costretta a lasciare la tenuta perché troppo vecchia (27 anni). Più avanti scorpiremo che è stata in realtà vittima di un inganno ordito da una coniglietta invidiosa, ma tant'è, dopo tutto quell'agio e quel dolce "far niente", la bella Shelley si ritrova catapultata nel mondo vero e crudo. In cerca di una nuova famiglia e di una nuova casa, si stabilisce in un club universitario di ragazze, le più sfigate del campus (non a caso, il club Zeta), a loro volta assai problematiche, perché naturalmente racchie, prive di qualsiasi fama e popolarità (che nel campus U.S.A. sono tutto), schifate dai ragazzi, e sull'orlo dello sfratto proprio per mancanza di adesioni. Le loro arcinemiche sono le consorelle del club Phi Iota Mu, ovviamente spocchiasnob, biondine, slavatine, eticamente scorrette, praticamente delle piccole Melandri in serie. L'arrivo di Shelley darà una bella shakerata alla situazione e, nonostante delle comprensibili difficoltà iniziali di condividere la stessa lunghezza d'onda, le ragazze dello Zeta club trionferanno affermandosi come le più "In" del campus, riguadagnando la fiducia persa in loro stesse, e Shelley troverà un amore sincero e disinteressato.

Trattasi di commedia stupidella e glamour chic, ovvio quindi che ci si debba aspettare determinate cose e non ci si debba aspettare altre determinate cose. Giusto per chiarire ai Morando Morandini-ini-ini che Michelangelo Leonardo Dante William Ludovico Van Antonioni è quello di quell'altro dvd accanto sullo scaffale, quello tutto tetro, incartapecorito, con le ragnatele. La Coniglietta Di Casa ripropone situazioni già vista ne La Rivincita Delle Bionde e relativo seguito Una Bionda In Carriera (Legally Blonde 1 e 2) - non a caso gli sceneggiatori sono gli stessi - con la bionda svampita e determinata che, pur calata in un contesto ostile fatto di sapientoni/e presuntuosi/e e saccenti che pensano di neutralizzare la Barbie scema a colpi di cultura e cinismo, riesce a ricavarsi il proprio spazio grazie ad una incrollabile determinazione, una ingenuintà che confina tanto con la civetteria sciocca quanto con la purezza d'animo. Alla fine, i "valori" veri sono quelli della Barbie, che crede sinceramente nell'amicizia, nell'amore, nell'altruismo, nella celebrazione del proprio potenziale, in contrapposizione ad un mondo moralmente infingardo, che dietro un rifiuto dell'apparenza e del consumismo cela in realtà una aridità di sentimenti ed un egoismo sfrenato. Nonostante il capello platinato, il wonderbra, l'abbronzatura integrale, eccetera, Shelley fa tenerezza, così come accadeva con il personaggio di Reese Witherspoon in Legally Blonde, il pubblico parteggia per lei, al di là del valore aggiunto della bellezza.

Certo, ci sono dei trucchi che non sfuggono allo spettatore attento. Le iniziali "racchie" del club Zeta sono in realtà strafighe imbruttite (tra queste Emma Stone e Kat Dennings); difficile altrimenti rendere credibile la trasformazione che Shelley mette in atto, plasmando la casa Zeta in una nuova Mansion. Tutto a un tratto fioriscono dei gran davanzali, labbroni giganti, stacchi di cosce chilometriche e chiome cotonate, difficile pensare che sia solo opera di un buon make up e del bustino giusto. Ma chissene...la storia dice che "volere è potere", ok il minimo sindacale della filosofia yankee post adolescenziale, ma il film si segue assai volentieri, diverte, strappa qualche risata, e si ammirano delle belle figliole. Ovvio che una vera Shelley, nel mondo reale, non si fidanzerebbe mai con un Colin Hanks anonimo, bruttarello e nerd, ma La Coniglietta Di Casa è un simbolo del bene e del cuore giusto, e così sia. Menzione d'onore per Beverly D'Angelo, eroina di origini italiane del cinema comico (e non solo) americano degli '80s (qualcuno se la ricorda, moglie di Chevy Chase nella saga dei National Lampoon's?). Adoro la cara zia Beverly, che si è pure conservata discretamente, non so se con o senza apporti chirurgici. Qui è la direttrice stronzissima del club Phi Iota Mu, metravigliosa!

Trailer ufficiale

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