La Bonne

La Bonne
La Bonne

Nel 1986 Salvatore Samperi firma La Bonne, con libera ispirazione tratta "da Les Bonnes" di Genet (ma sarà poi vero?). Leggete in giro, critiche intelligenti, un po' meno intelligenti, cartacee, internettare, tutte abbastanza concordi nel sentenziare che il film non è un granché, per qualcuno è proprio pessimo; e giù di vizi e difetti, dalle attrici inespressive, al patinato samperiano e/o all'erotismo "alla veneta" (lo dice il Morandini, cosa sia poi esattamente...). Volete un altro parere? Se proprio insistete, eccolo: La Bonne a me è piaciuto e anche discretamente. Samperi ha gusto nella rappresentazione, il film non è "patinato" ma elegante nei modi, raffinato nelle scenografie, ha tempi lenti ma mai noiosi, una gran bella fotografia (splendide le luci della città durante i titoli iniziali), situazioni e dialoghi a volte sono improbabili ma mai stupidi (come spesso accade negli erotici). Teniamo conto che per Morandini il massimo esempio di erotismo d'autore è Lezioni di Piano. Perché è cerebrale (la commozione che provoca, intendo....) Se d'altro canto volete qualcosa di più spinto resterete ugualmente delusi. La Bonne non lo è e non vuole esserlo. Eccitazione e morbosità caratterizzano le situazioni sessuali del film. Le due protagoniste, Florence Guérin e Katrine Michelsen, sono notevoli, un po' inespressive, è vero, ma questo alla fine concorre con complicità alla buona resa della pellicola, c'è un senso di distacco e freddezza che acuisce la pruriginosità un po' "psicanalitica" dei rapporti ludico-saffici delle protagoniste.

La trama è questa qui: Vicenza 1956, Anna (Guérin) è la bella moglie dell’avvocato Giacomo, impegnatissimo anche in politica locale nel Consiglio comunale. Vive tutto il giorno in casa, facendo praticamente da badante alla suocera. Angela (Michelsen) è la colf smaliziata che per vincere la monotonia delle giornate di provincia inizia Anna a delle confidenze che presto sfociano in giochi erotici sempre più perversi, anche quando Angela le propone un ménage à trois col farmacista Mario. Il film pare sia stato vittima di sforbiciate censorie impietose, i momenti di erotismo però rimangono intensi e coinvolgenti, in particolar modo l'incontro tra la Michelsen e il suo giovane amante soldato nella soffitta in penombra, separati da una rete con un piccolo buchetto. Non è difficile immaginare quali siano gli incastri. Da segnalare anche che Samperi non gira metri di pellicola solo col pretesto di arrivare al siparietto erotomane, ma crea alle spalle delle protagoniste un'ambientazione con un suo perché, accogliendo in sceneggiatura eventi storici del dopoguerra veneto e dando tridimensionalità anche ai personaggi di contorno, che effettivamente arricchiscono la vicenda. Quando è finito mi è dispiaciuto, avrei voluto proseguisse ancora e questo per me significa che il film era valido e che mi ero appassionato. Non appassionarsi con la Guérin poi sarebbe strambo forte.

Trailer ufficiale

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