La Befana Vien Di Notte

La Befana Vien Di Notte
La Befana Vien Di Notte

Michele Soavi, bandiera del nostro cinema di genere, non tornava sulla sedia di regista dal 2008 quando diresse l'adattamento del romanzo Il Sangue Dei Vinti di Pansa; 10 anni dopo si incarica di dirigere un film sulla befana con Paola Cortellesi come protagonista, ovvero befana. Uno strano film per Soavi, apparentemente fuori dalle sue corde; ok, il "fantastico" di una creatura come la befana, ma si tratta di un fantastico totalmente piegato alla tradizione del Natale, dei bambini, del nazional popolare, del botteghino, del "vogliamoci bene". Certo, Soavi poteva metterci del proprio e indirizzarlo magari altrove, verso atmosfere più cupe, oscure e misteriose, invece sceglie il rispetto ortodosso della tradizione, o comunque questo gli è stato commissionato e lui, da professionista, ha eseguito. Sta di fatto che per credere che la mano dietro il film sia la sua bisogna proprio leggerne il nome sulla locandina altrimenti si stenterebbe a crederlo. La Befana Vien Di Notte lo avrebbe potuto dirigere un Riccardo Milani o un Fausto Brizzi qualsiasi, nessuno avrebbe notato la differenza, la firma del regista non c'è. 95 minuti totalmente asserviti ad esigenze meramente commerciali e alle sue regole non scritte, per di più con una sceneggiatura brutta e sciatta, una Cortellesi sprecata, un cast modesto e degli effetti speciali non entusiasmanti (ottimi per il palato cinefilo italiano, assai poco esigente da questo punto di vista, ma modesti per l'estero).

La Befana Vien Di Notte è proprio mediocre, ha dei bambini antipaticissimi che si esprimono con dialoghi pensati da adulti che fanno finta di essere bambini, ma proferiscono vocaboli come "coccige", "rapace", "secondo i miei calcoli"... per poi stemperare di tanto in tanto con un "porca vacca" che ti riporta alla normalità. Ci sono evidenti errori di raccordo e di montaggio, ad esempio Sveva (Cloe Romagnoli) che indossa uno zainetto le cui bretelle cambiano continuamente posizione nel campo e controcampo. C'è Stefano Fresi che è il villain della situazione, ridotto a una specie di cattivo da cartone animato, qualcosa che incrocia Babbo Natale, Sonic, il circo e i pirati, francamente imbarazzante. I suoi sgherri hanno il cappellino con la visiera di 2 metri, i pistoloni sono enormi, le risate enfatiche e roboanti. In questo film poi tutti capiscono tutto immediatamente, i bambini capiscono subito che in realtà la loro maestra è la befana, il fidanzato della befana lo capisce semplicemente introducendosi nel suo antro e osservando un quadro ed una foto (che in alcun modo rimandano alla sua vera identità). Processi logici immediati che saltano ogni passaggio consequenziale per arrivare immediatamente alla verità. Cose che assolutamente non tornano, ad esempio il modo in cui i bambini escono dalla pressa mortale nella quale erano stati confinati da Giovanni Calcagno, altro cattivo al servizio di Fresi, che vive in una specie di baita nel bosco dove per l'appunto ha copertine in quantità industriale dell'esatto numero dei ragazzini. In quel bosco poi i nostri "goonies" ci arrivano scoprendo che in realtà è un cimitero, ma attenzione, il luogo è disseminato di lapidi, loro ci stanno in mezzo, ma finché la macchina da presa non allarga il campo, e quindi anche lo spettatore se ne rende conto, neppure i ragazzini lo intuiscono.

Insomma, passerete più tempo a chiedervi perché succede o non succede qualcosa che a gustarvi il film, che di per sé ha una storiella sciocchina e mal svolta. Stavolta la Cortellesi non ce la fa a risollevare le sorti di un'operazione nata male e condotta peggio. Quando si arriva in fondo è una liberazione. Per altro - SPOILER: vediamo lei e Fresi precipitare da un crepaccio che non lascerebbe scampo a nessuno e nella scena immediatamente dopo la Cortellesi si aggira per il paese come nulla fosse e di Fresi sentiamo echeggiare l'urlo disperato in fondo al crepaccio; nessuna spiegazione su come si sarebbero salvati, evidentemente lei è semplicemente immortale perché è la befana e lui è Wile Coyote che quando cade per centinaia di metri ha il cerchietto alla testa con i passerotti e stop. Mi è perfettamente chiaro che si tratta di una produzione rivolta ai bambini, i quali magari non si pongono troppe domande, ma un conto sono i bambini altro conto i cerebrolesi, e comunque i bambini vengono portati in sala da genitori, zii e parenti adulti, che devono pur resistere un'ora e mezzo davanti allo schermo, e con un film del genere la tentazione di abbandonare la prole dopo una ventina di minuti ti assale forte. Esiste un sequel girato da Paola Randi, con la Bellucci, Haber, De Luigi e Corrado Guzzanti, che tecnicamente sarebbe un prequel... ora devo solo trovare il coraggio di vederlo.

Trailer ufficiale

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