Jurassic World – Il Dominio

Jurassic World – Il Dominio
Jurassic World – Il Dominio

Sesto capitolo dei dinosauri partoriti dal Parco Giurassico di spielberghiana memoria, terzo del reboot della saga ripartita con Jurassic World nel 2015. Da allora è stata una escalation, nello scorso film (Il Regno Distrutto, 2018) ci eravamo lasciati con il pianeta invaso dai dinosauri a causa della hybris umana, come sarebbe stato il mondo ora che dinosauri e esseri umani avrebbero dovuto forzatamente convivere? Ne abbiamo un assaggio subito all'inizio, con orde di creature che naturalmente devastano ed uccidono. Il futuro pare al tramonto, gli uomini sembrano rassegnati ad un conto alla rovescia inesorabile che presto li porterà alla distruzione e all'estinzione. Owen Grady (Chris Pratt) e Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) vivono da qualche parte nel nulla, provincia estrema degli Stati Uniti per tenere Maisie Lockwood (Isabella Sermon) il più possibile lontana da minacce e pericoli. Se si è completamente a digiuno dei precedenti capitoli si può fare un po' fatica a seguire la trama di Il Dominio perché è un full-in immediato e con parecchi richiami alle sceneggiature passate. Lo è tal punto che tornano i personaggi della prima trilogia e ogni 3x2 viene citato un fotogramma o una linea di dialogo iconica degli altri film. C'è di nuovo la scena della macchina ribaltata dietro cui dei poveri cristi si nascondono dal bestione, c'è il dinosauro che passa col faccione dietro un cerchio (ricreando così il logo del film), ci sono Chris Pratt e Sam Neil che all'unisono guardando verso l'alto intimano ai compagni di sventure di "stare indietro" al sopraggiungere dell'ennesimo dinosauro. Eccetera eccetera.

Jurassic World - Il Dominio è un po' fan friendly, è una confortevole coperta di lana con la quale avvolgersi e lisciare il pelo alla comunità giurassica, dando loro tutto ciò che avrebbero voluto (o perlomeno questa è l'idea di chi ha prodotto e girato il film). Accanto a questo deja-vu continuo c'è un frenetico citazionismo di altri film, o perlomeno di altri contesti ed ambientazioni. A tratti il film rimanda a Lo Squalo (con le pinne che fuoriescono minacciose dall'acqua o con le creature che ronzano intorno ai malcapitati sopra uno strato di ghiaccio che naturalmente si frantumerà), poi agli action spionistici, dal franchise di 007 a quelli di Jason Bourne e Mission Impossibile, con tanto di location urbana europea per spezzare un po' il ritmo della cornice yankee (tutta la parte degli inseguimenti a Malta), poi c'è pure un po' di Alien e nemmeno manca la citazione di Shining, col dinosauro che sfonda una porta e si affaccia assatanato tra le assi divelte alla Jack Nicholson. Insomma, sembra un divertissement lungo due ore e mezzo, un costosissimo divertissement (165 milioni di dollari, ma ne ha già incassati sei volte tanto) pieno di adrenalina e computer grafica dall'inizio alla fine, sebbene siano comunque stati usati ben 18 dinosauri animatronici di varia stazza e dimensioni. Sinceramente il troppo stroppia e Il Dominio è davvero troppo, a tal punto che certe scene per quanto sono esagerate ed improbabili rompono la sospensione dell'incredulità. Un attimo, stai guardando un film sui dinosauri, la verosimiglianza se n'è andata a quel paese sin dal primo minuto; d'accordo, vero, ma fino ad un certo punto ci arrivi, ci credi, ci stai, poi il regista (Colin Treverrow, quello del primo Jurassic World, anche produttore assieme a Spielberg) forza talmente la mano, esagera talmente, sboroneggia a tal punto che davvero non gli si può star dietro. Anche meno. James Bond, Ripley, Jason Bourne, Indiana Jones tutti contemporaneamente diventa bulimia. Se sostituissimo i dinosauri con degli zombie otterremmo lo stesso identico film e infatti lo hanno già fatto, World War Z (2013).

Non funziona granché il villain (Campbell Scott), pure quello davvero uscito da un Bond Movie del periodo Pearce Brosnan (assomiglia persino fisicamente al Jonathan Pryce de Il Domani Non Muore Mai), quei cattivi sociopatici con evidenti problemi comportamentali e psichiatrici, tic, faccine, mossette, ma una totale inconsistenza intellettuale. Cattivi di scarsissima caratura, poco affascinanti, poco magnetici, quasi degli impiegatini del Male. Pratt è un supereroe che "con la sola imposizione delle mani" (cit.) abbatterebbe pianeti, Bryce Dallas Howard è di una bellezza ottundente e lo è ininterrottamente, che cada giù da un aereo, che corra a perdifiato sui tetti di Malta, che nuoti negli acquitrini delle giungle, che salti per aria tra un'esplosione e l'altra o venga aggredita da un dinosauro che le muggisce a trenta centimetri dalla faccia. Bellissima, ma molto hollywoodiana. Diverse battute sono sbruffone o danno per scontato troppo, una sequela di frasi scolpite nel marmo che dovrebbero aggiungere epicità al film ma portano con sé anche qualche imbarazzo. Si ha per le mani un gigantesco giocattolo fracassone, roboante, fiammeggiante; per divertire diverte ma allo stesso tempo non ti coinvolge mai veramente, l'aspetto umano, la profondità mancano del tutto (e dire che la vicenda di Maisie Lockwood avrebbe sufficienti risvolti drammatici). Il Dominio è una di quelle bellissime donne che staresti ore a guardare per quanto ti riempiono gli occhi ma che alla prima conversazione ti lascerebbero un vuoto dentro incolmabile, soprattutto per le aspettative generate da tanta magnificenza. Il finale cerca di essere conciliante, ponendosi come conclusione tanto della nuova trilogia quanto dell'intera saga, sottolineando fortemente il tasto della necessità di convivere ed integrarsi per sopravvivere, come è sempre stato da che la vita è comparsa sulla Terra, in ogni sua forma, animale e vegetale. Che questa sia la pietra tombale sul franchise non ci crede nessuno, soprattutto visti gli incassi. Il prossimo... nello spazio?

Trailer ufficiale

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