Johnny Il Bello

Johnny Il Bello
Johnny Il Bello

Se oggi si facesse un remake di Johnny il Bello Mickey Rourke potrebbe tranquillamente continuare ad essere il protagonista, ora come allora, e stavolta la Produzione risparmierebbe perlomeno il make up tra le voci di budget; tutta la prima parte del film, quella con Johnny deforme, Rourke la potrebbe fare "nature", senza un filo di gomma in faccia (oltre quella che già ha, intendo). Scherzi a parte, fa abbastanza effetto vedere "quel" Mickey Rourke, perché nel 1983 il Mickey vero era quello post operazione di ricostruzione facciale, oggi è decisamente più somigliante a quello deturpato della prima metà di film.

Dirige Walter Hill, a partire dal romanzo The Three Worlds of Johnny Handsome di John Godey; la storia è quella dell'illusorio viaggio dalla dannazione alla speranza di John Sedley, un disgraziato nato deforme per un'anomalia genetica, probabilmente derivante dalla condizione di tossicomane della madre, morta per altro quando John aveva 13 anni e risiedeva stabilmente in orfanotrofio, senza aver mai conosciuto il padre. Chiaro che con un'infanzia così, John diventi un criminale da strada. Per via della sua orrendevolezza viene cinicamente soprannominato Johnny il Bello e deriso costantemente. Mickey Chalmette (Scott Wilson) lo prende sotto la sua ala, lo coccola e ne diventa un amico fraterno. All'ennesimo colpo organizzato insieme ai danni di un negozio di numismatica, Mickey viene freddato dai complici, Ellen Barkin e Lance Henriksen, due spietati dediti al sangue facile e al tradimento. Pure Johnny doveva morire ma se la cava miracolosamente. Sconta i suoi anni di galera (dove subisce pure un accoltellamento), ma poi viene selezionato per un programma sperimentale di chirurgia ricostruttiva. Il dottor Fisher (Forest Whitaker) dona a Johnny un nuovo volto, una nuova identità (Johnny Mitchell, ex veterano pluridecorato), la possibilità di un nuovo inizio. Johnny diventa così un operaio, e si approccia timidamente ad un'impiegata amministrativa della ditta presso cui lavora (Elizabeth McGovern). Il poliziotto (Morgan Freeman) che indagò sulla rapina in cui Mickey morì è però sempre alle calcagna di Johnny, non gli dà tregua e sembra quasi spingerlo ossessivamente a compiere il suo destino. Il richiamo della vendetta è ineludibile per Johnny, che va alla ricerca dei due vecchi complici, li attira in un nuovo colpo da 5 milioni di dollari, fino alla resa dei conti finale... - SPOILER: che assumerà i toni della tragedia shakespeariana, con l'ecatombe di tutti, la dolce Elizabeth McGovern a piangere il suo Johnny, e Morgan Freeman, deus ex machina della strage, che lascia sornione la scena.

Johnny Handsome è un film cupo, malinconico e noir, disagevole da digerire per la sua estrema amarezza di fondo. Walter Hill dà il sapore dell'epopea tragica a questa storia, che naturalmente non può non rievocare altri freaks celebri della storia cinematografica, a partire da Elephant Man e che, per qualche motivo, mi ha fatto pensare anche David Cronenberg, forse per via della martoriazione estrema del corpo. Rourke dà il meglio di sé, senza esagerare, risultando intenso, credibile, vero (una scena per tutte, quando Johnny vede per la prima volta allo specchio la sua nuova faccia). E ottimo tutto il cast di comprimari, la Barkin e Henriksen sono davvero perfidi e viscidi, così come la McGovern è una fatina dolce e rassicurante. Più sornione il personaggio di Freeman, ambiguo nel suo modo di comportarsi a indurre Johnny a non cedere alle lusinghe di una nuova vita lontana dal crimine, suo habitat naturale. Il contesto nel quale si muove Johnny e freddo, distaccato, disinteressato, l'America di fine anni '80, la fine del sogno edonista e la concretezza del disagio per le strade, della crescente povertà e dell'individualismo elevato a filosofia di vita. Johnny Sedley è un maledetto, un perdente, uno sconfitto ancor prima di nascere, un condannato al quale viene negata anche la possibilità di redimersi, tuttavia la dignità e la generosità del personaggio non vengono mai meno, e per lo spettatore è impossibile non empatizzare con lui. Musiche rockeggianti molto appropriate di Ry Cooder, fotografia di Matthew F. Leonetti, quello del magnifico Poltergeist.

Trailer ufficiale

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